|
|
||
La teoria della 'grande sostituzione' in versione palestinese
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
L’Autorità Palestinese e i suoi alleati nel mondo, giunti alla conclusione che l'odiata “entità sionista” non poteva essere sconfitta militarmente, si sono impegnati a cancellare ogni traccia della presenza ebraica in Terra d'Israele a beneficio di un'immaginaria “Palestina storica”. La parola Palestina non compare nei Vangeli? Il Corano non menziona mai Gerusalemme e neppure la parola Palestina? Non importa. Stanno facendo salti mortali pur di convincere il mondo che gli israeliani cercano di usurpare i luoghi santi palestinesi – dalla Spianata del Tempio, ridefinita come la Spianata delle Moschee, alla Tomba dei Patriarchi a Hebron. Con la strana complicità di alcuni Paesi europei - tra cui la Francia, purtroppo - l'UNESCO, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, ha adottato una serie incredibile di risoluzioni in tal senso, negando ogni legame, in particolare tra ebrei e l'ebraismo e il monte Moriah, sede del Tempio di Salomone eretto sul luogo del sacrificio di Abramo. Distrutto dagli eserciti di Nabucodonosor nel 586, fu ricostruito dopo il ritorno dall'esilio in Babilonia; Erode il Grande ne fece una magnifica struttura, che dominava l'immensa spianata che costruì sul monte e che cinse con un monumentale muro di contenimento. La parte occidentale di questo muro, noto come muro del pianto, è ancora visibile oggi. Secondo il racconto dei Vangeli, è in questo tempio che Gesù di Nazareth fu circonciso e che celebrò il suo Bar Mitzvah; e fu lì che ritornò per compiere il suo destino. Gli eserciti di Tito distrussero il maestoso monumento. Sei secoli più tardi il califfo Omar, entrò in Gerusalemme conquistandola, costruì la “Cupola della Roccia” sul sito del Tempio distrutto. Una nuova religione, l'Islam, aveva adottato il racconto biblico con alcune modifiche. Abramo aveva voluto sacrificare Ismaele e non Isacco; Davide, Salomone e Gesù erano diventati dei profeti dell'Islam. Una versione che l'UNESCO ha preferito alla realtà storica documentata nei testi e nelle pietre. Oggi i palestinesi, armati del sostegno di questa “rispettabile” organizzazione, proclamano a gran voce che il Tempio non è mai esistito e che ovviamente gli ebrei non hanno diritti sulla “Spianata delle moschee”, che non dovrebbero contaminare con “i loro piedi sporchi” come dice Abu Mazen. Rimaneva solo un piccolo problema: che i cristiani, loro, continuano a rivendicare Gesù di Nazareth, i suoi discepoli e la sua storia, comprese quelle famose visite a un tempio di cui la narrativa palestinese nega l'esistenza. La soluzione? Fare di Gesù un palestinese, o meglio, secondo Yasser Arafat, farne il primo martire palestinese. Ma l'ultima parola spetta a Muhammad Ahmad Hussein, il Gran Mufti di Gerusalemme: “Non c'è mai stato un tempio ebraico sul monte e su questo sito c'era già una moschea fin dalla creazione del mondo.” L’ha dichiarato nel 2016. Quanto a Gesù: “Fu in Palestina che mosse i suoi primi passi e fu su questa terra che insegnò l'Islam.” E l’Occidente permette la diffusione di questa inverosimile narrativa, che avvelena le menti dei giovani palestinesi e che compromette qualsiasi speranza di pace.
|