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Crimine contro l’infanzia
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
Ha quattordici anni, è alta e piuttosto robusta per la sua età. Mercoledì 8 dicembre, di prima mattina, questa studentessa diligente prepara il suo zaino con particolare cura. Libri, quaderni, matite, penna e un grosso coltello. Ripensandoci, aggiunge un cambio di vestiti. Lei sa che ci sono telecamere di sorveglianza un po’ dappertutto e non vuole farsi beccare. Eccola uscire di casa, cammina veloce, a capo chino, nella speranza che il suo velo nero la renda irriconoscibile. Ha ben chiaro il suo bersaglio, ha persino scambiato una breve occhiata con lei prima di abbassare lo sguardo. Ora è il momento di agire. Nel frattempo, ignara del pericolo, una giovane madre porta i suoi figli all'asilo. I tre più piccoli sono in un passeggino e i due “più grandi” - il maggiore ha poco più di cinque anni - camminano al suo fianco. L'adolescente - possiamo ancora dire la bambina? - si avvicina e conficca con decisione il coltello nella schiena della madre che grida di dolore ma non capisce cosa le stia succedendo finché il bambino di cinque anni non grida “Mamma hai un coltello nella schiena!” Quanto alla piccola assassina, senza preoccuparsi di togliere il coltello dalla schiena della sua vittima, con la testa ancora china, riprende tranquillamente la strada per l’istituto dove viene educata e dove si affretta a cambiarsi, aiutata, secondo i sospetti della polizia, da una o più insegnanti. Curata dapprima sul posto, la madre viene trasportata subito dopo al vicino Ospedale Hadassah sul Monte Scopus.
Nel frattempo, le forze di sicurezza israeliane arrivate rapidamente sul posto, hanno trovato facilmente la giovane terrorista tranquillamente seduta al suo banco in classe. Da parte palestinese, le reazioni sono immediate. Hamas, come fa in occasione di ogni attacco, si affretta a elogiare: “Le azioni eroiche in Cisgiordania ed a Gerusalemme, la più recente delle quali è stata l'accoltellamento di un colono a Sheikh Jarrah, dimostrano la grandezza del nostro popolo la cui resistenza non può essere spezzata”.
Un altro movimento terroristico, la Jihad islamica, a sua volta accoglie con favore l'attacco. L'Autorità Palestinese invece, mantiene il riserbo. La notizia non ha fatto i soliti titoli sui giornaloni francesi eppure siamo rimasti meravigliati dall’informazione tanto asettica quanto tendenziosa, pubblicata dal quel grande quotidiano che è Le Figaro, ancor prima di essere in possesso di tutti gli elementi: “La polizia israeliana sta cercando la presunta responsabile di un accoltellamento, che mercoledì mattina ha colpito alla schiena una donna in un quartiere di Gerusalemme Est, parte della città santa occupata e annessa dallo Stato ebraico”. E adesso ? La vittima, che non ha riportato ferite gravi, è già riuscita a rientrare a casa. La sua assalitrice è nelle mani della giustizia. Cosa riserva il futuro a questa ragazzina, non ancora uscita dall'infanzia, che non ha agito sotto l’impeto di un impulso ma che ha preparata con cura la sua azione? E chi condannerà l'incitamento e l'educazione alla morte che spingono i giovani palestinesi a colpire i maledetti ebrei mentre sognano la gloria o addirittura l'aureola del martire?
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