Bennett negli Emirati: una visita storica nel nuovo Medio Oriente Commento di Francesca Caferri
Testata: La Repubblica Data: 13 dicembre 2021 Pagina: 27 Autore: Francesca Caferri Titolo: «Bennett negli Emirati, una visita storica nel nuovo Medio Oriente»
Riprendiamo daREPUBBLICAdi oggi, 13/12/2021, a pag.27 con il titolo "Bennett negli Emirati, una visita storica nel nuovo Medio Oriente", l'analisi di Francesca Caferri.
A destra: Naftali Bennett
Francesca Caferri
«Una visita storica». I titoli simili di due dei principali giornali israeliani, il Jerusalem Post e Haaretz , non lasciano spazio ai dubbi sull’importanza della visita che il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha iniziato ieri negli Emirati Arabi Uniti. Il viaggio è la prima volta di un premier israeliano nel Paese e arriva a un anno dalla firma degli Accordi di Abramo che hanno segnato l’inizio del disgelo fra Israele e una serie di nazioni arabe: gli Emirati ma anche Bahrein, Sudan e Marocco. Bennett incontrerà oggi Mohammed bin Zayed, il principe ereditario che guida il Paese. Al centro dei colloqui, secondo quanto dichiarato dal premier al decollo da Tel Aviv, il «rafforzamento delle relazioni economiche e commerciali». «In un anno dalla normalizzazione delle nostre relazioni abbiamo già visto lo straordinario potenziale della partnership fra Israele e gli Emirati. Questo è soltanto l’inizio», ha spiegato Bennett ai giornalisti. Ma oltre alle relazioni economiche sull’agenda si impone il tema dell’Iran: i colloqui per il rilancio dell’accordo sul nucleare Jcpoa a Vienna, sono guardati con preoccupazione sia da Israele che dagli Emirati. In particolare Israele non fa mistero della sua avversità nei confronti del tentativo di ripresa e ha chiesto agli Stati Uniti — che dopo l’abbandono del Jcpoa da parte dell’amministrazione Trump non prendono parte direttamente alla trattativa — di abbandonare ogni dialogo con Teheran e di adottare «misure concrete» per fermare l’avanzata iraniana verso il nucleare.
Da parte loro gli Emirati condividono con Israele il timore per il nucleare iraniano, ma restano un partner economico importante per la Repubblica islamica e sarebbero i primi a pagare il prezzo dell’eventuale azione militare che Bennett e il suo ministro della Difesa Benny Gantz continuano a minacciare. Nelle settimane scorse il consigliere emiratino per la Sicurezza nazionale, Tahnoun bin Zayed, si è recato a Teheran, prima visita dopo il raffreddamento delle relazioni diplomatiche seguito alla rottura fra l’Iran e l’Arabia Saudita nel 2016: qui ha incontrato il neo-eletto presidente Ebrahim Raisi, rappresentante dell’ala più dura del regime, in quello che molti hanno visto come un tentativo di convincere il nuovo governo di Teheran a tenere una posizione più morbida sul dossier nucleare. Al di là della questione iraniana, la visita di oggi è la dimostrazione visiva di quello che pochi giorni fa in un lungo articolo Haaretz definiva «il nuovo Medio Oriente che si sta delineando». L’ultimo anno ha visto infatti la sigla di una serie di patti economici e strategici che prima della firma dei Patti di Abramo sarebbero stati inimmaginabili: dagli scambi diretti in campo economico, culturale e tecnologico fra Israele e gli Emirati. Agli accordi regionali come quello siglato a fine novembre per gli scambi di energia solare e di acqua fra Israele e la Giordania. Israele fornirà alla Giordania il 25% del suo fabbisogno di acqua. In un’intesa separata ma parallela, il regno hashemita produrrà l’8% delle energie rinnovabili usate in Israele. A mediare e a fornire materiali e tecnologia proprio gli Emirati.
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