Ripartono i colloqui sul nucleare, ma Teheran non vuole l’intesa Cronaca di Anna Lombardi
Testata: La Repubblica Data: 29 novembre 2021 Pagina: 19 Autore: Anna Lombardi Titolo: «Ripartono i colloqui sul nucleare. Ma Teheran non vuole l’intesa»
Riprendiamo daREPUBBLICAdi oggi, 29/11/2021, a pag.19 con il titolo 'Ripartono i colloqui sul nucleare. Ma Teheran non vuole l’intesa', la cronaca di Anna Lombardi.
Anna Lombardi
Fra “buoni propositi” a parole e una palese diffidenza reciproca, riprendono oggi a Vienna i negoziati sull’accordo nucleare iraniano: dopo la pausa di cinque mesi imposta dal presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi, insediatosi ad agosto, che secondo molti analisti ha permesso all’Iran di avanzare il suo programma nucleare. Teheran torna dunque al tavolo delle trattative, ma con una nuova squadra formata da oppositori del patto, determinata a ottenere di più rispetto a sei anni fa. E gli americani, che partecipano ai colloqui solo in maniera indiretta, non nascondono lo scetticismo. Determinati a non abolire tutte le sanzioni. E pronti ad aumentare la pressione economica e a giocare la carta militare se gli ayatollah non dovessero mostrare abbastanza impegno al tavolo negoziale, come d’altronde discusso dal presidente Joe Biden a margine del G20 di Roma con il francese Emmanuel Macron e la tedesca Angela Merkel. Lo dice chiaro l’inviato Usa in Iran Robert Malley: «Privilegiamo la soluzione diplomatica, pronti a rientrare nell’accordo e a revocare le sanzioni che lo riguardano. Ma se l’Iran pensa di prolungare le trattative con richieste radicali allo scopo di prendere tempo e accelerare il suo programma nucleare risponderemo di conseguenza».
È dunque in salita la strada per salvare il Jcpoa, “Joint Comprehensive Plan of Action” firmato nel 2015 da Teheran e altre sei potenze mondiali – Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Germania – poi abbandonato unilateralmente da Donald Trump nel 2018 quando reintrodusse le sanzioni. Da allora la Repubblica Islamica ha avviato un graduale disimpegno dall’intesa, ricominciando ad arricchire uranio oltre i livelli consentiti. Joe Biden ha fin da subito cercato di ripristinare quel patto, ma il falco Raisi non sembra disposto a tornare indietro. Lo ha ribadito pochi giorni fa, affermando di non voler rinunciare al programma nucleare e accusando pure l’Aiea, l’agenzia nucleare Onu. di parzialità. E solo venerdì ha annunciato un ulteriore incremento nell’arricchimento dell’uranio. Pur alle prese con una difficile crisi economica interna, l’Iran si sente infatti in una posizione di forza. Convinto di non ottenere particolari beneficio dal tornare nel Jcpoa – lo scrive Foreign Affairs – Raisi prende tempo per portare avanti il programma nucleare ma anche per costruire più forti alleanze a Est con Russia e Cina, i maggiori antagonisti degli Stati Uniti, mirando a svincolare l’economia del suo Paese dal negoziato. Anche perché in molti a Washington premono per un “piano B”: nuove sanzioni coercitive e la minaccia dell’uso della forza se Teheran non torna al pieno rispetto del patto. Ma i dubbi che assillano gli americani sono enormi: «Se pure l’Iran rientrasse nell’accordo e le sanzioni venissero revocate», scrive Richard Haass, presidente del Council on Foreign Relations, «Teheran approfitterebbe di quei fondi per minare la stabilità delle sue aree di influenza. La scelta è difficile. Biden sperava di ridurre il coinvolgimento militare americano in Medio Oriente. La questione iraniana rischia di rendere l’obiettivo irrealizzabile».