Chanukkà a Roma Intervista a Ruth Dureghello, la presenza del Marocco
Testata:Corriere della Sera - Il Foglio Autore: Paolo Conti Titolo: «Dureghello: 'Una luce per la Capitale' - Luci a Roma fra Israele e Marocco»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA - Roma di oggi, 30/11/2021, a pag.1, con il titolo "Dureghello: 'Una luce per la Capitale' " l'intervista di Paolo Conti; dal FOGLIO, a pag. 1, il commento "Luci a Roma fra Israele e Marocco".
Ecco gli articoli:
CORRIERE della SERA - Paolo Conti: "Dureghello: 'Una luce per la Capitale' "
Paolo Conti
Ruth Dureghello
Domenica 28 novembre, nel pomeriggio, Roma ha rivissuto la magnifica cerimonia della Chanukkà con l'accensione del candelabro a sette bracci in piazza Barberini. C'erano i vertici della Comunità ebraica romana, guidata dalla presidente Ruth Dureghello, e per la prima volta il nuovo sindaco Roberto Gualtieri («Un'antichissima festività religiosa ebraica che ricorda a tutti come anche nei momenti più bui può e deve brillare una luce di speranza e di rinascita. Auguri a tutta la Comunità ebraica»). Un appuntamento fortemente simbolico perché ricorda la battaglia per l'identità religiosa e culturale vinta dal popolo ebraico contro gli Elleni nel Il secolo avanti Cristo. La luce cita il miracolo dell'olio che per otto giorni assicurò l'accensione del candelabro prima che arrivasse quello puro: era pochissimo ma durò abbastanza durante la consacrazione del nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme, profanato dagli Elleni. Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica romana: che significato ha quella luce, oggi per una città come Roma, attraversata da mille problemi? «L'accensione ricorda appunto un miracolo di duemila anni fa che ha ancora oggi il suo grande valore. Perché la luce significa rinnovamento, energia, speranza, può aiutare ad alleviare tante sofferenze». Ma soprattutto, per noi ebrei - continua Dureghello - che siamo i più antichi cittadini di questa città, non mi stancherò mai di ricordarlo, la luce illumina case, finestre, strade, Sinagoghe ma soprattutto rischiara i nostri cuori e le nostre anime. Ci spinge a non fermarci alle tante prove che ci circondano, prima tra tutte la pandemia, ma di procedere in avanti nel segno della speranza, fieri della nostra identità». Per la prima volta in piazza con la Comunità ebraica c'era II nuovo sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. In qualche modo quella luce riguarda anche la giunta appena formata? «Certo, ha un valore anche per la nuova guida del Campidoglio. Sappiamo bene che sono all'orizzonte tante sfide. C'è l'emergenza Covid: ma c'è anche il Pnrr, un vero banco di prova, e più in là l'appuntamento col Giubileo. Tappe importanti, di fronte alle quali noi ebrei romani assicureremo, come abbiamo sempre fatto, tutti i contributi possibili per dare valore morale e culturale ai progetti di crescita della nostra città. Occasioni di rinascita collettiva, di un rinnovamento necessario per Roma e per il Paese dopo la complessa stagione che stiamo attraversando. La reazione dev'essere necessariamente positiva.... Abbiamo tutti bisogno di ottimismo e di fiducia». Dal vostro punto di vista, qual è il clima sociale e culturale che si respira in città? «C'è molta, innegabile sofferenza: morale, psicologica e anche economica. La pandemia ha lasciato il segno in tanti settori della città, nei cuori e nelle anime. Purtroppo è facile che in circostanze come questa qualcuno istighi all'odio, alla divisione e alla violenza gettando semi di vero e proprio odio. Le recenti manifestazioni in cui qualcuno ha tentato di dare assalto alle sedi delle nostre istituzioni non possono e non devono essere archiviate come se già appartenessero al passato remoto. Gli ebrei sono testimoni da duemila anni di ciò che ha caratterizzato la loro vita sia in senso positivo che, purtroppo, in senso negativo. Siamo vere sentinelle e continueremo a vigilare, contando sempre sul sostegno e sulla collaborazione delle forze dell'ordine». Cosa pensa dei primi passi della giunta Gualtieri? «Al netto delle valutazioni politiche che sono ovviamente libere per ciascuno, posso dire che continueremo a collaborare con lealtà e piena disponibilità per far crescere questa città, come abbiamo sempre fatto con i diversi sindaci. Come spiega bene la bellissima mostra allestita al Museo Ebraico, "1849-1871/Tra segregazione ed emancipazione", gli ebrei non si sono mai sottratti al dovere di costruire il futuro di Roma e dell'Italia, nemmeno durante il Risorgimento. Quindi oggi più che mai, eccoci qui!».
IL FOGLIO: "Luci a Roma fra Israele e Marocco"
Ieri a Roma c'è stato un evento alla Fondazione Alcide De Gasperi per celebrare il primo anniversario degli Accordi di Abramo tra Marocco e Israele, alla presenza dell'ambasciatore del Marocco, Youssef Balla, e di quello di Israele, Dror Eydar. Alla fine dell'evento c'è stata l'accensione delle candele per Hanukka, come vuole il rito in occasione della festa ebraica. "Ognuno è una piccola luce e insieme siamo una luce possente. E' quello che abbiamo fatto con la firma degli accordi di Abramo: abbiamo acceso la luce e scacciato l'oscurità", ha detto l'ambasciatore israeliano. I due erano seduti fianco a fianco sullo stesso divano, con le bandiere dei due paesi davanti a loro: dettagli, ma impensabili prima della firma degli accordi. Il nuovo corso intrapreso da alcuni stati arabi assieme a Israele è fatto di piccoli appuntamenti, come questo, e di grandi, come quello di alcuni giorni fa a Rabat, capitale del Marocco, tra il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, e quello marocchino, Abdellatif Loudiyi, per un patto di cooperazione nei settori dell'intelligence e militare che prevede anche esercitazioni congiunte. Dello scambio di tecnologia e informazioni dovrebbe beneficiare la sicurezza nazionale di entrambe le parti.
Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottotante