Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 23/12/2021, a pag. 2, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo " 'Fascista e islamofobo'. Così il professore viene sospeso dall'università".
Giulio Meotti
Klaus Kinzler
Roma. West Yorkshire, Inghilterra. Manifestanti davanti ai cancelli della Batley Grammar School. Un insegnante, reo di aver mostrato in classe una vignetta di Charlie Hebdo, viene portato in un "luogo sicuro" e posto sotto protezione. "Dateci la sua testa", urlano gli islamisti. La testa di un altro professore francese è stata appena servita su un piatto a chi lo accusava di "islamofobia". Klaus Kinzler, accademico a Sciences Po a Grenoble, è stato sospeso dall'insegnamento. A febbraio, Kinzler ha visto il suo nome e il suo volto sui muri di Sciences Po e sui social, definito "islamofobo" e "fascista", ed è finito sotto scorta. Fra le accuse, quella di "ricordare le origini cristiane della Francia".
"Avevo contestato la settimana dell'uguaglianza `Razzismo, antisemitismo e islamofobia', la messa sullo stesso piano dei tre concetti", aveva raccontato Kinzler al Point. Laurent Wauquiez, presidente della regione Auvergne Rhône-Alpes ed ex leader del partito repubblicano, ha bloccato un sussidio di 100 mila euro all'ateneo, affermando che "una minoranza ha imposto il terrore".
François Jolivet, deputato del partito République en Marche di Emmanuel Macron, ha chiesto che Sciences Po sia posto sotto la diretta supervisione statale perché "è caduto preda di un settarismo". Kinzler aveva rifiutato l'uso ideologico della parola "islamofobia" che viene fatto dai difensori dell'islam politico e denunciato la porosità tra la sinistra intellettuale e l'islamismo. "C'è un'atmosfera di terrore. Voglio lottare per la diversità delle idee, anche se sempre di più, quando guidi questa lotta, sei criminalizzato". Quaranta personalità, fra cui Pascal Bruckner, sul Figaro di ieri si sono rivolte al governo: "Il procedimento contro il nostro collega Klaus Kinzler dimostra, se fosse necessario, che la libertà di espressione è in pericolo nel nostro paese". Che il clima nelle università francesi fosse pesante lo si era già capito quindici anni fa, quando uscì il libro "Aristotele a Mont-Saint-Michel", dove lo storico Sylvain Gouguenheim, ordinario alla Normale di Lione, aveva spiegato che l'eredità greca nel Medioevo fu trasmessa all'Europa occidentale da Costantinopoli, riducendo il ruolo intermediario del mondo islamico.
"La cultura greca non tornò all'occidente solo grazie all'islam: a salvare dall'oblio i filosofi antichi sarebbe stato innanzitutto il lavoro dei cristiani d'oriente, caduti sotto dominio musulmano, e dunque arabizzati", si leggeva. Iniziarono a circolare petizioni contro Gouguenheim. Un primo appello di trenta accademici è uscito sul Monde, poi un altro firmato da duecento professori dall'École normale supérieure. Infine, un testo su Libération, in cui si accusa Gouguenheim di "razzismo culturale". "Uno storico al servizio dell'islamofobia", ha titolato il Monde Diplomatique. Anche Steven Greer dell'Università di Bristol è stato messo sotto inchiesta per cinque mesi, fino a che l'ateneo non ha cancellato il suo corso dopo le accuse di "islamofobia". La Società islamica dell'università aveva raccolto migliaia di firme contro di lui. I suoi critici hanno affermato che, in una conferenza, Greer aveva citato l'attacco alla redazione di Charlie Hebdo. Il professor Greer aveva criticato anche il trattamento delle donne e dei cristiani sotto la sharia. "E' stato spaventoso", ha detto Greer. "Per non correre rischi, io e mia moglie siamo fuggiti di casa per stare in un posto più sicuro. Le minoranze sono sempre più intente a dettare legge attraverso diffamazioni, intimidazioni e minacce". E l'islam politico ringrazia i tolleranti.
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