La Russia e la politica Ue per la sicurezza Editoriale di Maurizio Molinari
Testata: La Repubblica Data: 05 dicembre 2021 Pagina: 1 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «La Russia e la politica Ue per la sicurezza»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/12/2021, a pag. 1, con il titolo "La Russia e la politica Ue per la sicurezza", l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Zbigniew Brzezinski, ex consigliere nazionale per la sicurezza del presidente Jimmy Carter, spiegò così su Foreign Affairs nel 1994: «Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero, ma con l’Ucraina subordinata lo diventa automaticamente». D’altra parte se l’Urss ebbe nell’Ucraina il suo granaio, la sua roccaforte militare e il suo maggiore arsenale nucleare fu proprio la scelta dell’indipendenza da parte di Kiev a dare il colpo di grazia all’esistenza stessa dell’Urss. E dunque oggi il presidente Vladimir Putin ha bisogno dell’Ucraina per rafforzare lo slancio strategico russo verso il Caucaso, il Mediterraneo, i Balcani e l’Europa al fine di rimettere in discussione a proprio favore l’equilibrio internazionale sancito dalla fine della Guerra Fredda. Lo stesso equilibrio internazionale che, definito in Bosnia dagli Accordi di pace siglati a Dayton del 1995, viene sfidato da Milorad Dodik, il leader secessionista serbo-bosniaco che rivendica il diritto ad un esercito affermando di sentirsi assai più vicino al Cremlino che all’Unione Europea. Ecco perché quanto sta maturando fra il Donbass e Banja Luka si profila come la più seria delle sfide alla sicurezza europea: attorno alla difesa delle rivendicazioni etnico-nazionali delle minoranze russofone e serbe, Putin vuole iniziare a ridisegnare la mappa del Vecchio Continente. E basta sfogliare un qualsiasi manuale di Storia europea per comprendere la formidabile intelligenza di questa tattica: non è forse vero che l’Ungheria di Viktor Orbán sostiene Putin sul Donbass perché la minoranza magiara in Ucraina ha rivendicazioni simili a quella russofona? Ovvero, giocando la carta delle etnie in maniera spregiudicata Putin può riuscire non solo a sottomettere l’Ucraina ma anche a scompaginare l’Ue. Da qui l’allarme di Washington e della Nato per quanto sta avvenendo, con la scelta del Segretario di Stato Antony Blinken di incontrare il collega russo Sergei Lavrov in Svezia ed il susseguente lavorio per organizzare nei prossimi giorni un summit — anche digitale — Biden-Putin per tentare di scongiurare il peggio in Ucraina. Per il semplice motivo che in caso di invasione la risposta di Biden sarebbe assai diversa dalla silenziosa acquiescenza di Barack Obama davanti al blitz in Crimea. Sarebbe un grave errore per l’Unione Europea non comprendere che questa crisi le impone di accelerare il percorso verso una efficace difesa comune, capace di essere operativa in tempi stretti. Se l’intervista che oggi pubblichiamo all’Alto rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza Ue, Josep Borrell, testimonia la consapevolezza di Bruxelles sui rischi che arrivano dal Sud-Est del Continente, è il momento di far seguire alle parole i fatti accelerando il percorso del Compasso Strategico ovvero il concetto-chiave della difesa comune che dovrà essere adottato dall’Ue durante la presidenza di turno francese, nella prima metà del prossimo anno. L’Italia è fra i partner più determinati in questa direzione, al fine di consentire alla Unione Europea di “diventare il garante della sicurezza dei propri cittadini”, in un quadro d’intesa con la Nato, per poter disporre in tempi stretti delle risorse necessarie per poter essere credibili sul piano strategico. È un percorso diventato necessario dopo la fine dell’intervento Nato in Afghanistan ma quanto sta avvenendo in Ucraina e Bosnia lo rende impellente. Obbligando i leader dei Paesi europei con maggiori risorse e potenzialità — il francese Macron, l’italiano Draghi ed il tedesco Sholz — a doversi concentrare su questa emergenza a dispetto dei reciproci, delicati, momenti di transizione politica che si trovano ad attraversare nei rispettivi Paesi. Non possiamo infatti escludere che i formidabili giocatori di scacchi del Cremlino abbiano pianificato l’escalation ucraina per fine anno scommettendo proprio sulla simultanea fase di incertezza politica in cui si trovano Parigi, Roma e Berlino.