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Il Foglio Rassegna Stampa
08.12.2021 Quello che dice Eric Zemmour
Commenti di Giuliano Ferrara, il discorso di Eric Zemmour

Testata: Il Foglio
Data: 08 dicembre 2021
Pagina: 1
Autore: Giuliano Ferrara
Titolo: «La Riconquista di Zemmour pare efficace - Il lancio di Zemmour»

Riprendiamo dal FOGLIO del 07/12/2021, a pag.1 con il titolo "La Riconquista di Zemmour pare efficace" il commento di Giuliano Ferrara; a pag. I, il discorso di Eric Zemmour dal titolo "Il lancio di Zemmour".

IC seguirà con attenzione la campagna elettorale di Eric Zemmour

A destra: Eric Zemmour

Ecco gli articoli:

Giuliano Ferrara: "La Riconquista di Zemmour pare efficace"


Giuliano Ferrara

Il sospetto è che Zed ossia Zemmour sia arrivato tardi, ma non fosse così il suo appuntamento con la storia darebbe filo da torcere a tutti. Quei quindicimila molto giovani ed entusiasti riuniti a Villepinte, in mezzo agli arabi di Francia, per celebrare la Riconquista, il nome del suo raggruppamento, in un tripudio tricolore, che impressione, mamma mia. Che botto. Per essere il solito fascista francese, come lo vuole Bernard-Henri Lévy, Zed nel suo esordio ha mostrato in un'ora e venti di discorso rara capacità di sintesi, di immaginazione, di turbolenza oratoria nel segno della malinconia, della disperazione e della speranza. Con molti libri alle spalle e senza moschetto (al massimo i suoi hanno preso a sediate gli importuni disturbatori di Sos Racisme), era purtuttavia un fascista perfetto o così appariva nel suo nazionalismo primitivo, infantile, nostalgico, dal suo punto di vista efficacissimo. Però potrebbe essere arrivato appunto tardi, e senza l'appello del 18 giugno e la Seconda guerra mondiale alle spalle. Più parlava, uomo del destino, della sua Francia da salvare e riconquistare a cannonate, più si capiva dove stava lui ma non dove sta il suo paese feticcio. I francesi come lui li vuole e dipinge sono una maggioranza potenziale rivolta verso il futuro radioso, ancorata in un presente di orgoglio e fierezza dell'impossibile ("Impossibile non è francese", ha detto citando addirittura l'Empereur cioè Napoleone)? O sono una minoranza d'opinione e attivistica radicata nella rabbia securitaria, nella frustrazione economica e sociale, nella derelizione culturale periferica? In America si è visto che i margini della retorica declinista sono piuttosto ampi, ma lì la diversity è un revulsivo, una radicalizzazione di ogni giorno verso e contro la quale si possono eccitare i fantasmi dell'America first sotto le mentite spoglie della memoria hillbilly e della disperazione da oppiacei. In Francia, basta guardare le pubblicità che trapuntano i discorsi politici presidenziali, tra neri e mulatti e gay e musulmani, prima di arrivare alla famigliola bianca occidentale devi passare un panorama multicolore e multiculti che fa ideologia e moda, la diversité ha il passo tranquillo della fashion. E la grande Joséphine Baker riposa al Panthéon dove l'astuto Macron le ha rimboccato la coperta tra i grands hommes che ricevono l'omaggio della Patria riconoscente, a partire da Voltaire e Rousseau. Chissà. Zed indossava occhialini molto presidenziali, completo blu e cravatta in tinta, un fisico del ruolo non trascurabile, il suo bagno di folla è stato l'evocazione accesa, in una bella lingua, di una cosa, la Francia come lui la intende, che probabilmente non esiste più se non nel ricordo, nella letteratura memorialistica, nella storiografia francofrancese, nella musica degli chansonnier. Il programma è il solito della circostanza: via i clandestini, immigrazione zero, niente rimpiazzo etnico, lo stato badi ai cittadini francesi, i francesi innanzitutto nella sicurezza e nello status prioritario, taglio delle tasse per le piccole imprese, trasmissione severa del sapere a scuola, con merito e mobilità sociale conquistata contro il pedagogismo floscio della gauche, e io non sono fascista, sono libertario semmai, non sono misogino, perché voglio proteggere le donne dalla minaccia del velo e delle botte islamiche. Non sono razzista, sono un piccolo ebreo berbero arrivato dall'altra parte del Mediterraneo e assimilato con onore e fierezza, come devono fare quelli che vogliono la nazionalità di questo paese. Eccetera. Zemmour non sembrava smarrito di fronte alla complessità della situazione, tuttavia, ha trattato le destre repubblicane e Macron con toni strafottenti, il presidente è un adolescente che non ha ancora deciso cosa farà da grande, si è tolto degli sfizi mica male nella polemica con il nemico di sinistra e Marine Le Pen. Però alla fine il succo della Riconquista è non troppo dissimile da Charles Trenet, "douce France, cher pays de mon enfance" (1963), che non è poco, via, ma potrebbe non essere abbastanza.

"Il lancio di Zemmour"

Francia, lo scrittore che immaginò Zemmour presidente:

Pubblichiamo ampi stralci del discorso tenuto da Eric Zemmour al meeting di Villepinte di domenica 5 dicembre.

Buongiorno a tutti, buongiorno amici miei... Grazie per la vostra accoglienza! E' incredibile... che atmosfera! Che piacere essere qui dinanzi a voi, a Villepinte (...). Siete quasi quindicimila oggi. Quindicimila francesi che hanno sfidato il politicamente corretto, le minacce dell'estrema sinistra e l'odio dei media, quindicimila francesi che non abbassano lo sguardo e sono determinati a cambiare il corso della storia! (...). La posta in gioco è immensa. Se vincerò queste elezioni, non sarà un'altra alternanza, ma l'inizio della riconquista (...). Il nostro paese ha sofferto tanto ed è stato altrettanto dimenticato dai dirigenti che si sono susseguiti al governo, in tutti i campi bisognerà riparare gli innumerevoli errori che sono stati commessi negli ultimi quarant'anni. Economia, ecologia, potere d'acquisto, servizi pubblici, immigrazione, insicurezza: nessun capitolo importante dell'azione che dobbiamo condurre sfugge al progetto serio e completo che oggi iniziamo a svelare ai francesi. Dopo l'indispensabile tempo delle constatazioni e della presa di coscienza, ecco giunto il momento del progetto. Chi l'avrebbe potuto immaginare fino a qualche mese fa? Il potere lo aveva deciso, i giornalisti lo avevano desiderato, la destra lo aveva accettato: le prossime elezioni presidenziali dovevano essere una formalità per altri cinque anni di macronismo. La Francia doveva continuare tranquillamente a uscire dalla storia e i francesi dovevano sparire in silenzio dalla terra dei loro antenati. Ma un piccolo granello di sabbia ha inceppato la macchina. Questo granello di sabbia non sono io. Siete voi (...).

