La magia di I.B. Singer per adulti e bambini Recensione di Elena Loewenthal
Testata: La Stampa Data: 13 novembre 2021 Pagina: 12 Autore: Elena Loewenthal Titolo: «Un po' di grasso di pollo appena fritto è il regalo perfetto per la fidanzata»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/11/2021, a pag.12, con il titolo "Un po' di grasso di pollo appena fritto è il regalo perfetto per la fidanzata" la recensione di Elena Loewenthal.
Elena Loewenthal
La copertina (Adelphi ed.)
Nelle storie il tempo non svanisce, e nemmeno gli uomini e gli animali. Per lo scrittore e i suoi lettori tutte le creature vivono per sempre. Ciò che è successo tanto tempo fa è ancora presente». Con queste parole Isaac Bashevis Singer introduce i suoi celebri racconti per bambini (e adulti) che portano il titolo di Zlateh la capra e altre storie e che, usciti in italiano nel 1979 per la prima volta da Bompiani per la cura di Mario Biondi, tornano ora alla luce in una nuova, delicata traduzione di Elisabetta Zevi per i tipi di Adelphi, con le tradizionali illustrazioni di Maurice Sendak. Singer dedica queste pagine meravigliose ai «molti bambini che non hanno avuto la possibilità di diventare grandi a causa di stupide guerre e di persecuzioni crudeli che hanno devastato città e distrutto famiglie innocenti». E un atto d'amore, il suo. Ma, come al solito, l'amore per Singer si declina in molti modi e ha sempre un lato oscuro, inquietante: le sue storie, in fondo, di rado confortano e più spesso ci interrogano. Ci fanno sorridere, ma anche scuotere la testa come a dire: che strano che è, questo mondo. Così è anche qui, in questi racconti che sono tutto fuorché opere minori, marginali. Sono, invece, tanti gioielli. Singer stupisce sempre per la sua strabiliante capacità creativa: è come se le sue storie venissero fuori così, come da sole, con la naturalezza della neve che cade — e in queste storie ce n'è tanta, di neve. Chissà quanto si divertiva, a scriverle. In Zlateh la capra e altre storie troviamo un vero e proprio universo umano completo, buono per gli occhi e il cuore tanto dei bambini quanto degli adulti. C'è di tutto, davvero. A incominciare da Atzel, che un bel anzi un brutto giorno si ammala di desiderio di morire per vedere il paradiso, per poi scoprire che è tutt'altro che il luogo più desiderabile del mondo, perché lassù il cielo è sempre dello stesso colore e si mangiano sempre le stesse pietanze. Inutile aggiungere che alla fine guarisce! In questa raccolta Singer si cimenta anche con un luogo comune, anzi niente affatto comune e piuttosto unico della narrativa e aneddotica ebraica tradizionale: la cittadina di Chelm, patria degli sciocchi e degli ingenui. Chelm raccoglie da sempre in sé tutta la sprovvedutaggine di questo mondo e di chissà quanti altri; i suoi abitanti sono famosi per far allargare le braccia, alzar gli occhi al cielo e sorridere, dicendo «ma non è possibile!”.
E invece sì. A Chelm ci spiega Singer, più si è anziani e più si è sciocchi perché con il passare degli anni si è accumulata più insipienza. A Chelm capita di lasciar sciogliere la neve perché è «come una tovaglia d'argento» e bisogna star chiusi in casa perché per raccogliere i brillanti che si riflettono nella luce del giorno guai a calpestarla... AChelm, poi, capita anche che un promesso sposo regali alla fidanzata un barattolo di grasso di pollo appena fritto, visto che il regalo precedente l'ha perduto per strada. E capita anche che, molti anni dopo, un anziano di Chelm indovini il sesso di un neonato che non è maschio, dunque «è femmina!” perché per loro, per i saggi di Chelm, non ci sono segreti. In parole povere, questi racconti di Singer sono dei grandi, piccoli capolavori. Nulla dell'arte di questo scrittore manca fra le pagine, men che meno la sua capacità di rivolgersi a un pubblico di ogni età. Anche in questo Singer sfugge a ogni definizione, a ogni classificazione di genere: sono storie per tutti, perché anche qui lui riesce a stabilire con il suo lettore un contatto diretto, quasi fisico, senz'altra mediazione che non siano le parole. Tanto è straordinaria la sua spontaneità creativa, infatti, quanto lo è l'immediatezza cui si trova davanti il lettore, che vive un'esperienza sempre totalmente immersiva: entra nelle case, vede i volti dei personaggi, sente gli odori e profumi. E così più che mai nell'ultimo racconto di questa raccolta, quello che le dà il titolo. Non è certo il caso di raccontarlo per filo e per segno, se non di dire che qui Singer sorprende tutti con un inatteso e generoso lieto fine, e prima ancora conduce il lettore lungo strade perigliose e imprevisti minacciosi, malo fa con un garbo e una gentilezza incredibili. E forse questa storia, così piccola e così sperduta per le vie innevate di un'Europa orientale che proprio non esiste più e chissà se è mai davvero esistita, è un po' una parabola per raccontare una storia ben più grande, quella del popolo d'Israele e delle sue peripezie ai quattro angoli del mondo. Ma c'è quasi da giurare che a questa chiave di lettura Singer riserverebbe una quasi impercettibile alzata di spalle e uno dei suoi sguardi penetranti conditi di quella ironica dolcezza che è e a i tratti migliori e più indimenticabili della sua indimenticabile scrittura.
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