L’Unione europea deve decidere se i muri anti migranti le stanno bene oppure no
Analisi di Carlo Panella
Mi spiace, ma oggi mi viene l’obbligo di provocare. Leggo che gli immigrati che premono sulla frontiera della Polonia hanno pagato 12-15mila dollari il viaggio dall’Iraq al confine bielorusso per una famiglia. La fonte, l’emittente Deutschland Welle, è più che attendibile. Questa cifra dice tutto, è un piccolo capitale, è tre, quattro volte il reddito pro capite dei Paesi di provenienza. A parità di potere d’acquisto, a braccio, corrisponde a più di 100mila euro per una famiglia italiana. Dunque, chi ne dispone, chi la può investire in questi viaggi della speranza non è detto che sia in miseria. Questa cifra coincide peraltro col costo dei barconi nel Mediterraneo, 3mila o 5mila dollari a testa – la fonte è l’Ansa – circa dieci volte il reddito pro capite dei Paesi di provenienza. Non solo, leggo anche sulle statistiche ufficiali del Ministero degli Interni, che alla larga maggioranza assoluta dei richiedenti asilo in Italia viene rifiutata dai Tribunali anche e persino la protezione umanitaria, dalle maglie larghissime e che lo status di rifugiati, i veri e unici dannati della terra viene riconosciuto solo al 5-10% dei richiedenti. Non solo, leggo anche che in Italia solo una minoranza, il 2-5% degli immigrati irregolari proviene da Paesi in guerra, che il gruppo più consistente proviene dalla Tunisia, Paese pacificatissimo e che nessuno proviene da Paesi sconvolti da siccità o carestie. Ma allora? Non è il caso di riflettere? Non è il caso di avviare una seria analisi su questo flusso migratorio e distinguere tra il grano, la minoranza che fugge effettivamente da persecuzioni e vessazioni, che va assolutamente protetta e aiutata, e la parte che – del tutto lecitamente – investe un capitale non indifferente per tentare di migliorare le proprie condizioni di vita? Ma non basta.
Leggo anche che il muro e gli idranti polacchi sugli immigrati, non solo non scandalizzano l’Europa, ma che la discussione, in estrema sintesi, è solo tra chi – Charles Michel per il Consiglio Europeo – sostiene che il muro anti-immigrati deve essere pagato con fondi europei e chi – Ursula von del Leyen per la Commissione Europea – sostiene che invece il muro lo devono pagare i singoli Stati. Ora, qualcuno mi spieghi per favore perché invece viene trattato da infame chi sostiene che debba essere eretto un muro nel Mediterraneo. Non certo quindi che i barconi debbano essere affondati. Ma che gli immigrati dei barconi debbano ovviamente essere soccorsi dalle nostre navi, se in pericolo, rifocillati e riportati da dove vengono. Di nuovo: perché il muro su terra è ufficialmente giudicato giusto e legittimo, idranti a sotto zero inclusi, botte da orbi a chi tenta di superarlo incluse, mentre il muro navale è una infamia? Urge dibattito.
Carlo Panella
Giornalista, scrittore, autore de “Il libro nero del Califfato”