Iran: proteste contro il regime Commento di Cecilia Sala
Testata: Il Foglio Data: 27 novembre 2021 Pagina: 4 Autore: Cecilia Sala Titolo: «Le grandi proteste d'Iran contro il regime»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 27/11/2021, a pag.4, con il titolo "Le grandi proteste d'Iran contro il regime", l'analisi di Cecilia Sala.
Cecilia Sala
Ali Khamenei
Roma. Isfahan è una città nel centro dell'Iran dove una settimana fa quasi un milione di persone sono scese in piazza. Il problema degli abitanti di Isfahan, e di molti iraniani, è che hanno finito l'acqua. Nella notte di mercoledì la polizia ha appiccato il fuoco a una distesa di tende dove sarebbero andati a dormire i manifestanti, che in quel momento si stavano scontrando con altri poliziotti. Questa era iniziata come una protesta dei contadini con obiettivi limitati e richieste specifiche: riaprite i rubinetti, ridateci il fiume Zayandehrud ormai prosciugato. Ma in poco tempo sono cominciati a risuonare gli slogan contro la Guida suprema, Ali Khamenei, e poi "morte ai dittatori". Allora la polizia prende la mira e comincia a sparare ad altezza uomo. Non si conosce il numero dei morti, ma nei video di ieri si vede un ragazzo a cui sparano alla testa, poi c'è una donna a terra: non si muove, ha gli occhiali rotti e il volto insanguinato. Ci sono altri tre corpi inermi di giovani trascinati via dalla folla dai loro compagni. Ci sono i raid nelle case, i poliziotti sfondano le porte degli appartamenti e ci lanciano dentro i lacrimogeni. Da Teheran decidono di rallentare internet nella zona, ma ormai sono scesi in piazza anche a Shahr-e Kord e ad Ahvaz. Non sappiamo che succede perché lì il governo ha completamente bloccato internet. Nel frattempo finisce l'acqua a Yazd, le autorità dicono che sono stati i "vandali" a sabotare il canale di rifornimento che arriva da Isfahan. I manifestanti dicono che non è vero, che è un trucco per rivoltare la popolazione contro di loro. Questo genere di proteste mandano in paranoia i vertici della Repubblica islamica: il problema dell'acqua è un problema di molti e con il dramma dei contadini solidarizzano anche gli iraniani dei villaggi che votano conservatore. Gli ayatollah le temono perché sono contagiose e c'è il rischio che si ripeta quello che è successo nel novembre 2019, quando la rabbia dei "mustafazin" ("senza scarpe") è esplosa in tutto il paese e la repressione ha fatto 1.500 morti nelle strade.
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