Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 11/12/2021, a pag. 36, con il titolo "Il dovere delle risposte", l'intervento di Emanuele Fiano.
Emanuele Fiano
Gentile Direttore, gli ebrei romani furono lasciati soli; il nove ottobre del 1982, la mattina della strage alla Sinagoga di Roma, nella quale fu ucciso Stefano Tachè di due anni, e 37 persone vennero ferite, gli ebrei romani, anzi italiani, vennero scientemente lasciati soli. Non saprei descrivere con parole più semplici e chiare, quello che emerge in queste ore dai documenti conservati sin qui presso l’Archivio di Stato e pubblicati da Il Riformista. Quel giorno la Sinagoga fu lasciata sguarnita da qualsiasi presidio delle forze dell’ordine, ma non è solo questo il punto più doloroso e con più implicazioni rispetto alla storia di questo paese e delle sue istituzioni.
La verità sanguinosa che emerge dalle carte pubblicate, è che 17 furono le segnalazioni inviate dal Sisde a partire dal giugno del 1982 alle forze di polizia, avvisandole del rischio concreto di possibili attentati contro obiettivi israeliani in Italia, ma anche contro sinagoghe. Di più, le indagini sull’unico responsabile dell’attentato condannato seppur in contumacia, Osama Abdel Al Zomar, confermano che lo stesso era sicuramente conosciuto e, come si dice in questi casi, attenzionato. Ma gli ebrei romani vennero lasciati soli quella mattina, in balia di criminali attentatori palestinesi.
Perché direttore? Come fu possibile questo crimine dell’abbandono della più antica Comunità ebraica della diaspora da parte dello Stato italiano, odioso forse quanto la violenza delle bombe palestinesi di fronte alla Sinagoga? Ci fu uno scambio tra terroristi palestinesi e strutture dello Stato sulla pelle degli ebrei romani? Ora lo Stato ed il Parlamento non possono fermarsi. Ora serve chiarire ogni aspetto di questa vicenda. Serve che se ne occupi l’organo parlamentare chiamato a sorvegliare il funzionamento degli apparati di sicurezza del nostro Paese, con poteri speciali che altri organi parlamentari non hanno, che può chiamare a testimoniare chi fu protagonista di quella stagione e che è ancora in vita, che può chiedere ai vertici del governo la desecretazione di altre carte. Cosa c’era dietro il cosiddetto Lodo Moro, e cioè un accordo tra governo italiano e formazioni terroristiche palestinesi che si sarebbe stipulato verso l’inizio degli anni ‘70 per il quale si suppone che si sia consentito alle stesse di transitare dal nostro paese e di avere attività logistiche in cambio della esclusione degli obiettivi italiani dal novero degli attentati palestinesi; perché gli avvisi del Sisde non vennero presi in considerazione, e neanche le segnalazioni della Comunità ebraica? Il Comitato Parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Copasir, apra un’inchiesta specifica, faccia luce, dia risposte, lo dobbiamo a Stefano Tachè, bambino italiano ucciso a due anni in quanto ebreo, e a tutta la Comunità ebraica italiana che scopre oggi di essere stata lasciata sola, da qualcuno, scientemente, di fronte agli assassini.
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