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La Repubblica Rassegna Stampa
21.11.2021 Finalmente la svolta di Londra: Hamas nella lista dei terroristi'
Cronaca di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 21 novembre 2021
Pagina: 21
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «La svolta di Londra: 'I politici di Hamas nella lista dei terroristi'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/11/2021, a pag. 21, l'analisi di Sharon Nizza dal titolo "La svolta di Londra: 'I politici di Hamas nella lista dei terroristi' ".
 
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Sharon Nizza


Il Regno Unito si accinge a dichiarare Hamas “organizzazione terroristica nella sua interezza”, ponendo fine alla distinzione tra ala politica e militare e allineandosi alle designazioni con cui già Stati Uniti e Unione Europea hanno inserito nelle rispettive liste nere il movimento fondamentalista che governa la Striscia di Gaza dal 2007. «Una distinzione arificiale: Hamas ha significative capacità terroristiche, che comprendono l’accesso a ingenti e sofisticati armamenti », ha dichiarato venerdi la ministra degli Interni Priti Patel nell’annunciare il provvedimento, che in settimana passerà al voto parlamentare e potrebbe diventare esecutivo già dal 26 novembre. Vittoria per Israele, che premeva da tempo, e determinante l’incontro tra i premier Boris Johnson e Naftali Bennett a margine della Cop26 di Glasgow. Un atto dovuto alla comunità ebraica britannica, che «non si sente sicura», ha specificato Patel. «Hamas è una organizzazione veementemente antisemita e l’antisemitismo è un male duraturo che non tollererò mai».

Report terrorist or extremist content online – Action Counters Terrorism

Se il decreto diventerà esecutivo, ogni espressione di sostegno a Hamas, incontri con i suoi rappresentanti, sventolarne la bandiera, saranno reati punibili con pene fino a 14 anni di carcere. Ma l’implicazione più preoccupante per Hamas riguarda la stretta alle donazioni, conseguenza diretta dei congelamenti di beni e conti correnti prevista con la designazione. L’anno scorso lo stesso provvedimento era stato approvato anche per i libanesi di Hezbollah. Per entrambe le organizzazioni, l’Inghilterra è considerato un campo fertile di raccolta fondi attraverso numerose associazioni caritatevoli. Un’inchiesta del quotidiano Haaretz a maggio tracciava il percorso di milioni di fondi che raggiungono Hamas dalla Malesia passando per banche turche e attraverso enti benefici di stanza a Londra. «Un atto inutile che non avrà nessun effetto deterrente sul nostro movimento, continueremo a difendere la nostra gente con ogni metodo di confronto stabilito dalla resistenza », è la reazione del capo di Hamas Ismail Haniyeh da Doha. Ma le fazioni palestinesi hanno convocato una riunione di emergenza a Gaza, dove proprio ieri si commemorava l’86mo aniversario della morte di Izzaddin al Qassam, l’ideologo siriano che dà il nome all’ala militare di Hamas che la Gran Bretagna aveva messo fuorilegge già nel 2001: «Chiediamo al Parlamento britannico di rigettare la decisione», contro cui è invocata una “campagna internazionale”, si legge in una nota. «Una mossa che diminuirà il ruolo del Regno Unito nel promuovere gli sforzi per la pace», è la condanna che arriva dalla missione permanente palestinese a Londra. Una dichiarazione non scontata, considerato che la diplomazia internazionale è gestita dall’Autorità nazionale palestinese (Anp) guidata dagli esponenti del Fatah, acerrimi nemici di Hamas, con cui non si è mai saldata la frattura nata dopo la guerra civile a Gaza del 2007. Solo venerdì, gli apparati di sicurezza dell’Anp hanno aperto una mega operazione per “ripristinare la governabilità” nell’area del campo profughi di Jenin dove bande legate a Hamas e alla Jihad Islamica sollevano la testa. E mentre il premier Naftali Bennett ringrazia Londra – dove oggi atterrerà il presidente dello Stato Itzhak Herzog – su un canale parallelo invia al Cairo gli uomini delle ombre: il capo della Sicurezza nazionale Eyal Hulata e il direttore dello Shin Bet Ronen Bar hanno incontrato nei giorni scorsi il potente capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel per formulare una nuova proposta di accordo con Hamas (fuorilegge in Egitto come parte della Fratellanza Musulmana) nel tentativo di cementare la tregua raggiunta a maggio dopo 11 giorni di conflitto. Un accordo che, secondo indiscrezioni della stampa israeliana, comprenderebbe “significativi passi avanti” anche rispetto a uno scambio di prigioneri Israele-Hamas in discussione da anni.

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