Eitan e i media italiani
Commento di Angelo Pezzana
Eitan con la famiglia. Il bambino di 6 anni è l'unico sopravvissuto
Sarà bene ricordare a lungo la data del 4 dicembre 2021, giorno in cui su quasi tutti i quotidiani e Tg - titoli e commenti- festeggiavano ‘il piccolo Eitan tornato a casa’. Cominciamo allora con le titolazioni- a scelta, perché il coro è pressochè simile.
1) Eitan torna a casa dopo il rapimento ‘gli abbiamo detto che era in vacanza’
2) Il piccolo Eitan è tornato a casa, la sua casa è qui, gli amici e il gatto Oliver
3) Eitan è in Italia, ora vita normale e ritorno a scuola
4) Il piccolo Eitan è di nuovo in Italia ‘sono felice di essere tornato a casa’
5) Eitan in Italia: un paese in festa
6) E dopo 84 giorni il piccolo Eitan è tornato a casa
7) Eitan è tornato con gli zii in Italia…
Non solo i titoli, i commenti erano ancora più celebrativi, come se ‘il piccolo Eitan’ fosse stato salvato dalle grinfie di una banda di criminali, in questo caso dal nonno materno Shmuel Peleg, che l’aveva ‘rapito’. A nessuno è venuto in mente che un nonno ha forse più titolo di una zia ad allevare un bambino che ha perduto la sua famiglia. Non stupisce che i giudici italiani abbiano emesso – con insolita celerità- una sentenza, basata sulla Convenzione dell’Aja sulla sottrazione dei minori, che accusava il nonno di aver rapito il nipotino per riportarlo nel paese dove proprio la sua famiglia stava per ritornare una volta finiti gli studi del babbo in Italia. Condannato e libero solo su cauzione anche l’autista israeliano che li ha accompagnati alla vicina Svizzera per rientrare in aereo in Israele. Due delinquenti, quindi, colpiti da sentenze internazionali- avvocati e giudici italiani non hanno perso tempo- li avrebbero già sbattuti in prigione se nonno e nipote non avessero trovato riparo in Israele. Mentre la zia, Aya Biran, veniva dal tribunale di Pavia subito nominata tutrice due giorni dopo la tragedia. Non perde tempo la giustizia italiana. Una tristemente complicata vicenda famigliare è diventata così una crociata – parola quanto mai adatta- che ha però trovato un discutibile sostegno nella Corte Suprema israeliana che ha giudicato inammissibile il ricorso del nonno. La legge, dunque, è stata rispettata, Eitan crescerà sul suolo italiano, era già stato iscritto a una scuola elementare diretta dalle suore - questa la decisione della zia. Tutti applaudono. Ci sarà forse un giudice in Israele a non essere d’accordo?
Angelo Pezzana