La vostra presenza è quella di un popolo che non si è mai inginocchiato e che resta in piedi, contro tutti. Avevano dimenticato Fascista? Sono l'unico a difendere il libero pensiero, la libertà d'espressione e la libertà di dibattere Uno dopo l'altro sloggeremo gli eletti di sinistra, i socialisti diventati macronisti, poi ecologisti e poi islamogoscisti questo popolo, lo avevano sottovalutato. Pensavano persino di essersene sbarazzati, lontano dai centri storici, dai quartieri alti, lontano dai loro media... Ma si sono sbagliati. Questo popolo francese, che è qui da mille anni e vuole restare padrone a casa propria per altri mille, non ha detto la sua ultima parola. Il vostro coraggio mi onora, perché da ormai diversi mesi non passa giorno senza che il potere e i suoi rappresentanti mediatici mi attacchino: inventano polemiche su libri che ho scritto quindici anni fa, frugano nella mia vita privata, mi ricoprono di insulti. Ma non fraintendetemi: il vero oggetto della loro rabbia non sono io, siete voi; se mi odiano, è perché odiano voi; se mi disprezzano, è perché disprezzano voi. Contro di me, tutto è permesso. E l'orda, ormai, mi sta alle calcagna: i miei avversari vogliono la mia morte politica, i giornalisti vogliono la mia morte sociale e i jihadisti vogliono la mia morte. Ma nella loro rabbia, hanno commesso un grave errore: sono usciti allo scoperto. Ci hanno attaccato troppo presto. Fra qualche settimana, ne sono certo, i francesi apriranno gli occhi sui loro stratagemmi e i loro attacchi diventeranno inefficaci. Hanno commesso l'errore di designarmi come unico oppositore. Credono di essere i nostri nemici, ma sono i nostri migliori alleati (...). Attaccandomi, hanno commesso un secondo errore: sottovalutare i francesi. Pensavano che fossimo stanchi e assopiti, sottomessi e intimoriti. Ma questo popolo straordinario ha una capacità di resistenza unica nella storia dell'umanità. Molte volte la Francia sarebbe dovuta sparire. Ma ogni volta abbiamo resistito e ogni volta siamo tornati! Ci considerano pieni di rancore. Ma si sbagliano: nei nostri cuori, non c'è né odio né risentimento, ma solo determinazione e coraggio. In piena Rivoluzione francese, Danton dichiarava: "Una nazione si salva, non si vendica". Non vogliamo vendicarci, vogliamo salvarci: salvare la nostra patria, salva Io, il piccolo ebreo berbero venuto dall'altra sponda del Mediterraneo, ovviamente non sono razzista re la nostra civiltà, salvare la nostra cultura, salvare la nostra letteratura, salvare la nostra scuola, salvare i nostri paesaggi e il nostro patrimonio naturale, salvare le nostre aziende, salvare la nostra eredità, salvare i nostri giovani. Salvare il nostro popolo. Negli ultimi mesi, avete forse sentito molte cose su di me. Alcuni hanno detto che sono aggressivo. E' vero, a volte è capitato, perché sono una persona passionale, perché il mio coinvolgimento è totale e la Francia è sull'orlo del precipizio. Negli ultimi tre mesi, ho voluto imporre il tema della sopravvivenza della Francia. Se mi sbagliavo... pensate forse che gli altri si sarebbero messi a parlare come me? Avete forse sentito dire che sono un "fascista", un "razzista", un "misogino".

