Così la Francia aiuta l'Egitto a bombardare i trafficanti d’uomini Cronaca di Gianluca Di Feo, Anais Ginori
Testata: La Repubblica Data: 23 novembre 2021 Pagina: 19 Autore: Gianluca Di Feo, Anais Ginori Titolo: «Così Parigi aiuta Al Sisi a bombardare i trafficanti d’uomini»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/11/2021, a pag.19, con il titolo "Così Parigi aiuta Al Sisi a bombardare i trafficanti d’uomini", il commento di Gianluca Di Feo.
Gianluca Di Feo
Anais Ginori
Dall’inizio del 2016 la Francia conduce una missione segreta assieme all’Egitto sulla frontiera libica: un’operazione di sorveglianza elettronica che ha portato ad almeno 19 bombardamenti del Cairo contro trafficanti di uomini e contrabbandieri, provocando centinaia di vittime civili tra cui probabilmente diverse persone finite per errore nel mirino. L’Operation Sirli è stata rivelata dal sito investigativo Disclose che ha documentano con foto e atti ufficiali della Difesa di Parigi l’attività portata avanti dall’intelligence militare sulla base di una accordo con Abdel Fatah Al Sisi, firmato dal presidente François Hollande e proseguito da Emmanuel Macron. Una spedizione top secret che ha iniziato a muoversi in Egitto nel gennaio 2016, pochi giorni dopo il sequestro e l’uccisione di Giulio Regeni. Disclose descrive nel dettaglio i voli di un aereo spia Merlin III noleggiato ai servizi segreti militari francesi da una società del Lussemburgo per pattugliare la sterminata fascia di deserto al confine tra Libia ed Egitto. Oltre agli ufficiali di Parigi, a bordo era presente un colonnello del Cairo che si occupava di tradurre le conversazioni intercettate e indirizzare le ricognizioni. L’accordo tra le due nazioni prevedeva che la sorveglianza si occupasse di terrorismo islamista, ma gli agenti francesi segnalano subito ai vertici politici di non trovare tracce di jihadisti mentre l’interesse egiziano era diretto quasi esclusivamente verso i trafficanti di esseri umani e i contrabbandieri che varcavano la frontiera in colonne di camioncini pick up. Non solo. Le carovane individuate dal velivolo francese venivano poi colpite da raid dell’aviazione del Cairo.
Abdel F. Al Sisi con Emmanuel Macron
Le foto mostrano i bombardieri in arrivo e poi i veicoli in fiamme dopo i raid. Più volte Parigi viene informata degli assalti, non previsti dall’accordo iniziale: «È stata accertata la distruzione dei bersagli. È importante ricordare al nostro partner che il nostro strumento non serve per individuare gli obiettivi». Nelle relazioni si fa presente pure che le informazioni raccolte dal bimotore francese sono insufficienti per considerare i veicoli a terra «una minaccia». Mentre invece ogni avvistamento si trasforma in attacco letale: «I risultati ottenuti finora grazie alla missione di ricognizione elettronica — riporta un’informativa del 6 giugno 2019 — sono eccezionali. In un anno hanno permesso l’intercettazione e la distruzione di più di mille fuoristrada che avevano attraversato illegalmente la frontiera». Almeno in un caso, stando a Disclose , per errore finiscono sotto le bombe 3 operai arabi che stanno riparando una strada. Il vertice dell’intelligence continua a essere preoccupato per la missione che di fatto si è trasformata in un’operazione clandestina di guerra contro civili. Quando Macron e il ministro della Difesa all’inizio del 2019 si recano in visita al Cairo, nei fascicoli preparatori della trasferta c’è una nota che sottolinea la «necessità » di un accordo che garantisca «una solida base giudiziaria» all’attività segreta. Stando al sito investigativo, però, non cambia nulla: i voli francesi proseguono ancora oggi. «Questi documenti mettono in luce gli eccessi della missione e sollevano la questione della responsabilità della Francia nei crimini della dittatura di Al Sisi», scrive Disclose : Macron e il suo predecessore «sono stati periodicamente informati degli abusi commessi dall’alleato egiziano », ma hanno deciso di continuare a «impegnare la responsabilità dello Stato e dell’esercito francese al suo fianco». La ministra della Difesa Florence Parly ha chiesto l’apertura di un’indagine interna sulle informazioni diffuse da Disclose . Il ministero ha rifiutato di entrare nel merito delle rivelazioni per «ragioni di sicurezza». «L’Egitto è un partner della Francia — commenta un portavoce — con il quale manteniamo relazioni nel campo dell’intelligence e della lotta al terrorismo». Già due anni fa un’inchiesta del sito sulle vendite di armi ai sauditi aveva provocato un’istruttoria, poi archiviata, contro tre reporter per “violazione del segreto militare”. E anche questa volta la testata invoca la libertà di stampa davanti al “segreto militare”: «Tutte le notizie sono di grande interesse pubblico perché la cooperazione militare con il regime egiziano non è soggetta ad alcun controllo democratico ».
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