Deborah Fait, Angelo Pezzana rispondono ai lettori Il Lodo Moro
Testata: Informazione Corretta Data: 12 dicembre 2021 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait - Angelo Pezzana Titolo: «Il Lodo Moro»
Yasser Arafat, Giulio Andreotti, Bettino Craxi
Gent.ma Sig.ra Fait, E non ne arriveremo mai alla fine. La strage del piccolo Stefano Gaj Taché, la strage di Sigonella e tante altre ancora portano la firma dell'infame Lodo Moro (questi ha già pagato ma a mio avviso a troppo buon mercato), insieme ai vari Craxi, Andreotti e compagnia brutta. Scommetto che anche sull'areo scomparso ad Ustica (quello del 27 giugno 1980) c'era lo zampino di tutta quella gente là! Shalom.
Mario Salvatore Manca di Villahermosa
Gentile Mario,
finalmente qualche giornale italiano ha incominciato a insinuare dei dubbi sulle stragi palestinesi con l'appoggio di governanti italiani. Quando Cossiga diceva "Vi abbiamo traditi" lo facevano passare per pazzo ma era la verità. L'Italia nel periodo del Lodo Moro ha praticamente consegnato gli ebrei italiani nelle mani di Arafat e dei suoi feddayin, uno dei peggiori crimini approvati da un governo. Su informazionecorretta lo abbiamo scritto varie volte senza provocare nessuna indignazione, adesso che lo rivelano anche altri e mi auguro che finalmente qualcuno reagirà. Un cordiale shalom
Chi le scrive è uno degli ultimi socialdemocratici marxisti sionisti presenti in Italia, e forse in Europa. Credo nei valori del Socialismo Democratico, e questi valori mi impongono di difendere la legittimità dello Stato di Israele, sul piano giuridico, storico, etico e politico, e di avversare duramente il fondamentalismo islamico, nazifascista ed antiebraico, al quale appartengono anche Hamas ed in generale la dirigenza arabo-palestinese, il filo-nazista Abu Mazen in primis. Non Le scrivo però per narrare la mia posizione personale, bensì per dirLe, con molta franchezza, che ho trovato il Suo articolo in oggetto di rilevanti errori. Ognuno ovviamente è libero di esprimere la sua opinione su questa dolorosissima tragedia, ma è necessario che i fatti vengano esposti nel modo più oggettivo possibile. Mi spiego meglio. Non esiste alcuna "sentenza internazionale" emessa dalla Magistratura italiana contro il sig. Peleg: a parte il fatto che il nostro ordinamento giuridico non prevede l'istituto della "sentenza internazionale", nel caso di specie si tratta di una misura cautelare personale, e precisamente una ordinanza di custodia cautelare in carcere, della quale il mandato di arresto internazionale è il conseguente ordine di esecuzione, essendo il destinatario all'estero. Ad oggi, in Italia non vi sono né una imputazione, né di conseguenza un rinvio a giudizio e quindi un processo nei confronti del sig. Peleg. Lei parla di insolita celerità da parte dei nostri giudici, ma Le ricordo che nel Codice di Procedura Penale italiano le misure cautelari, sia personali che reali, sono provvedimenti provvisori(ed infatti sono ordinanze, non sentenze) emessi dal giudice, previa istanza del PM, in presenza di "gravi indizi di colpevolezza" per specifici reati espressamente previsti dal Codice, ed in presenza di almeno uno dei tre ulteriori presupposti: pericolo di inquinamento probatorio; pericolo di fuga; pericolo di reiterazione del reato o di uno della stessa indole. È quindi del tutto fisiologico che tali misure siano emesse, allorché il giudice ne ravvisi tutti i presupposti legali, in tempi brevi rispetto all'emergere della notitia criminis, altrimenti non sarebbero appunto "misure cautelari". Lei si stupisce altresì che Eitan sia stato affidato alla zia in tempi molto brevi :ma anche ciò è del tutto normale e direi doveroso: il nostro Codice di Procedura Civile prevede una procedura di urgenza nel caso in cui minori, specie se molto piccoli, restino improvvisamente privi di entrambi gli esercenti la potestà genitoriale: anche in questo caso non esiste alcuna "sentenza" emessa dai giudici italiani, , bensì una ordinanza provvisoria anch'essa di natura cautelare, che affida il