Ostia (Roma): rifiuta velo e nozze. Picchiata dai genitori, li denuncia a 14 anni Cronaca di Salvatore Giuffrida, Luca Monaco
Testata: La Repubblica Data: 16 novembre 2021 Pagina: 21 Autore: Salvatore Giuffrida, Luca Monaco Titolo: «Rifiuta velo e nozze. Picchiata dai genitori li denuncia a 14 anni»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/11/2021, con il titolo "Rifiuta velo e nozze. Picchiata dai genitori li denuncia a 14 anni", la cronaca di Salvatore Giuffrida, Luca Monaco.
«Mio padre e mia madre vogliono che lasci la scuola per sposarmi, vogliono riportarmi in Bangladesh, dove sono nata. Io non ci voglio andare». Alisha (il nome è di fantasia), 14 anni, è scossa ma grazie al conforto della sua professoressa di Italiano, un’insegnante che nel tempo libero l’aiuta a superare le difficoltà con la lingua, trova la forza di denunciare tutto ai carabinieri. Le violenze psicologiche subite da mesi, nel chiuso dell’appartamento dove la famiglia bengalese abita ormai da più di dieci anni, dietro la stazione di Ostia, il municipio sul mare a trenta chilometri dal centro di Roma. Nel primo pomeriggio di sabato, accompagnata dalla sua insegnante, Alisha, livida in viso, con dei vistosi graffi sulla parte sinistra della fronte, varca la soglia della stazione dei carabinieri di Ostia in via dei Fabbri Navali e in quel preciso momento assesta un taglio netto alla sua vita, come se ci fossero un prima e un dopo. Perché in casa della sua famiglia, residente in Italia da dieci anni, si parla solo bengalese e si seguono alla lettera le regole dell’Islam. Alisha è arrivata a Roma quando aveva pochi mesi. Suo padre, ex dipendente di un minimarket, adesso lavora come guardiano di notte. La madre è casalinga, e insieme al primogenito diciassettenne sta bene attenta a che Alisha rispetti alla lettera di dettami culturali e religiosi del loro Paese di origine. Su questo non si transige, anche a costo di traumatizzare la figlia. I due sono stati denunciati per maltrattamenti e lesioni personali. Sono le 10.30 del mattino quando nell’appartamento si accende l’ennesima discussione. Stavolta Alisha si trova davanti la madre e il fratello. «Volevano che mettessi il velo, ma io mi sono rifiutata — ricostruisce la ragazza — Mio fratello mi ha presa a schiaffi, mi ha strattonata e mi ha scaraventata contro il muro. Poi mi ha spinta ancora e ho battuto la testa contro un mobile». I carabinieri annotano tutto e alle 18 l’accompagnano all’ospedale Grassi di Ostia, dove la 14enne viene indirizzata nel percorso rosa per donne vittime di violenza. Alisha è scossa, silenziosa ma vigile. Racconta ancora ai medici che da tempo è vittima di «violenze psicologiche da parte del padre e della madre, che vorrebbero costringerla a rinunciare agli studi e a sposarsi con un matrimonio combinato» in Bangladesh. I medici le diagnosticano un trauma cranico minore: nonostante la testata contro il mobile, la 14enne muove bene gli occhi. Le vengono riscontrati i sintomi da stress legato alla violenza. Dopo quaranta minuti di visita, intorno alle 19, viene dimessa con 15 giorni di prognosi per essere accompagnata in una struttura protetta per minori. A casa non ci vuole più tornare. Una storia che ricorda la tragedia vissuta da Saman Abbas, la ragazza pachistana scomparsa a Reggio Emilia dopo essersi rifiutata di sposare il cugino: i suoi familiari sono accusati di omicidio e occultamento di cadavere. Grazie all’aiuto della sua insegnante, Alisha invece ha avuto il coraggio di denunciare e la sua storia ora avrà un finale diverso.
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