IC7 - Il commento di Diego Gabutti
Dal 13 al 18 dicembre 2021
Il privilegio dell'ignorante
Peggio della cancel culture – che aborre l’Occidente, le sue tradizioni e la sua identità, fino a volerlo cancellare dalla lavagna della storia, ma che almeno ne riconosce e ne ammette l’esistenza – è «la pura e semplice ignoranza del passato», come scriveva qualche giorno fa, sul Foglio, Giovanni Belardelli. Per odiare qualcosa o qualcuno al punto di proporsene la soppressione (specie violenta, attraverso roghi di libri e di persone) bisogna sapere di che cosa si tratta e di chi si parla. Per mettere all’indice le opere di William Shakespeare e di Mark Twain, o la beat generation per intero, e persino i discorsi (troppo accomodanti, troppo riformisti) di Martin Luther King, come succede nelle case editrici e nelle università inglesi e americane, occorre che giudici e boia, per motivare ed eseguire la condanna, sappiano qualcosa di Amleto, di Huck Finn e Tom Sawyer, del «be-bop» e del movimento per i diritti civili in America. Idem con Cristoforo Colombo e Abraham Lincoln: per abbatterne le statue bisogna avere almeno consultato le voci relative su Wikipedia.
C’è ancora un rapporto, per quanto disturbato e sempre più vago e delirante, tra cancel culture e culture da cancellare. Ma non c’è nessuna relazione, nemmeno vaga, nemmeno remota, tra il normale orientamento nel tempo e nello spazio di chi ha frequentato con più o meno profitto le scuole elementari e il politico, per di più insegnante universitario, che data all’8 settembre 1943 «l’inizio del boom economico italiano» (non facciamo nomi, ma nomi e cognomi: Giuseppe Conte). Niente in comune nemmeno tra una normale frequentazione di libri, Wikipedia, giornali e la ministra della repubblica (anche qui niente nomi ma nomi e cognomi: Maria Stella Gelmini) convinta che un fascio di neutrini, nel 2011, avesse superato la velocità della luce dopo essere stato sparato «attraverso il tunnel lungo 732 chilometri che congiunge il CERN di Ginevra e il Parco nazionale del Gran Sasso» (non era inesistente solo il tunnel, ma era falso anche che i neutrini, accelerando oltre il lecito, avessero craccato la relatività generale). Qualche anno più tardi il tunnel CERN-Gran Sasso, che aveva fatto ridere il pianeta intero, ricomparve a sorpresa in un sussidiario scolastico (Capire il presente, di Luciana Canali, Mondadori Educational, 21,76 euro, come si legge nell’archivio benemerito di Wired). Un altro tunnel – per opera d’un altro ministro, di cui di nuovo non facciamo il nome: Danilo Toninelli – apparve per magia sotto il Brennero. Alla Francia fu riconosciuta (niente nomi: Gigetto di Maio) una «millenaria tradizione democratica» e repubblicana. E via così: un vasto ignoramus senza rete.
Sapere un’acca della storia, idem della geografia, e ritenere la scienza un’opinione (la sua) è il privilegio dell’ignorante. Costui è una catastrofe ormai consumata, il pasdaràn della cancel culture un pericolo imminente. Ridicolo quanto l’altro è minaccioso, il somaro al potere, arrogante e villano, è l’ennesimo contributo dell’Italietta alla cultura politica della modernità (prima il fascismo, poi le Brigate rosse e il Fattore K, oggi i tunnel e il giornalismo horror, dalla Verità al Fatto quotidiano).
Diego Gabutti