Delitto di Stato. Cossiga: 'Vi abbiamo venduti'
Commento di Deborah Fait
A destra: Stefano Gaj Tachè e la madre
Negli anni ho spesso scritto di Stefano Gaj Tachè perché quell'attentato vigliacco, organizzato da cinque terroristi palos (lo scrivo come fanno in Francia perché dire palestinesi mi da fastidio visto che non sono mai esistiti quindi sappiate che d'ora in poi li chiamerò palos), agli ordini di Abu Nidal, autore di almeno 20 attentati mortali in Europa. Ogni volta che parlavo con dolore della tragedia alla sinagoga di Roma, qualcuno mi accusava di nominarla troppo spesso; altri, pur essendo italiani, non sapevano niente dell'esistenza del lodo Moro e ridacchiavano con sufficienza quando ne parlavo, come se fossi una povera visionaria. Ebbene, adesso ne riparlano tutti grazie ad alcuni documenti emersi che muovono gravissime accuse al governo italiano dell'epoca. Ricordo le parole di Francesco Cossiga "Vi abbiamo venduti ai terroristi" ma quando lo esternava, altre risate.
Francesco Cossiga
"Ma dai, Cossiga è matto" e lo scrivevano chiaro e tondo su un mio vecchio blog di tanti anni fa. Per anni ci siamo chiesti come mai proprio quel giorno non ci fossero le forze dell'ordine davanti alla sinagoga, fino al giorno prima erano presenti, il 9 ottobre 1982 erano scomparse. Come mai? Eppure era in atto una festa ebraica, era Sheminì Atzeret che si festeggia dopo Rosh haShanà e vede protagonisti i bambini. Il Tempio maggiore di Roma era strapieno di bambini di tutte le età. I terroristi, armati di mitragliette, stavano in agguato senza che nessuno li disturbasse, erano le 11.55, hanno aspettato che gli ebrei, grandi e piccoli, intere famiglie, uscissero dalla sinagoga e hanno incominciato a sparare. Hanno ammazzato Stefano Gaj Tachè di due anni, hanno ferito gravemente il suo fratellino Gavi e altre 37 persone. Racconta Riccardo Pacifici il cui padre fu gravemente ferito e sopravvissuto per miracolo, che quando Daniela Gaj chiese alle istituzioni come mai il nome di suo figlio Stefano non fosse nell'elenco delle vittime del terrorismo ricevette questa indegna risposta:" Noi ricordiamo le vittime italiane». Non so cosa possa aver provato quella povera mamma ma leggendo oggi quella frase io ho provato il desiderio irresistibile di cavare gli occhi alla persona che l'aveva pronunciata.
Gli ebrei dunque non erano considerati italiani, e forse ancora non lo sono nel pensiero comune, e questo lo si può evincere anche leggendo il lodo Moro, famigerato patto segreto tra lo Stato italiano e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) membro dell'OLP di Arafat. "L'Italia garantiva ai palestinesi libertà di passaggio di armi ed esplosivi sul proprio territorio, in cambio i terroristi "garantivano" di non colpire gli italiani". Noi ebrei evidentemente eravamo "altro", Stefano, il fratellino Gavi e gli altri 37 italiani ebrei erano "altro", non solo per i palos di Arafat, sempre acclamato in Italia, amato e riverito come un santo, come un eroe, ma anche per il nostro governo. Adesso la verità sta per emergere, a meno che il tutto non venga insabbiato un'altra volta. Io non ho fiducia, infatti, dopo le prime rivelazioni e reazioni, se ne parla già molto meno. Un minimo di giustizia lo ha fatto il presidente Sergio Mattarella che nel 2015, ben 38 anni dopo, ha ricordato le vittime della sinagoga e in modo particolare ha nominato il piccolo Stefano. "non si è fatta ancora luce sul più grave attentato contro gli ebrei fatto in Italia nel dopoguerra". Grazie alla cancellazione del segreto di stato oggi vengono alla luce alcuni particolari che prima potevamo solo supporre. Oggi sappiamo per certo che il SISDE aveva avvisato con ben 16 segnalazioni le forze di polizia e il governo che i terroristi stavano preparando qualcosa di enorme contro obiettivi ebraici in Italia ma nulla fu fatto, anzi, si, qualcosa fu fatto: hanno lasciato il Tempio senza protezione. Gli assassini, guarda un po' che strano, riuscirono a fuggire, esattamente come quelli dell'Achille Lauro. Evidentemente In quel periodo polizia e carabinieri non erano al massimo delle loro prestazioni e il governo italiano era agli ordini di mister Arafat che veniva portato in trionfo ad Assisi, ricevuto in parlamento, dove per un periodo fu anche nascosto per proteggerlo da un mandato di cattura internazionale. Veniva anche ricevuto in Vaticano…eh mica poteva mancare la benedizione del Papa…davanti al quale si è presentato con la pistola alla cintola che qualcuno gli ha tolto proprio all'ultimo minuto. Come sempre gli ebrei furono abbandonati mentre il loro persecutore e assassino aveva gli italiani ai suoi piedi e non solo quelli del governo ma la popolazione tutta: Arafat era considerato un santo liberatore del suo popolo, un novello Garibaldi (parole di Craxi).
Anni bui quelli per l'Italia protettrice del terrorismo palos, anni in cui Dario Fo e Franca Rame portavano il loro odio per Israele sui palchi di mezza Italia, organizzavano Soccorso Rosso per aiutare i terroristi. Daniel Oren, il famoso direttore di orchestra, veniva insultato dai sindacati al grido di "ebrei nazisti e assassini". Era il periodo in cui Rosellina Balbi scriveva su Repubblica "Davide discolpati" mentre in Israele e ovunque nel mondo ammazzavano ebrei. Indimenticabile è la frase di Sandro Pertini, anch'egli osannato dalla sinistra italiana, al quale fu chiesto di non andare ai funerali di Stefano Tachè, rispettando il dolore degli ebrei abbandonati dal governo e lasciati tra le grinfie dei terroristi, "Ma cosa vogliono questi ebrei?". Eccolo là il -presidente partigiano- che io non potevo ascoltare senza che mi venisse la pelle d'oca per il fastidio, eccolo là. Grazie a lui , a Andreotti, a Moro, a Craxi, un bambino di due anni è stato ammazzato nel centro di Roma, perché ebreo, senza che il popolo italiano dicesse una sola parola, voltandosi, indifferente, dall'altra parte. Cosa vogliono questi ebrei? Chiedeva il presidente tutto offeso. Forse solo un po' di umanità, sempre negata, forse un po' di empatia mai ricevuta. Forse solo vivere e non morire a due anni, 30 anni dopo l'assassinio di un milione e mezzo di altri bambini ebrei. Oggi gli ebrei vogliono chiarezza, vogliono fatti e non parole, oggi tutti noi ebrei chiediamo al governo di indagare e all'opinione pubblica di non restare indifferente.
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"