Antisemitismo in Europa: 'Un ebreo su quattro pensa di andarsene' Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 20 novembre 2021 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Il canarino ebraico»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 20/11/2021, a pag. 1, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo 'Il canarino ebraico'.
Giulio Meotti
Roma. Un sondaggio dell'American Jewish Joint Distribution Committee tra i leader delle comunità ebraiche in Europa ha rilevato che il 23 per cento sta pensando di emigrare. Più di due terzi degli intervistati hanno affermato di aspettarsi un aumento dell'antisemitismo in Europa nel prossimo decennio e il 22 per cento degli intervistati ha affermato di non sentirsi al sicuro nelle proprie città, rispetto al 7 per cento del 2008. C'è il rabbino capo olandese, Benjamin Jacobs: "Dobbiamo andarcene in Israele". Cinque dei suoi figli lo hanno già fatto. E quando andrà in pensione, li seguirà anche lui. Il rabbino capo della Catalogna, Meir Bar-Henha, ha espresso lo stesso desiderio: "Gli ebrei non saranno qui in modo permanente. Dico da tempo ai membri della mia congregazione: non pensate che staremo qui per sempre. E li incoraggio a tornare e comprare proprietà in Israele. Questo posto è perduto. Non rifate l'errore degli ebrei dell'Algeria, del Venezuela. Meglio andarsene via subito prima che sia troppo tardi". Nei giorni scorsi, parlando al Point, Pinchas Goldschmidt, il presidente della Conferenza dei rabbini europei, alla domanda se si senta più al sicuro per strada, a Mosca, dove vive, o a Parigi o Bruxelles dove va regolarmente, ha risposto: "Mi sento molto più al sicuro a Mosca. Tanto più che sono stato personalmente aggredito a Bruxelles. Ho incontrato tre mesi fa a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, ebrei che si sono trasferiti lì perché si sentono più al sicuro che a Parigi o Bruxelles. In un paese arabo!". Poi Goldschmidt ha sciorinato numeri impressionanti: "Alcuni anni fa, in Europa erano rimasti 1,6 milioni di ebrei. Oggi quel numero è diminuito di almeno 300 mila". Nelle scorse settimane c'è stata una conferenza internazionale sull'antisemitismo a Malmö, in Svezia. Se la congregazione ebraica della terza città svedese contava duemila persone negli anni 70, oggi ce ne sono meno di cinquecento. La situazione è tale, rivela l'Expressen, che "una coperta è stata messa sui libri nella vetrina degli Archivi della città di Malmö. 0 meglio, i libri con caratteri ebraici. Un rischio per la sicurezza". La giornalista ebrea svedese Paulina Neuding ha scritto: "Così nessuno avrebbe rotto la finestra e lanciato una bomba incendiaria". La scuola materna ebraica all'apparenza è normalissima. Ma i bambini giocano dietro a un vetro antiproiettile. Prima dell'attentato di Copenaghen del 2015, nell'asilo nido ebraico c'erano 23 bambini: oggi sono rimasti in cinque. La comunità ebraica di Malmö potrebbe dissolversi entro il 2029. "La congregazione ebraica sparirà presto", si legge in una nota comunitaria. Nizza è stata un paradiso per gli ebrei per quasi mille anni. Fino a quindici anni fa ospitava la quarta più grande comunità ebraica in Francia con ventimila membri. Oggi tremila. Secondo l'Aftenposten, il venti per cento delle due più grandi comunità norvegesi (Oslo e Trondheim) se n'è andato nell'ultimo decennio. "La Norvegia potrebbe essere il primo paese in Europa a diventare jüdenfrei", ha scritto la giornalista Julie Bindel. La comunità ebraica danese ha perso il 25 per cento dei membri negli ultimi quindici anni, ha detto il presidente Finn Schwarz al quotidiano Jyllands-Posten. Il rabbino capo olandese Jacobs, durante una recente conferenza a Nimega, ha rivelato che lui e sua moglie se ne sarebbero già andati se non fosse per senso del dovere. "Sono come il capitano in servizio su una nave che affonda".
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