A Washington il primo Summit per la Democrazia Analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Repubblica Data: 09 dicembre 2021 Pagina: 32 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «La forza delle democrazie»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 09/12/2021, a pag. 32, con il titolo "La forza delle democrazie" l'analisi di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
Joe Biden
Inizia oggi a Washington il primo Summit per la Democrazia: 110 Paesi riuniti insieme a dissidenti, organizzazioni della società civile, media, imprese. Non ci saranno le autocrazie di Russia, Cina, Iran, Venezuela, Corea del Nord e non sono stati invitati anche due membri della Nato: Turchia e Ungheria. Joe Biden lo aveva detto chiaramente prima di essere eletto: «Il trionfo delle democrazie liberali su fascismo e autocrazia ha creato il mondo libero. Ma tutto ciò non ha definito soltanto il nostro passato determinerà anche il nostro futuro». Il summit cade in settimane nelle quali la sfida delle autocrazie si è fatta sempre più assertiva e sempre meno “virtuale”. La Russia di Vladimir Putin sta ammassando un numero senza precedenti di uomini e mezzi militari ai confini dell’Ucraina minacciando di invaderla, per punire le sue aspirazioni europee e atlantiche. La Cina di Xi Jinping, dopo avere occupato illegalmente una grande porzione del Mar Cinese Meridionale, invia quasi ogni giorno aerei militari nello spazio aereo della piccola e democratica Taiwan, per ricordarle che la riunificazione con la madrepatria è inevitabile e sarà realizzata con ogni mezzo possibile. L’Iran dell’ultraconservatore Ebrahim Raisi è sempre più vicino a raggiungere capacità di arricchimento dell’uranio tali da poter avviare un programma nucleare militare, che rappresenterebbe una minaccia esistenziale per Israele e per i Paesi arabi dell’Accordo di Abramo. L’assertività delle autocrazie ha determinato un aumento delle violazioni dei diritti umani nel mondo: il genocidio degli uiguri in Xinjiang, la fine di ogni libertà a Hong Kong, le persecuzioni in Tibet, il colpo di stato in Bielorussia e in Myanmar, la crescita di stati falliti dal Venezuela alla Siria, l’ennesimo giro di vite in Russia. Migliaia di nuovi dissidenti fuggono dai regimi in cerca di un approdo sicuro in occidente e alcuni di loro prenderanno la parola al summit: la presidente eletta della Bielorussia Sviatlana Tsikhanouskaya, cacciata dal golpe di Lukashenko e in esilio a Vilnius e il leader degli studenti di Hong Kong Nathan Law, costretto all’esilio a Londra. Con loro ci saranno anche il ministro di Taiwan Audrey Tang e Juan Guaidò, presidente ad interim del Venezuela. Il summit sarà l’occasione per costruire un’agenda comune fra le democrazie per invertire l’attuale recessione democratica e per promuovere una nuova stagione di globalizzazione dei diritti. Per fare ciò si dovrà innanzitutto abbandonare quella cultura “relativista”, che per lungo tempo ha connotato una parte del pensiero politico e diplomatico occidentale. Ovvero, il ritenere incompatibile il modello delle democrazie liberali, con le “millenarie tradizioni cinesi” o con “l’identità del mondo arabo”, in quanto culture estranee da sempre a diritti e democrazie e anzi naturalmente orientate verso modelli autocratici. Eppure non è cosi: la democrazia è una forza potente in grado di diffondersi senza limiti spazio-temporali. La libera scelta può far cadere i tiranni. Ci siamo illusi per troppo tempo che la globalizzazione dell’economia (pensiamo alla Cina/fabbrica del mondo) fosse un “leva” sufficiente per innescare anche una transizione democratica. Ma non è stato così, e oggi le autocrazie, più forti economicamente e più sviluppate, cercano di esportare il proprio modello autoritario. Promuovere la democrazia e globalizzare i diritti saranno sempre più tra le migliori “armi di protezione di massa” di cui dispone il mondo libero e il prossimo Summit “per” la Democrazia potrebbe trasformarsi presto in un Summit “delle” Democrazie, per dare vita a una nuova alleanza fra i Paesi democratici in grado di affrontare al meglio le sfide comuni.
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