Marco Liccione
Una famiglia ebrea con la stella di David appuntata sul petto. E la didascalia: "La storia si ripete, cambia la modalità". E si ripete anche il paragone, già più volte condannato dalla comunità ebraica, tra il Green Pass e la shoah. Questa volta è Marco Liccione, uno dei leader della protesta No Green Pass, a scegliere questa immagine in uno dei primi post pubblicati dopo la decisione del governo di imporre una nuova stretta sul Green Pass limitando soltanto ai vaccinati la possibilità di frequentare cinema e ristoranti. L'episodio ricorda la protesta No Green Pass che fece scalpore a Novara quando i manifestanti sfilarono uniti da un finto filo spinato con pettorine sulle giacche che ricordavano le divise di stracci di Auschwitz. Liccione rincara con una citazione "di un ebreo ungherese dal documentario, "Gli ultimi giorni" che dice: «Le persone si chiedono come mai non abbiamo fatto qualcosa, non siamo fuggiti, non ci siamo nascosti. Beh, le cose non sono successe all'improvviso, le cose sono andate molto lentamente. Ogni volta che usciva una nuova legge o una nuova restrizione dicevamo: Beh solo un'altra cosa, esploderà. Quando abbiamo dovuto indossare la stella gialla per stare fuori, abbiamo iniziato a preoccuparci». E il leader del movimento Variante Torinese chiosa: «Svegliamoci prima che sia troppo tardi». Il suo post ha raccolto i commenti del mondo No Green Pass, tra chi definisce l'obbligo vaccinale «lo sterminio più grande della storia» e chi inneggia «alla marcia su Roma». Il post di Liccione - già finito sul tavolo della Digos di Torino che riferirà in procura del contenuto del messaggio comparso sui social - non è passato inosservato neanche alla comunità ebraica torinese, suscitando sdegno. Lui si difende: «Il paragone è con il fatto che ci stanno ghettizzando, non con la Shoah. Sono parole forti ma non possiamo esprimerci diversamente». E su Facebook ha risposto a Liccione l'assessore regionale alla sicurezza Fabrizio Ricca: «Un altro No Green Pass che sputa sulla storia, sul dolore di milioni di persone, sulla pazienza di tutti. Chi paragona l'orrore inumano che hanno dovuto subire uomini, donne e bambini perseguitati, uccisi, bruciati, a un provvedimento sanitario transitorio è, nella migliore delle ipotesi, in cattiva fede. Chieda scusa se ha un minimo di decenza». E aggiunge: «Da parte mia, però, posso dirvi che sono stufo di sentir parlare di certi accostamenti».
"Disegni: 'L'unico antidoto? Un vaccino contro la stupidità' "
Dario Disegni
Dario Disegni, presidente della comunità ebraica torinese, definisce l'ultimo post del fronte No Vax «un'ennesima farneticante provocazione». Messaggi come quello postato su Facebook dal leader della Variante Torinese, Marco Liccione «Non possono non suscitare la più profonda indignazione e dura condanna non solo della Comunità ebraica, ma dell'intera società, che deve dire basta a questi ricorrenti vergognosi paragoni con la tragedia della Shoah».
Era già successo ad una manifestazione No Green Pass a Novara. Perchè? «Credo scatti anche una specie di effetto emulazione. Io non credo però che sia la comunità ebraica a dover rispondere anche se questo gesto offende la memoria dei morti nei campi di concentramento. Tutta la società, le istituzioni devono reagire. Stiamo assistendo a una serie di varianti del Tutta la società deve rispondere a questo banalizzare il genocidio e negazionismo della Shoah, compresa la sua banalizzazione, la sua strumentalizzazione e mistificazione».
Pensa ad un'azione legale? «Lo valuteremo ma non ne vedo il motivo. Non è un atto di antisemitismo. È giusto che la Digos indaghi, che la procura intervenga nel modo che ritiene opportuno, ma io credo che il vero problema sia intervenire per far crescere la comprensione della Shoah. È un compito che non può ricadere sulla piccolissima comunità ebraica. Le faccio un esempio positivo»
Quale? «Il ministero dell'Istruzione ha deciso di istituire linee guida per la lotta all'antisemitismo. La conoscenza, il contrasto e la prevenzione saranno strumenti concreti nelle scuole. L'istruzione resta lo strumento più potente per combattere ogni forma di negazione e distorsione dell'olocausto, per arginare odio e nuovi razzismi. Anche il lavoro del Parlamento per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, antisemitismo e istigazione all'odio è importante».
L'istruzione per combattere ogni forma di negazionismo? «Si è vero. Chi fa paragoni di questo genere non ha strumenti culturali forti, sono gli stessi che credono che io, che mi sono vaccinato, mi sia fatto iniettare un microchip o che la campagna vaccinale faccia gli interessi di big Pharma comandata dalla lobby ebraica. Dovremmo inventare un vaccino contro la follia e la stupidità, se mai riusciremo a trovarlo. Questo è un momento molto preoccupante»
Come arginare i fenomeno? «La miglior risposta, oltre agli strumenti educativi e culturali, è quella della senatrice Liliana Segre che ha scelto il silenzio e ha preferito non rispondere alle provocazioni personali che ha ricevuto. La società civile deve porsi il problema di come fare in modo che certe tesi deliranti non trovino spazio nelle coscienze delle persone. I valori sono contenuti nella nostra costituzione e la nostra costituzione tutela, tra l'altro la salute pubblica del Paese».
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