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La Repubblica Rassegna Stampa
28.11.2021 Stephen Sondheim (1930-2021)
Cronaca di Anna Lombardi

Testata: La Repubblica
Data: 28 novembre 2021
Pagina: 35
Autore: Anna Lombardi
Titolo: «La sfida di Sondheim, l’uomo che trasformò le fragilità in musical»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 28/11/2021, a pag.35 con il titolo 'La sfida di Sondheim, l’uomo che trasformò le fragilità in musical', la cronaca di Anna Lombardi.

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Anna Lombardi

E' morto Stephen Sondheim, autore dei testi di West Side Story
Stephen Sondheim

Coi suoi versi trasformò un nome semplice come Maria in “the most beautiful sound I ever heard”, “il suono più bello mai sentito”: era il 1957 e a Stephen Sondheim era toccato il non facile compito di scrivere parole sulle impareggiabili musiche di Leonard Bernstein per quel capolavoro di West Side story (che a giorni tornerà sul grande schermo in un film di Steven Spielberg). Diede poi voce all’amore deluso scrivendo Send in the clowns per un altro celebre musical, A little night music : un brano non pensato per le hit parade ma che fra 1975 e il 1977 scalò le classifiche, cantato perfino da Sinatra. E gli si deve pure l’ironia del racconto horror sul barbiere-assassino di Sweeney Todd mentre canta di gole tagliate e corpi venduti a peso. «È tutto ciò che c’è di meglio a Broadway», disse di lui un drammaturgo di fama come Arthur Laurents. Paroliere, compositore, regista: Stephen Sondheim, uscito silenziosamente di scena il 26 novembre a 91 anni, è stato una vera leggenda, figura centrale della storia del musical americano da lui rivoluzionato con testi intricati e potenti e melodie orecchiabili ma mai semplici. Jeff Romley, l’uomo di 50 anni più giovane che Sondheim aveva sposato nel 2017 dopo una vita trascorsa a celare la propria omosessualità, lo ha trovato morto nella casa di Roxbury, Connecticut, dove si erano ritirati all’inizio della pandemia. Che storia, la sua. Nato il 22 marzo 1930 in un’agiata famiglia ebrea newyorchese — i genitori erano ciò che oggi chiameremmo stilisti — trascorse l’infanzia al San Remo, il celebre edificio affacciato su Central Park. Poi, dopo l’aspro divorzio dei genitori, si trasferì con la mamma a Doylestown, Pennsylvania. Con lei i rapporti si deteriorarono al punto di rifiutarsi perfino di partecipare al funerale, nel 1992. Ma in quella città di provincia ebbe la fortuna di avere come vicino di casa uno dei più grandi e influenti parolieri di musical: Oscar Hammerstein II ( The king and I, The sound of music sono solo alcune delle sue opere più famose). Fu lui ad avviarlo a quella carriera che in oltre mezzo secolo gli ha fatto ottenere otto Tony (gli Oscar del teatro, compreso quello alla carriera, nel 2008). E poi otto Grammy, con Send in the clowns , canzone dell’anno 1975. Nel 1990 vinse l’Oscar per la colonna sonora del film Dick Tracy , diretto da Warren Beatty. Non mancarono altri premi importanti: il Pulitzer nel 1985 per i testi di Sunday in the Park with George , ispirato al dipinto di Seurat Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte . E la Presidential medal of freedom, insignitagli da Barack Obama nel 2015: «Ha sempre sfidato l’audience », disse di lui l’allora presidente, «i suoi brani più famosi non sono solo da canticchiare ma riflessioni sulle strade che non abbiamo intrapreso, sui desideri mancati, sulle nostre fragilità».

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