Non lasciatevi ingannare. Fascista? Sono l'unico a difendere il libero pensiero, la libertà d'espressione, la libertà di dibattere, la libertà di descrivere la realtà così com'è, mentre sognano di vietare i nostri meeting e di farmi condannare. Misogino? Sarei dunque misogino. Ma è un'accusa ancor più ridicola: da bambino, in mezzo alle grandi famiglie arrivate dall'Algeria, ero circondato da donne, mia madre, le mie sorelle, le mie nonne. Le donne della mia infanzia, più degli uomini, hanno forgiato il mio carattere, erano allo stesso tempo amorevoli e esigenti, tenere e autoritarie. E' mia madre che mi ha inculcato il culto del sacrificio e dell'eccellenza. E' sempre lei che mi ha trasmesso un amore immoderato verso la Francia, verso l'eleganza della sua arte di vivere, la raffinatezza dei suoi costumi e della sua letteratura. Ed è sempre lei che mi ha dato la forza di resistere a tutto per difendere questa Francia che amava con passione. E' grazie alla sua esperienza, e ai suoi ricordi raccontati al bambino che ero, che ho potuto capire, prima degli altri, l'inaudita regressione che le donne subiscono oggi nei quartieri dove l'immigrazione di massa ha importato una civiltà islamica che è crudele con le donne. Probabilmente è per questo motivo che sono il solo oggi, assieme ad alcune associazioni coraggiose, a indicare il legame evidente tra questa immigrazione proveniente dall'altro lato del Mediterraneo e le minacce che ogni giorno, e sempre di più, pesano sulle donne francesi, sulla loro libertà, sulla loro integrità, e talvolta sulla loro vita. Ma nel frattempo, le femministe guardano altrove e ci parlano di scrittura inclusiva. Razzista? Sono l'unico a non confondere la difesa della nostra gente con l'odio nei confronti degli altri. Il razzismo è ritenere inferiori quelli che sono diversi da noi proprio perché sono diversi, e considerare che solo i discendenti di Clodoveo possono essere francesi. Come potrei mai pensare una cosa del genere, io, il piccolo ebreo berbero venuto dall'altra sponda del Mediterraneo? No, ovviamente non sono razzista. E voi, ovviamente, non siete razzisti. Tutto quello che desideriamo è salvare il nostro patrimonio. Difendiamo il nostro paese, la nostra patria, l'eredità dei nostri antenati e quella che lasceremo ai nostri figli. La salvaguardia del patrimonio non è nemica della modernità, è la condizione della sua esistenza. Sì, siamo impegnati in una battaglia più grande di noi, quella di trasmettere ai nostri figli la Francia così come l'abbiamo conosciuta, la Francia così come l'abbiamo ricevuta. E' per questo motivo che mi presento oggi davanti ai francesi per diventare il loro presidente della Repubblica. E' per questo motivo che oggi ci lanciamo in una grande battaglia per la Francia! Il nostro movimento è lanciato: si struttura e si organizza in tutte le regioni, in tutti i dipartimenti. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, accogliamo nei nostri ranghi nuove persone coraggiose pronte a battersi perla Francia C..). Si, la Riconquista è lanciata! La riconquista della nostra economia, la riconquista della nostra sicurezza, la riconquista della nostra identità, la riconquista della nostra sovranità, la riconquista del nostro paese! (...). 'Impossibile non è una parola francese', scriveva Napoleone: ancora una volta, avete confermato che aveva ragione. Sì, la nostra battaglia è nobile, perché non vi impegnate per voi, per i vostri piccoli privilegi, per le vostre piccole esistenze. Vi impegnate per qualcosa di molto più grande di voi: vi impegnate per la Francia (...). Sappiamo che la storia è implacabile e saremo alla sua altezza, affinché la Francia, in un secolo, torni a essere un faro che illumina il mondo, affinché il nostro popolo sia nuovamente ammirato, invidiato e rispettato. Perché la potenza e la sovranità ritrovate all'interno ci permetteranno di esprimere la potenza e l'influenza all'esterno, sulla scena di un mondo che è cambiato molto e che bisogna guardare in faccia e senza timori. Per raggiungere questo obiettivo, partiamo alla conquista del potere: domani all'Eliseo, dopodomani all'Assemblea nazionale! Poi verranno i turni delle regioni, dei dipartimenti, dei comuni...Uno dopo l'altro, sloggeremo tutti gli eletti di sinistra, tutti i socialisti diventati macronisti, tutti i macronisti diventati ecologisti, tutti gli ecologisti diventati islamogoscisti… A 63 anni, passo dalle constatazioni all'azione. Sono pronto ad assumere le redini del nostro paese. Siamo pronti a rispondere alle aspettative dei francesi. Da alcuni mesi, percorro la Francia e incontro i francesi. Sono tormentati da due paure: quella del grande declassamento, con l'impoverimento, il declino della nostra potenza e lo sfaldamento della nostra scuola; e quella della grande sostituzione, con l'islamizzazione della Francia, l'immigrazione di massa e l'insicurezza permanente (...)

Affinché la Francia esca dalla spirale del declassamento in cui le nostre élite l'hanno imprigionata, deve ripristinare la sua tradizione di indipendenza. Per questo motivo voglio che la Francia esca dal commando militare integrato della Nato. Voglio che la Francia ritrovi una posizione di equilibrio nel mondo: siamo la Francia! Non siamo i vassalli degli Stati Uniti, non siamo i vassalli della Nato o dell'Unione europea. Dobbiamo parlare con tutti i paesi! (…). Abbiamo le truppe, abbiamo un piano, abbiamo la forza e il coraggio. Abbiamo le idee, abbiamo un progetto e ora abbiamo un movimento. Non potranno fare nulla contro di voi, non potranno fare nulla contro di noi. Dinanzi a tutto il mondo possiamo ora alzare lo sguardo e gridare ad alta voce: la Francia è tornata! (...). Si, la Francia è tornata. Viva la Repubblica, e, soprattutto, viva la Francia!

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