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Informazione Corretta Rassegna Stampa
13.12.2021 I pericoli delle trasmissioni in lingua araba
Analisi di Ben Cohen

Testata: Informazione Corretta
Data: 13 dicembre 2021
Pagina: 1
Autore: Ben Cohen
Titolo: «I pericoli delle trasmissioni in lingua araba»
I pericoli delle trasmissioni in lingua araba
Analisi di Ben Cohen

(traduzione di Yehudit Weisz)


BBC Arabic (إذاعة بي بي سي العربية) diretta - myTuner Radio

E’ stata una settimana assai difficile per la Deutsche Welle (DW), l’emittente pubblica tedesca finanziata dai contribuenti, che si è conclusa con almeno due scandali di antisemitismo che hanno coinvolto il suo canale televisivo in lingua araba e i suoi partner in Medio Oriente. Come la BBC, Voice of America , France24 e canali simili, lo scopo di DW è quello di portare una prospettiva tedesca negli affari internazionali e trasmette in più di 30 lingue. Poiché è finanziata con denaro pubblico tedesco per circa 400 milioni di dollari all'anno, le sue pratiche editoriali sono soggette a regolamentazione legale. I contenuti che promuovono il razzismo palese, l'antisemitismo o qualsiasi altra forma di pregiudizio dovrebbero essere disapprovati. Il reportage di notizie che copre un problema in modo completo ed equo, senza polarizzare il pubblico, è lo standard di base che ci si attende.

Ciò significa, in sostanza, che giornalisti ed editori quando sono al lavoro, non devono lasciarsi influenzare da qualunque opinione forte possano avere. E ciò che DW ha scoperto è che le opinioni forti di alcuni membri del personale di servizio dei media in lingua araba avevano avvelenato i suoi reportage sul conflitto tra Israele e palestinesi e che avevano insozzato l'emittente con la macchia dell'antisemitismo. Era stato un articolo investigativo sul quotidiano Süddeutsche Zeitung ( SZ ) all'inizio di dicembre a rivelare per primo il marciume all'interno del servizio arabo di DW. Molti dei suoi dipendenti e collaboratori avevano fatto commenti ferocemente antisemiti che erano diventati di pubblico dominio, mentre altri avevano persino affiliazioni con organizzazioni antisemite, come il redattore della sezione notizie che in precedenza aveva lavorato come corrispondente per il giornale del Partito Nazional Socialista Siriano (SSNP), un'organizzazione di ispirazione nazista il cui simbolo è una variante della svastica. “Chiunque abbia qualcosa a che fare con gli israeliani è un collaboratore, e ogni recluta nei ranghi del loro esercito è un traditore e deve essere giustiziato”. Il giornalista dietro quel tweet è stato nominato capo dell'ufficio di DW a Beirut nel 2019. “Gli ebrei controllano il cervello delle persone attraverso l'arte, i media e la musica” (questa dichiarazione è arrivata da un altro redattore di DW). La stessa persona si è vantata su Facebook di aver interrotto una conversazione con una donna in un bar dopo aver scoperto che era ebrea, dicendole: “Abbiamo molto contro di te.”

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Tre settimane dopo, in un altro post, in cui esprimeva il suo dolore per la morte di Ernst Zundel, un negazionista della Shoah, lui definiva quest’ultima come “un’invenzione”, la qualcosa, come è noto, è un grave crimine secondo la legge tedesca. Poi c'è stata la ricercatrice di talk-show che aveva detto che avrebbe potuto fare la pace con i terroristi islamici del Daesh se avessero puntato le armi su Israele. “Se lo Stato Islamico si battesse per la liberazione della Palestina, rivedrei il mio giudizio sul gruppo, sui suoi uomini e sui suoi finanziatori”, ha scritto sul quotidiano arabo Rai Alyoum . “E se cacciassero gli israeliani fuori dalla Terra Santa, allora mi unirei ai loro ranghi.” Di fronte alle prove grezze delle opinioni su ebrei e Israele che prevalevano nel suo dipartimento arabo, DW ha commissionato in tutta fretta un'inchiesta esterna sulle affermazioni, promettendo di “agire immediatamente” se si fossero rivelate vere. I due commissari che guidano l'inchiesta, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, ex Ministro della Giustizia federale, e Ahmad Mansour, uno psicologo arabo-israeliano residente a Berlino che lavora con la comunità musulmana su programmi di anti-estremismo, probabilmente formuleranno raccomandazioni su come migliorare il controllo e istruire la redazione. E già i giornalisti del canale TV in lingua araba di DW si sono rivolti in modo anonimo alla Süddeutsche Zeitung, esprimendo il timore che Mansour agirà come un “inquisitore” censurando nel processo “critiche giustificate a Israele.” Ed è questa la domanda chiave da porre in questo contesto: cosa significa in realtà “critica giustificabile” a Israele? Essa è particolarmente pertinente a causa del secondo scandalo di antisemitismo che aveva colpito DW solo pochi giorni dopo che il suo canale in lingua araba era stato additato.

Questa volta si trattava di un canale giordano che ha una partnership formale con DW , la Roya TV con sede ad Amman. E ancora una volta è stata un'organizzazione mediatica esterna a svelare la storia, in questa occasione la versione in lingua tedesca di Vice . Secondo la denuncia di Vice, il social-media feed di Roya TV era disseminato di immagini antisemite e violentemente antisioniste, e inoltre la politica del canale è quella di riferirsi a Israele come “l'occupante” anziché con il suo nome riconosciuto a livello internazionale. Quando queste questioni sono state inizialmente sottoposte a DW , l'emittente ha risposto che i suoi dirigenti non avevano riscontrato alcuna prova che Roya TV fosse antisemita o violentemente anti-israeliana; solo dopo che Vice aveva pubblicato il suo pezzo, DW ha interrotto i collegamenti con Roya ed ha espresso rammarico per non aver colto prima i segnali di pericolo. Ciò che entrambi questi scandali suggeriscono è che, in particolare nell’ambito delle trasmissioni in lingua straniera, la copertura è affidabile e imparziale solo quanto il team che mette insieme il contenuto è disponibile ad esserlo. DW non solo non ha seguito le proprie linee guida per il reclutamento del suo team di giornalisti di lingua araba, ma ha anche dimostrato di non aver nessuna consapevolezza del fatto che i media nel mondo arabo sono in gran parte di propaganda e che gli standard giornalistici della regione sono sostanzialmente inferiori a quelli dei Paesi occidentali. Ma DW non ha neppure capito che l'antisemitismo è dilagante nel mondo arabo, che la negazione della Shoah in particolare è assai diffusa - cosa che dovrebbe riguardare prima di tutto i tedeschi - e che i giornalisti e i reporter non sono immuni dalla sua influenza perniciosa. Deutsche Welle non è l'unica emittente internazionale ad aver macchiato la sua reputazione con il suo canale tv in lingua araba. A settembre, il Jewish Chronicle con sede a Londra aveva pubblicato un'importante denuncia su ciò che succede alla trasmissione in arabo della BBC, in cui i post antisemiti sui social media in lingua araba venivano spesso ripetuti durante le trasmissioni in diretta. Da un lato, poiché l'antisemitismo è un filone visibile e persistente del discorso politico arabo, ciò non sorprende, ma le linee guida editoriali della BBC tecnicamente non considerano come un'opinione legittima e pertinente tweet del tipo “il terrorismo sionista che domina il governo tedesco”, che è uno dei tanti post di questo tipo condivisi dai presentatori della BBC in lingua araba, nella loro copertura della reazione mediorientale agli avvenimenti che coinvolgono Israele e i palestinesi.

Le emittenti nazionali con l'ambizione di sviluppare i propri servizi in lingua araba dovrebbero prestare attenzione a questa esperienza in generale. Non dovrebbero essere reclutati giornalisti con precedenti di violenti attacchi retorici a Israele o frecciate antisemite nei confronti degli ebrei. Devono essere implementate linee guida rigorose per segnalare le versioni di entrambe le parti del conflitto israelo-palestinese. E tutti i membri dello staff devono essere formati su come identificare sia l'antisemitismo che l'antisionismo che prendono di mira il diritto di esistere di Israele, al fine di escludere queste prospettive dalla loro programmazione. La definizione operativa di antisemitismo dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) è fatta su misura per situazioni come queste, quando è necessaria chiarezza sulla questione di cosa costituisca fanatismo e cosa costituisca una “critica giustificata” di Israele. Poiché il governo tedesco, che finanzia DW, è un entusiasta sostenitore della definizione IHRA, forse potrà incoraggiare l'emittente ad accogliere adeguatamente le sue intuizioni.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate

takinut3@gmail.com

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