sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
08.12.2021 Ferrara: 'Non puoi vivere all’occidentale'. Lei si ribella e fa arrestare il padre
Cronaca di Giuseppe Baldessarro

Testata: La Repubblica
Data: 08 dicembre 2021
Pagina: 35
Autore: Giuseppe Baldessarro
Titolo: «'Non puoi vivere all’occidentale'. Lei si ribella e fa arrestare il padre»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 08/12/2021, a pag.35 con il titolo " 'Non puoi vivere all’occidentale'. Lei si ribella e fa arrestare il padre", la cronaca di Giuseppe Baldessarro.

Burqa e velo islamico: tra oppressione religiosa e prevaricazione  occidentale - Mar dei Sargassi

Minacciata di morte, picchiata e segregata in cantina dove è stata tenuta legata ad una sedia per due giorni. Tutto perché voleva vivere all’occidentale, libera di scegliere come vestire, chi frequentare e di lavorare. A spezzare l’incubo in cui era piombata una ragazza di origine marocchina — ora 18enne, ma 14enne all’inizio della vicenda — è stata la Squadra mobile di Ferrara che, su mandato del Gip di Bologna, Letizio Magliaro, ha arrestato il padre 56enne e imposto al fratello di 32 anni il divieto di avvicinarsi a lei. Entrambi secondo il pm Giampiero Nascimbeni sono responsabili di maltrattamenti, minaccia grave e sequestro di persona in concorso. La vicenda è venuta fuori il 26 novembre scorso quando la ragazza ha fermato per strada una volante della polizia per chiedere aiuto. Era preoccupata che il padre — incontrato per le vie del centro di Ferrara — andasse a prenderla per riportarla a casa. La 18enne infatti aveva lasciato l’appartamento della famiglia per andare a lavorare in un ristorante e l’uomo si era presentato all’esterno del locale per dirle che se non sarebbe rientrata l’avrebbe uccisa. Secondo il racconto della vittima, già da alcuni anni lei e il padre erano entrati in conflitto perché lei voleva vivere all’occidentale, cosa che la famiglia, di rigida osservanza musulmana, non le permetteva. Così a 14 anni c’erano stati i primi problemi. Ancora minorenne, nel 2018 era stata portata in Marocco dai genitori per sposare il cugino di 32 anni (figlio del fratello del padre) e la sera stessa era stata costretta a consumare un rapporto sessuale. Un anno prima, a fine 2017, invece, a seguito di un ennesimo litigio, il padre e il fratello maggiore la avevano chiusa a chiave in cantina legata mani e piedi a una sedia per due giorni. In quell’occasione l’avevano minacciata dicendole: «Questa sarà la tua tomba». Dopo l’unione imposta dalla famiglia, si era trasferita di nuovo a Galliera (in provincia di Bologna) con i genitori e i fratelli (un’altra femmina e due maschi), mentre il marito, sposato con rito islamico non riconosciuto nè in Italia nè in Marocco, era rimasto nel suo paese d’origine. I problemi sono poi continuati anche nel bolognese con diversi litigi scoppiati sullo stile di vita della 18enne. La scorsa estate la ragazza si era stabilità sulla costa romagnola per fare la stagione estiva contro la volontà del genitore. E in autunno si era messa a fare lo stesso lavoro nel ristorante al centro di Ferrara, facendosi ospitare da alcuni amici. In questi frangenti il padre e il fratello non hanno mai smesso di cercarla per riportarla a casa. Una storia di violenze d’ogni genere che la ragazza ha raccontato durante delle audizioni protette con un psicologa specializzata della polizia. A partire da quando a 15 anni coltivava il sogno di diventare estetista. Un sogno che si è infranto sul muro della cultura retrograda del padre. Una vita infernale che lo scorso giugno l’aveva portata a tentare il suicidio sventato dall’intervento di un’amica. In casa, sempre secondo il suo racconto, decideva tutto il padre-padrone a cui nessuno osava opporsi, sostenuto dal fratello. La madre non usciva mai da sola e vive secondo le regole ferree imposte dal marito. Solo la sorella qualche volta la accolta grazie al fatto che, essendo sposata con un musulmano moderato, gode di molte più libertà. Il padre, sentito ieri per l’interrogatorio di garanzia ha negato ogni violenza, affermando di non capire l’origine della denuncia della figlia. In attesa che il giudice interroghi domani anche il figlio resterà in carcere. La ragazza è protetta e ospite di alcuni amici.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT