Éric Zemmour, candidato presidenziale
Analisi di Ben Cohen
(traduzione di Yehudit Weisz)
Abbiamo scritto che avremmo seguito con attenzione la candidatura di Zemmour, sarà bene controllare se certe notizie sono vere.
Ecco l'articolo:
Éric Zemmour
Dopo mesi di speculazioni, l'editorialista di estrema destra e opinionista televisivo Éric Zemmour alla fine ha annunciato la sua candidatura alle elezioni presidenziali del prossimo anno in Francia. Delle tante voci che hanno fatto a gara per esprimere la loro disapprovazione nei confronti di Zemmour, forse la più distintiva apparteneva all'unica altra candidata le cui posizioni sono le più vicine alla sua: Marine Le Pen, leader del Raduno Nazionale (RN). La Le Pen è stata sonoramente sconfitta da Emmanuel Macron al secondo turno delle elezioni del 2017, ma è rimasta al timone del partito fondato da suo padre, Jean-Marie Le Pen, noto in precedenza come Fronte Nazionale (FN). L'anziano Le Pen è un irriducibile razzista e antisemita la cui nostalgia per il regime collaborazionista di Vichy durante la Seconda Guerra Mondiale aveva convinto sua figlia che lui fosse un debito irrecuperabile. Con un’azione vicina al parricidio, nel 2015 lo ha espulso dal partito che un tempo era il suo feudo. Da allora, Marine Le Pen si è periodicamente confrontata con i pretendenti al suo trono gelosamente custodito, e Zemmour è l'ultimo di loro. In effetti, lei l’ha detto in una serie di interviste ai media il giorno dopo che Zemmour ha ufficializzato la sua candidatura. “Abbiamo sempre avuto dei concorrenti; oggi c'è Éric Zemmour», ha osservato sprezzante. L'ingresso di Zemmour nella competizione, ha proseguito, è stato un regalo per il Presidente in carica Emmanuel Macron. Avrebbe rubato voti al Raduno Nazionale al primo turno delle elezioni a vantaggio dei partiti di centro e sinistra, si è lamentata. “Perché mai si è candidato?” lei ha chiesto. Commentando il video pubblicato da Zemmour che accompagnava il suo annuncio, è stata sprezzante. "Lui è un cronista del presente, ma la politica riguarda la progettazione del mondo di domani", ha affermato Le Pen. Il video che illustra la visione di Zemmour per la Francia è un esercizio di nostalgia non troppo sofisticato. Immagini digitali sgranate e pixelate dell’attualità in Francia: poliziotti che combattono contro manifestanti, spacciatori di droga per le strade, chiese in demolizione, immigrati ovunque... si contrappongono alle riprese del cinegiornale di un passato romantico e aerografato. In una settimana in cui la leggendaria interprete e combattente della resistenza francese Josephine Baker, una donna afroamericana nata a St. Louis, ha ricevuto l'ultimo onore di una sepoltura nel Pantheon di Parigi, il video di Zemmour ha mostrato un cast molto più prevedibile di eroi francesi. Tra loro c'erano Giovanna d'Arco, Luigi XIV, Napoleone e Charles de Gaulle. Louis Pasteur, Victor Hugo e René Descartes sono tutti presenti. Brigitte Bardot, Charles Aznavour e l’artista rock francese, Johnny Hallyday, erano nell’elenco per quanto riguarda i contemporanei. La cosa piuttosto strana è che questo flusso di immagini, accompagnato dal racconto solennemente patriottico di Zemmour che prometteva un ripristino delle glorie passate della Francia, scorreva sulle note della Settima Sinfonia di un compositore tedesco di nome Beethoven. Il messaggio generale del video è semplice. L'autoritratto di Zemmour lo vede brandire la sua penna come una spada della verità, nell’atto di invitare gli elettori francesi a liberarsi dei politici compiacenti dell'establishment che attualmente li governano e a preservare la loro cultura e identità prima che sia troppo tardi.
Questo è più o meno un'approvazione della teoria del complotto “La Grande sostituzione” concepita dallo scrittore francese Renaud Camus, in cui si sostiene che gli immigrati di colore stanno progressivamente spostando i nativi europei dai loro stessi Paesi. Di tutte le questioni che saranno oggetto di contesa alle prossime elezioni, sicuramente ora che Zemmour si è candidato, l'immigrazione e la più ampia questione dell'identità nazionale francese saranno probabilmente le più aspre. E solleva una domanda interessante su come gli ebrei dovrebbero considerare la sua candidatura. Quando si esamina la deprimente cronologia degli attacchi antisemiti in Francia negli ultimi 20 anni, si coglie abbastanza rapidamente che molti dei colpevoli erano musulmani che sono stati influenzati in qualche modo dall'Islam radicale. Ad esempio, gli assassini di Sarah Halimi e Mireille Knoll - anziane donne ebree uccise nelle loro stesse case da aggressori antisemiti - avevano assorbito idee islamiche radicali nelle moschee, sui siti web e in carcere, anche se le loro rispettive propensioni per la droga e l'alcol non erano del tutto all'altezza degli standard rigorosi richiesti dalla fede musulmana. Alcuni ebrei, dentro e fuori la Francia, credono che Zemmour affronterà il problema del radicalismo musulmano interno e che già solo questo giustificherebbe il loro voto. Poi evidenzieranno le sue origini ebraiche e per ulteriore supporto, la sua abitudine a frequentare occasionalmente la sinagoga. Tuttavia, per giungere a tale conclusione è necessario ignorare altre considerazioni pertinenti, come il nauseante revisionismo della Shoah di Zemmour, che dipinge falsamente il regime di Vichy come il salvatore degli ebrei francesi a spese di quelli nati all'estero, e la sua folle convinzione che il capitano Alfred Dreyfus, falsamente condannato per spionaggio a causa di un'ondata di violento antisemitismo in Francia alla fine del XIX secolo, dopotutto potrebbe essere stato colpevole. Ci si dovrebbe dimenticare del fatto che Zemmour aveva descritto le vittime del massacro islamista del 2012 in una scuola ebraica di Tolosa come non veramente francesi perché vennero sepolte nello Stato di Israele. E dovremmo trascurare il fatto che Zemmour non abbia alcuna esperienza di governo, che in passato sia stato condannato per espressioni razziste e che abbia un lato rozzo nella sua personalità, che mise in evidenza la scorsa settimana a Marsiglia quando, a una manifestante che aveva alzato il dito medio nella sua direzione, lui aveva risposto con lo stesso gesto. È difficile immaginare che Emmanuel Macron farebbe lo stesso. Marine Le Pen potrebbe avere ragione sul fatto che Zemmour dividerà il voto di estrema destra in Francia, ma potrebbe anche attirare dal centro elettori preoccupati, che sono riluttanti a votare per il RN. Secondo la maggioranza delle previsioni, è altamente improbabile che vincerà, o che addirittura passerà al secondo turno, tuttavia i suoi sostenitori possono sempre citare il referendum sulla Brexit nel Regno Unito del 2016 e le elezioni presidenziali statunitensi come recenti esempi di populisti che hanno superato le basse aspettative nei sondaggi. Per ora, Zemmour si ritrova per la prima volta oggetto di attenzione internazionale e nazionale. Coloro che in Francia gli si oppongono dovrebbero evitare l'errore fatale di presumere che non possa vincere in alcuna circostanza.
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate