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Il Foglio Rassegna Stampa
29.11.2021 Francia: processo all'islamismo o processo allo Stato?
Analisi tratta da Marianne

Testata: Il Foglio
Data: 29 novembre 2021
Pagina: 6
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «13 novembre: processo all'islamismo o processo alla Francia?»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 29/11/2021, a pag.VI, con il titolo "13 novembre: processo all'islamismo o processo alla Francia?", l'analisi tratta da Marianne.

Natacha Polony - Wikipedia
Natacha Polony

Bisogna ripeterlo, in maniera incessante: viviamo in un paese (la Francia, ndt) in cui 130 persone sono state assassinate mentre bevevano nei dehors di un caffè, mentre assistevano a un concerto, mentre accompagnavano allo stadio alcuni spettatori per una partita di calcio", scrive la direttrice del settimanale Marianne e saggista Natacha Polony. Bisogna ripeterlo - continua - perché si fa di tutto per assorbire, digerire quei tragici avvenimenti, che gestiremo con le procedure abituali del nostro splendido stato di diritto. Ma il processo gigantesco attualmente in corso al Palazzo di Giustizia di Parigi si sta trasformando in un grande malinteso. Certo, ha permesso di far sentire una serie di testimonianze strazianti e necessarie, di perpetuare la memoria di quella notte d'orrore e di tutto il resto.

Ad ogni modo, non abbiamo scelta: non possiamo, non sappiamo fare altro. Ma appunto bisognerebbe accordarci su ció che facciamo. Questo stato di diritto che alcuni brandiscono come un amuleto che allontana gli spiriti maligni e gli argomenti più spinosi ci invita, a giusto titolo, ad accordare un processo equo anche al peggior delinquente per determinare l'entità del suo reato e ciò che lo ha portato ad agire in quel modo. Ma parliamo in questo caso di processi civili, che implicano individui che infrangono le leggi e perturbano l'ordine sociale. Il 13 novembre 2015 è incommensurabile perché non rientra in questa sfera, è un atto di guerra. E cadiamo dritti nella trappola. Quando gli ex capi della Dgse (intelligence esterna, ndt) e della Dgsi (intelligence interna, ndt) comparivano davanti al tribunale per rispondere alle domande degli avvocati della difesa o delle parti civili cosa si pensava che uscisse dalla loro bocca? "Avete già lavorato con Jabhat al Nusra?", "avete lasciato partire dei giovani in Siria per sbarazzarvi di loro?", "la riorganizzazione dei servizi segreti permetterebbe di sventare nuovi attentati?"... Le domande sono analoghe a quelle che sono state fatte a François Hollande, venuto a testimoniare come un cittadino comune, giusto per essere fino in fondo il presidente che non ha capito nulla di ciò che significa essere presidente. Quand'è che finalmente chiederemo in nome di cosa e con quali obiettivi sono state fatte queste domande visto che si tratta di giudicare Salah Abdeslam e i suoi complici per un crimine di guerra? A Norimberga, qualcuno ha forse fatto delle domande sulla lentezza dell'organizzazione dello sbarco o della liberazione dei campi di concentramento? Quello di Norimberga è stato il processo all'ideologia nazista. Oggi, non sappiamo processare l'ideologia islamista. E le stesse derive si riprodurranno quando bisognerà giudicare quelli che, con la loro denuncia calunniosa e i loro atti persecutori, hanno provocato la morte di Samuel Paty.

Lo stato di diritto vale solo quando si collega alla volontà del popolo. Solo così, si può dire che una democrazia più o meno funziona. E spetta al popolo sanzionare le inadempienze e gli errori dei propri dirigenti. La politica estera di François Hollande è stata un naufragio, che ha condotto (sulla falsariga di Alain Juppé sotto Nicolas Sarkozy) alla cancellazione della Francia dalla scena internazionale. Tuttavia, non dobbiamo dibattere di queste cose davanti a Salah Abdeslam, ma davanti alla rappresentazione nazionale. Dunque, non bisogna poi sorprendersi che un Eric Zemmour scelga cinicamente di rilanciare la sua campagna recandosi davanti al Bataclan per attaccare lo stesso François Hollande con tutta la semplicità e tutta l'arroganza di colui che non ha mai avuto la minima responsabilità. Si sapeva che alcuni terroristi potevano infiltrarsi fra il milione di migranti accolti da Angela Merkel nel totale disprezzo di qualsiasi cooperazione europea? Allora bisognava chiudere le frontiere! Per quanto tempo, secondo quali regole precise? Il brillante candidato non lo dirà. Bisogna riconoscere che dall'altro lato, quando la deputata della France insoumise (estrema sinistra, ndr) Rachel Garrido gli rimprovera di ostacolare con le sue frasi la "riconciliazione" tra le famiglie delle vittime e i terroristi, si tocca il fondo (...). I terroristi vogliono ucciderci. E bisogna assolutamente dibattere sul modo in cui combatteremo la loro ideologia, che contamina i giovani francesi utilizzando tutto ciò che la nostra società produce in termini di senso di colpa, di odio di sé, di ingenuità crassa e di santificazione del "rispetto". Bisogna leggere il libro di David di Nota, "J'ai executé un chien de l'enfer. Rapport sur l'assassinat de Samuel Paty", che mostra precisamente il modo in cui questa ideologia del "rispetto" delle suscettibilità, comprese quelle religiose, imposta ormai da decenni agli insegnanti, vieta qualsiasi forma di trasmissione, e dunque di laicità.
(Traduzione di Mauro Zanon)

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