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Informazione Corretta Rassegna Stampa
27.12.2021 Il progetto del governo israeliano a favore dei palestinesi ha ostacoli insormontabili
Analisi di Antonio Donno

Testata: Informazione Corretta
Data: 27 dicembre 2021
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: «Il progetto del governo israeliano a favore dei palestinesi ha ostacoli insormontabili»
Il progetto del governo israeliano a favore dei palestinesi ha ostacoli insormontabili
Analisi di Antonio Donno

Il ministro degli Esteri Lapid:
Yair Lapid, ministro degli Esteri israeliano

L’intervista rilasciata dal Ministro degli Esteri israeliano, Yair Lapid, a Sharon Nizza, apparsa il 24 scorso su “la Repubblica”, contiene alcune notizie interessanti sui progetti di Israele nei confronti dei suoi vicini palestinesi. La considerazione centrale di Lapid è che il conflitto israelo-palestinese è definitivamente chiuso e che Israele si adopererà per migliorare la vita dei palestinesi di Cisgiordania e di Gaza sulla base del programma “economia in cambio di sicurezza”. Si tratta di un programma ambizioso e generoso, ma, a ben vedere, privo di fondamento politico, perché è proprio la controparte a costituire la difficoltà maggiore da superare.

La Cisgiordania è in una fase di profonda incertezza politica, perché l’Autorità Nazionale Palestinese non è più in grado di governare per il semplice motivo che non ha più idee in proposito. Lo slogan “una terra per due Stati” è così logoro che nessuno più a livello internazionale gli dà più credito, se non nelle dichiarazioni ufficiali, come ha fatto Draghi di recente. La prospettiva più realistica per la Cisgiordania, invece, è quella che si sta facendo strada lentamente ma inesorabilmente: la presenza dell’Iran. Esso conta già numerosi riferimenti in parti significative della popolazione, cosicché, se si dovesse andare a elezioni vere, Hamas, cioè l’Iran, potrebbe avere la maggioranza. Per questo motivo, Abu Mazen ha sempre rinviato questo momento decisivo, consapevole del risultato disastroso che ne deriverebbe. Ma questo momento non potrà essere rinviato all’infinito; anzi, più lo si rinvia, più forte sarà il successo dell’opposizione capeggiata da Hamas.

Ecco perché la considerazione di Lapid che il conflitto israelo-palestinese non ha più senso, è da prendere con le molle. Se Hamas e i suoi sostenitori in Cisgiordania dovessero vincere eventuali elezioni, il conflitto tra Israele e palestinesi, questa volta guidati da Hamas-Iran, si riaccenderebbe con una violenza superiore rispetto al passato. Solo nel caso in cui il programma israeliano di miglioramento delle condizioni di vita dei palestinesi di Cisgiordania dovesse avviarsi e raggiungere obiettivi concreti, allora l’elettorato palestinese potrebbe spostarsi su posizioni politiche moderate contrarie ad Hamas. Ma il problema cruciale sono i tempi, tutti a favore di Hamas. Il programma del governo israeliano è ambizioso, ma alle spalle di ogni progetto di soluzione del conflitto israelo-palestinese v’è Hamas e i suoi scherani. Anche la posizione della minoranza araba all’interno di Israele è un punto dolente nel progetto del governo israeliano. I fatti di maggio hanno lasciato un segno tra i palestinesi di Israele, una parte dei quali hanno recepito il messaggio di Hamas da Gaza e hanno dato vita a violenze in molte città e villaggi di Israele. Anche in questo caso, i progetti migliorativi delle condizioni di quella minoranza avranno la possibilità di realizzarsi prima che un’eventuale scoppio di violenza organizzato da Hamas richiami alla rivolta gli insorti di maggio ed eventualmente altri? Il richiamo di Lapid agli Accordi di Abramo e ai suoi già presenti benefici non può avere lo stesso impatto in una situazione, quale quella dei palestinesi di Cisgiordania, che ha alle spalle decenni di conflitti che hanno lasciato una profonda inimicizia tra le due parti. I tempi dell’eventuale applicazione degli Accordi di Abramo alla situazione palestinese sarebbero ben più lunghi rispetto ad una riedizione del conflitto innescato da Hamas-Iran.

Se questa è la realtà della situazione dei rapporti israelo-palestinesi in Cisgiordania, ben più complesso è il problema di Gaza, la cui popolazione sarebbe, allo stesso mondo, oggetto del programma di aiuti sostanziali da parte del governo israeliano, come riferisce Lapid nella sua intervista. Per quale motivo Hamas-Iran dovrebbero accettare l’intromissione di Israele nella realtà sociale degli abitanti di Gaza con un progetto di miglioramento delle loro condizioni di vita se tutto questo potrebbe scalzare la loro leadership anche a motivo di una rivolta popolare contro la dittatura dei terroristi di Hamas? Nel caso di Gaza, il programma di Gerusalemme è di ancora più difficile attuazione. Lapid prospetta un progetto certamente ambizioso, positivo, ricco di speranze per le due parti, che si scontra, però, con una situazione politicamente incancrenita sul lato palestinese, dove le forze della violenza terroristica hanno le redini del comando.

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Antonio Donno

takinut3@gmail.com

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