Riprendiamo da LIBERO di oggi, 21/11/2021, a pag.1 con il titolo "D'Alema controlla l'Italia da Pechino", il commento di Andrea Morigi.
Andrea Morigi
Massimo D'Alema
La lobby di Pechino può contare anche su propri esponenti a Palazzo Chigi. Non solo Ettore Rosato, Pietro Grasso, l'ex sottosegretario Michele Geraci, artefice degli accordi sulla »via della seta«, fino a Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri del Senato che, recentemente, ha messo in dubbio la persecuzione degli uiguri in Cina. Oltre ai nomi indicati dai ricercatori del Comitato globale per lo Stato di diritto "Marco Pannella" e Sinopsis, progetto della Ong ceca AcaMedia e della facoltà di Sinologia dell'università Carolina di Praga, nel loro dossier Una preda facile. Le agenzie di influenza del PCC e le loro operazioni nella politica parlamentare e locale italiana, ci sono altri personaggi chiave nello scenario dell'infiltrazione comunista nei gangli del potere. Quando il 7 febbraio 2020 Giuseppe Ippolito, allora direttore scientifico dell'ospedale Spallanzani di Roma e attualmente direttore generale della ricerca e dell'innovazione in sanità del ministero della Salute, informa la task-force Coronavirus sui pazienti stranieri ricoverati, oltre a riferirne le condizioni di salute «segnala che i due cinesi hanno ruolo elevato nella scala gerarchica politica cinese». Chissà da chi era stato informato della posizione di riguardo della coppia di dignitari comunisti. E il soccorso rosso che entra in azione come una forza d'intervento rapida. Anzi, come una task force. Basta spulciarne i verbali sul sito del ministero della Salute, come ha fatto il deputato di Fratelli d'Italia Galeazzo Bignami, per far venire a galla alcune cortesie a prima vista inspiegabili rivolte alla Cina proprio in coincidenza con la diffusione del coronavirus.
GENEROSITÀ Come quel carico da 18 tonnellate di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale, decollato il 15 febbraio 2020 dalla Base di pronto intervento delle Nazioni Unite a Brindisi diretto oltre la Grande Muraglia. La spedizione aerea è a cura del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, felice di mostrare solidarietà internazionale alla popolazione cinese in difficoltà, ma non altrettanto sensibile alle questioni della sicurezza nazionale. Solo qualche giorno prima infatti, il 12 febbraio, alla presenza del ministro della Salute, Roberto Speranza, il segretario generale del dicastero aveva avvisato che «per quanto riguarda i dispositivi medici dalle informazioni avute dal direttore generale non giungono buone notizie: i dispositivi sono limitati e a tal proposito si è svolto un incontro con le associazioni di categoria per quantificare l'approvvigionamento necessario». Qualora fosse mancato materiale, il Grande Fratello cinese avrebbe comunque saputo provvedere con altrettanta generosità. Lo attesta una mail inviata al capo della Protezione civile Angelo Borrelli e a Domenico Arcuri, prossimo a essere nominato commissario all'emergenza Covid. Il 13 marzo 2020, Wu Bixhu, segretaria generale della Silk Road Information Limited, li informa di aver predisposto l'ordine per 416 ventilatori che saranno acquistati dal governo italiano come assicurato dall'ex presidente del consiglio dei ministri onorevole Massimo D'Alema (citato a p. 608 del volume di Fabrizio Gatti, L'infinito errore. La storia segreta di una pandemia che si doveva evitare, pubblicato da La Nave di Teseo nel 20211 Del resto, D'Alema oltre a essere il fondatore di Articolo 1, componente di Liberi e Uguali, il partito al quale appartiene il ministro della Sanità Roberto Speranza, è anche uno dei quattro presidenti onorari della Silk Road Cities Alliance, legata al governo di Pechino e a cui fa capo proprio la società che fornì alla Protezione Civile Italiana i ventilatori cinesi, la Silk Road Global Information Limited.
CONFLITTI D'INTERESSE Gli altri tre, con i quali D'Alema condivide il "board of directors" sono pezzi da novanta: il primo è Zhang Wenkang, il ministro cinese della Sanità rimosso nel 2003, con l'accusa di aver nascosto la prima epidemia di Sars; il secondo risponde al nome di Zhao Qizheng, dal 1998 al 2005 direttore dell'ufficio Informazione del Consiglio di stato, chiamato anche ufficio centrale della propaganda all'estero; il terzo è l'abile Li Zaoxhing, ministro degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese dal 2003 al 2007. Tra i membri del comitato direttivo della Silk Road Cities Alliance, troviamo invece altri due italiani: l'ex ambasciatore a Pechino Alberto Bradanini, attualmente presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea (CSCC), e Giuseppe Rao, già direttore generale della presidenza del consiglio dei ministri. Pechino sa su chi può contare, insomma.
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