India, un alleato possibile per l'Occidente? Analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Repubblica Data: 18 novembre 2021 Pagina: 30 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «India, l’alleato possibile»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 18/11/2021, a pag. 30, con il titolo "India, l’alleato possibile" l'analisi di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
Narendra Modi con Mario Draghi
Il G20, la Cop26 e il primo vertice fra i leader di Cina e Usa hanno certificato il fatto che il centro gravitazionale delle crisi e delle opportunità globali si sia definitivamente spostato verso Oriente, nella vasta area dell’Indo-Pacifico. Ed al centro di quell’area c’è per l’Occidente una grande opportunità: l’India. Sarebbe un errore interpretare la posizione del premier indiano Narendra Modi al vertice sul clima come una richiesta semplicemente dilatoria o peggio una rivendicazione al “diritto di inquinare” in nome dello sviluppo. Modi ha parlato di «giustizia climatica», schierandosi contro il meccanismo dei carbon credit, che permette alle imprese, che non raggiungono obiettivi in materia di emissioni, di comprare altrove la riduzione delle emissioni, quindi di “pagare per inquinare”. Secondo Modi, Stati Uniti ed Europa devono investire insieme nella riconversione ecologica dell’economia indiana. La proposta merita attenzione. L’India, Paese che ha fatto già passi da gigante negli ultimi cinquant’anni, non ha ancora completato il proprio processo di sviluppo: la transizione ecologica del gigante indiano, con 1,4 miliardi di esseri umani, ha costi più alti che in Occidente e la richiesta di partecipare a questi costi è più che legittima. I vantaggi sono molti e reciproci: l’India è pronta a sviluppare oltre 450 Gw di nuova energia rinnovabile da qui al 2030, con un grande spazio per joint venture fra imprese europee, americane e indiane. Ma c’è di più: l’India può anche rappresentare nel breve futuro il partner ideale per una nuova stagione di cooperazione congiunta euro-indiana in Africa, che potrebbe diventare la migliore risposta dell’Occidente alle opacità dei progetti della Nuova Via della Seta, fondati su pratiche finanziarie al di fuori degli standard internazionali, che hanno moltiplicato le “trappole del debito” nei confronti di troppi Paesi del continente. E se sul fronte dei cambiamenti climatici è giusto, come ha dichiarato il negoziatore Usa John Kerry, tentare in ogni modo di coinvolgere la Cina, in quanto responsabile del 27% della produzione di gas climalteranti (il doppio degli Stati Uniti), la strada di un accordo con l’India è più semplice. Scolpita all’ingresso del Parlamento indiano c’è una frase tratta dalle Upanishad: “Il mondo è una sola famiglia”. E dunque ecco la ricetta indiana: serve più globalizzazione, più interdipendenza, più mercato e società aperte, più democrazia. Che si tratti di lotta ai cambiamenti climatici o rendere più umana la globalizzazione, non servono tutele assolute delle sovranità nazionali, serve diffondere economie e società aperte, libero commercio e libero scambio.
L’esatto contrario di quanto accade invece con le autocrazie, che per loro natura sono impermeabili alle interferenze esterne: l’avevamo già ben compreso sui diritti umani, oggi diventa evidente anche sulle scelte energetiche ed economiche. E per l’Occidente i vantaggi di una partnership strategica con l’India sono molteplici. Non c’è dossier nel quale non siano evidenti i vantaggi di un’alleanza globale con l’India: sicurezza internazionale, contenimento della Cina, lotta alla pandemia, nuove opportunità derivanti da una crescente integrazione delle economie, globalizzazione dei diritti, tutela delle democrazie dell’Indo-Pacifico. L’India può rappresentare il solido pilastro sul quale l’Occidente potrà poggiare le proprie politiche di sicurezza nel continente asiatico, rafforzando le nuove alleanze fra le democrazie asiatiche a cominciare dalla trasformazione del Quad (Usa, India, Giappone e Australia) in una vera organizzazione per la sicurezza regionale, includendo l’accordo Aukus con Gran Bretagna, Francia e le altre democrazie asiatiche disponibili. Anche la rete fra le intelligence del mondo anglosassone Five Eyes potrà aprirsi per includere Nuova Delhi. E venendo all’Italia, l’ultimo positivo incontro fra Mario Draghi e Narendra Modi durante il G20 apre la strada ad una nuova cooperazione avanzata a cominciare dall’incremento dell’interscambio commerciale, oggi attestato a soli 9 miliardi di euro, ampiamente al di sotto delle potenzialità che i due Paesi possono esprimere.
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