Il consigliere leghista evoca Segre con il numero del Lager Cronaca di Zita Dazzi
Testata: La Repubblica Data: 21 novembre 2021 Pagina: 6 Autore: Zita Dazzi Titolo: «'Mancava lei, numero 75190'. Contro Segre il leghista evoca il lager»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA, a pag. 6, con il titolo " 'Mancava lei, numero 75190'. Contro Segre il leghista evoca il lager", la cronaca di Zita Dazzi.
Zita Dazzi
Liliana Segre
«Mancava lei... 75190». Il numero che venne tatuato dai nazisti sulla pelle di Liliana Segre, quando a 14 anni arrivò ad Auschwitz, è quello usato in un post su Facebook dal capogruppo della Lega a Lissone, Fabio Meroni, consigliere provinciale ed ex deputato brianzolo, No Vax convinto. L’attacco alla senatrice a vita, rea di aver appoggiato la campagna vaccinale contro il Covid, ha suscitato un’ondata di indignazione tale che ha spinto persino il capogruppo del Carroccio alla Camera Fabrizio Cecchetti a minacciare provvedimenti. L’unica a tacere e a chiedere ancora una volta un doloroso silenzio di fronte a queste nefandezze è Liliana Segre, nelle ultime settimane bersagliata da attacchi feroci dai leader No Vax. Meroni, accortosi del passo falso, ha cancellato il post e cercato tardivamente di chiedere scusa: «In questo clima d’odio purtroppo anch’io mi sono lasciato coinvolgere e in modo totalmente sbagliato ho cercato di esprimere il mio pensiero. Voglio chiedere scusa, che non intendevo in nessun modo offendere. Ribadisco la mia stima nei suoi confronti».
Fabio Meroni con Matteo Salvini
La richiesta di espulsione dalla Lega viene chiesta dal deputato Emanuele Fiano (Pd), figlio di Nedo, morto l’anno scorso, grande amico di Segre, con la quale per anni ha condiviso l’onere di testimoniare la Shoah davanti a decine di migliaia di italiani di tutte le età. Sdegno e richiesta di allontanamento dalle istituzioni arrivano dal presidente della Comunità ebraica milanese, Walker Meghnagi: «La spersonalizzazione degli ebrei durante la Shoah tramite la loro identificazione numerica è stata una specificità del regime nazifascista. Non è tollerabile che un soggetto investito di una carica pubblica possa utilizzare un simile vile espediente per chi ha patito sulla propria pelle l’orrore delle leggi razziali. Non bastano le scuse, tra le fila delle istituzioni democratiche è indegno che siedano persone che non ne hanno alcun rispetto, uno sfregio alla storia e alla democrazia». Solidarietà arriva da Anpi e Aned. «È lo stesso linguaggio con cui i nazisti annullavano la personalità di chi finiva nel campo di sterminio “per la sola colpa di essere nati”. È inaccettabile e vergognoso», scrive il presidente dell’associazione partigiani di Milano, Roberto Cenati. La sindaca di Lissone, Concetta Monguzzi, è indignata: «La città non si riconosce in quelle parole sciagurate». Esprimono sdegno e solidarietà Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini: «Un attacco vergognoso e indegno per chi ricopre un ruolo nelle istituzioni. Siamo purtroppo abituati alle farneticazioni antiscientifiche, ma sfregiare una donna simbolo di libertà per accostare i vaccini agli orrori nazisti è aberrante».
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