piccolo temporaneamente alla zia nelle more che il giudice decida sul merito specifico dell'affido. Ad oggi invece le uniche sentenze, ben tre (Tribunale, Corte di Appello e Corte Suprema), sono state emesse dalla Magistratura israeliana, e sono tutte e tre pienamente concordi nel considerare in toto infondate sul piano giuridico le motivazioni del sig. Peleg :se dobbiamo parlare di celerità, non possiamo che riferirci ai giudici israeliani, non a quelli italiani. Rilevo inoltre che il sig. Peleg ,come evidenziato nel seguente articolo de "Il Riformista": https://www.ilriformista.it/nonno-di-eitan-condannato-per-maltrattamenti-la-denuncia-della-zia-il-bimbo-scampato-al-mottarone-in-israele-247098/ risulta essere stato condannato in Israele per maltrattamenti nei confronti della ex moglie: non mi sembra esattamente questo il profilo di un uomo adatto ad ottenere in affido un bimbo di sei anni, e sicuramente tale evento è stato contemplato dai giudici israeliani nelle loro unanimi decisioni. Aggiungo : non è vero, come Lei sostiene, che sia stata la zia di Eitan a decidere di iscrivere il piccolo in I elementare presso una scuola cattolica gestita dalle suore: sono stati i poveri genitori del piccolo , in sede di pre-iscrizione che, per obbligo di legge, è stata effettuata a gennaio di quest'anno, a scegliere questa scuola, come mi ha confermato l'avv. Cristina Pagni, legale civilista della zia di Eitan; tale circostanza è stata altresì allegata agli atti giudiziari dei procedimenti giurisdizionali civili, sia israeliano (concluso) che italiano ( in corso), per l'affido del piccolo. Io non so se sarebbe preferibile, per l'interesse di Eitan, che il piccolo vivesse in Israele e non in Italia: non lo so, ma sia in Israele che in Italia, entrambi Stati di Diritto, sono i giudici ad avere il compito di decidere in una fattispecie del genere, e sono stati proprio i magistrati israeliani ad emettere una sentenza definitiva, addirittura a firma della Corte Suprema, cioè il massimo organo giurisdizionale di quella Nazione, che ha ordinato l'immediato il ritorno in Italia di Eitan, senza neanche ritenere necessario attendere una sentenza da parte della Magistratura italiana, avendo i nostri giudici, come evidenziato in precedenza, emesso sino ad ora esclusivamente ordinanze provvisorie di natura cautelare, sia in sede civile che penale. Nel supremo interesse del piccolo, mi auguro di cuore che la sua permanenza in Italia sia la scelta migliore. In ogni caso, la nostra Nazione non mi sembra necessariamente un brutto posto dove vivere. Non mi interessa in sé che Eitan viva in Israele o in Italia, mi sta a cuore che viva nel paese dove possa crescere più sereno e più sano, e sono certo che la Corte Suprema Israeliana abbia assunto una determinazione ponderata e circostanziata. La autorizzo a pubblicare questa mia missiva sul sito di Informazione Corretta, inserendo miei nome e cognome ma senza email e cellulare; Le lascio quest'ultimo qualora Lei volesse approfondire telefonicamente con lo scrivente la tematica (sarà mio grande piacere discuterne con Lei).
Un cordiale saluto
Dott. Riccardo Fabio Gioviale
Egregio Avv. Gioviale, nelle prime righe della sua lettera lei si definisce “socialdemocratico e marxista”, con l’aggiunta di “sionista”, se fossi un avvocato potrei porle alcune domande su come riesce a mettere d’accordo l’essere marxista (non era più coerente dire comunista?) e apprezzare due stati di diritto come Italia e Israele, che nulla hanno in comune con tutti quegli stati dove i cittadini più che tali erano sudditi di criminali dittature (marxiste). Si direbbe che lei non abbia mai avuto sentore delle critiche che l’amministrazione della giustizia attira su di sé , fino al punto da doverne rispondere a un prossimo referendum. Non entro in merito invece alle sue critiche, da buon avvocato ne ha sostenute alcune inserendo accanto ai codici “si dice”. Da fiducioso cittadino aspetto il risultato del Referendum per vivere in un paese dove ci sia una Giustizia diversa da quella attuale.