Mediterraneo: come si muove l'Italia contro gli scafisti Cronaca di Gianluca Di Feo
Testata: La Repubblica Data: 07 dicembre 2021 Pagina: 18 Autore: Gianluca Di Feo Titolo: «Nave italiana in Libia per consegnare l’unità anti-scafisti»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/12/2021, a pag.18, con il titolo 'Nave italiana in Libia per consegnare l’unità anti-scafisti', il commento di Gianluca Di Feo.
Gianluca Di Feo
Il Maritime Rescue Coordination Centre
È stata condotta come un’operazione segreta, evitando annunci prima che venisse completata. Ma una foto diffusa su Twitter da un’analista ha fatto cadere il velo di riservatezza: l’immagine di una grande nave militare italiana in un porto libico. Secondo quanto ha ricostruito Repubblica si tratta della “San Giorgio”, approdata a Tripoli per una missione molto speciale. La portaelicotteri infatti ha consegnato al governo libico una centrale mobile per il coordinamento del soccorso marittimo, chiamata con l’acronimo inglese Mrcc (Maritime Rescue Coordination Centre). Una serie di container con terminali informatici ed equipaggiamenti radio d’ultima generazione che permetteranno di «incrementare la sicurezza della navigazione nel Mediterraneo e in particolare nel canale di Sicilia». E serviranno di conseguenza a potenziare gli interventi della Guardia costiera di Tripoli anche nelle attività contro l’immigrazione clandestina. La centrale è stata finanziata dall’Unione europea all’interno di un accordo gestito dal ministero dell’Interno italiano, che si occuperà pure dell’assistenza al personale libico. Il costo si aggira sui 15 milioni di euro. Dal punto di vista strategico, l’arrivo della “San Giorgio” segna la ripresa dell’iniziativa europea e italiana in Libia. Dopo l’inizio della guerra civile, le navi della nostra marina avevano abbandonato il porto tripolino di Abu Sitta. Dal 2019 quei moli sono diventati la testa di ponte dell’espansione turca in Tripolitania. E anche le attività di formazione e coordinamento della Guardia Costiera locale nell’ultimo periodo sono state condotte soprattutto dai militari di Ankara, consolidando l’influenza sulla regione. Ora invece le cose cominciano a cambiare. A pochi giorni dalle elezioni che segneranno il futuro del Paese, questa operazione è il primo atto concreto del rilancio delle relazioni tra il governo del premier Abdulhamid Dbeibah e l’Ue: un passo in cui la nostra diplomazia ha giocato un ruolo chiave e che potrà diventare la premessa per contrastare l’attivismo turco in Libia. Allo stesso tempo, però, l’attività svolta dalla Guardia Costiera libica sul fronte del traffico di uomini è oggetto di numerose denunce da parte di ong e partiti politici in tutta Europa. I militari locali sono accusati di trattare in modo disumano i migranti bloccati in mare e, in alcuni casi, di essere collusi con i clan criminali che sfruttano i disperati in fuga dall’Africa. Ci sono state diverse interrogazioni al Parlamento Ue focalizzate proprio sulla nuova centrale per il coordinamento dei soccorsi, i suoi costi e soprattutto la sua gestione: chi garantirà che non diventi uno strumento per aumentare gli abusi? La Commissione di Bruxelles considera la nuova centrale Mcrr il punto di partenza per una riforma degli interventi libici in mare. Spesso negli scorsi anni la struttura attiva a Tripoli, per l’arretratezza degli equipaggiamenti o per il comportamento del personale, non ha risposto alle chiamate d’aiuto provenienti dai barconi in difficoltà: un silenzio che si è trasformato in naufragi drammatici. Per questo, oltre alla fornitura di un sistema moderno e connesso a tutti i canali radio, è stata previsto l’addestramento degli ufficiali libici da parte del nostro ministero degli Interni. Anche in questo caso, si tratta di una mossa iniziale. Perché senza un’azione organica e di largo respiro resterà difficile tutelare i diritti dei migranti.
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