Mirko Molteni

«Una sola mossa sbagliata!», titolava ieri la prima pagina del Tehran Times, giornale iraniano su cui campeggiava una mappa d'Israele punteggiata di bersagli rossi, potenziali obbiettivi di missili. Nell'articolo si legge: «L'intensificarsi delle minacce militari israeliane contro l'Iran suggerisce che il regime sionista abbia dimenticato che la Repubblica islamica è in grado di colpirlo ovunque». Non si sa se la distribuzione degli obbiettivi sia simbolica o corrisponda a piani effettivi, dato che i pallini rossi si notano anche su territori palestinesi e libanesi. La provocazione arriva mentre i negoziati di Vienna sul rientro degli Usa nel patto sul nucleare iraniano Jcpoa, firmato da Obama nel 2015 e denunciato da Trump nei 2018, stanno ristagnando. Gli iraniani arricchiscono uranio sopra i limiti e chiedono la fine delle sanzioni, ma non accettano paletti sul programma di missili a lungo raggio, gestito direttamente dai Guardiani della Rivoluzione. Proprio l'assenza di riferimenti ai missili nel Jcpoa aveva spinto Trump fuori dall'accordo. La stampa d'Israele teme che «Biden si farà abbindolare dagli iraniani» e il governo Bennett ha intensificato l'addestramento dell'aviazione ebraica per bombardare i centri nucleari iraniani in caso di fallimento della diplomazia, impedendo lo sviluppo di armi atomiche. Rilancia l'ayatollah Ali Khamenei: «Minacciano di colpirci militarmente, ma sanno e se non lo sanno devono sapere, che se commettono un errore, distruggeremo Tel Aviv e Haifa».