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Hamas, organizzazione terroristica?
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
Ma cosa stanno combinando le autorità britanniche? Si permettono addirittura di qualificare Hamas come un'organizzazione terroristica? Sappiamo bene che si tratta di un pacifico movimento di liberazione nazionale il cui unico scopo è l'instaurazione di un califfato islamico sulle rovine dello Stato di Israele, pardon, di questa odiosa entità sionista, per la cui creazione gli inglesi si portano addosso una grave responsabilità. L'Iran, che vorrebbe anche vedere gli ebrei gettati in mare, si unisce alle proteste dei palestinesi di ogni tendenza, così come l'Autorità palestinese dimenticando per un po' la feroce lotta che sta conducendo contro Hamas che si infiltra nel suo territorio. Ascoltando nient’altro che il suo coraggio, un membro di Hamas ha deciso di lavare l'affronto e mostrare al mondo quanto fosse ingiusta l'accusa di terrorismo. Questo notabile quarantaduenne, sposato e padre di cinque figli, fino ad ora aveva vissuto una vita tranquilla: professore di arabo e islam in una scuola di Gerusalemme Est, riceveva un discreto stipendio dal comune di Gerusalemme. La sua funzione gli dava l’occasione di andare a pronunciare discorsi infuocati contro i sionisti e la loro progenie da un pulpito nella moschea di Al Aksa, invitando i fedeli a proteggere questo luogo sacro, cosa che gli era valso il soprannome di ‘Difensore della Fede’ ed il rispetto dei suoi vicini.
Domenica 21 novembre, all’alba, lui decise di rinunciare alla predica per passare all’azione. Uscito da casa sua nel quartiere Shuafat, un’arma automatica nascosta sotto il suo abito tradizionale, si diresse tranquillamente verso la Città Vecchia e si fermò vicino a una delle porte che davano accesso alla Spianata del Tempio - scusate, la spianata delle moschee - la cosiddetta Porta della catena - Bab el Silsileh - che è la più vicina al Muro Occidentale. Ha poi scatenato un fuoco pesante, ferendo gravemente uno studente della Yeshiva e un rabbino e uccidendo una guida turistica. Un poliziotto è rimasto leggermente ferito; altri agenti di polizia, arrivati in meno di 30 secondi, hanno posto fine alla strage sparando all'assassino. “A Gerusalemme un attacco con un'arma da fuoco fa un morto e tre feriti”, titola Le Monde, che si accontenta di riportare l'accaduto con una neutralità degna di lode e che si guarda bene dall’esprimere un giudizio. Secondo questo importante quotidiano: “La dirigenza di Hamas ha confermato che l'aggressore, presentato come Fadu Abu Shukhaydam, era effettivamente un membro dell'organizzazione, senza tuttavia rivendicare direttamente la responsabilità di questo attacco, che si verifica precisamente sei mesi dopo la fine dell'ultima guerra tra Hamas e Israele. “Il nostro martire a Gerusalemme ha trascorso la sua vita predicando il jihad (…) questa eroica operazione è un avvertimento al nostro nemico e al suo governo affinché smetta di occupare le nostre terre.” Essendo questi fatti avvenuti di domenica, le grandi cancellerie occidentali in serata non avevano ancora reagito a questi fatti; probabilmente lo faranno lunedì. Nel frattempo si stanno svolgendo manifestazioni in tutto il territorio dell'Autorità Palestinese per protestare contro la morte del martire.
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