Bla-bla-bla
Commento di Diego Gabutti
«Bla-bla-bla» è l’idea che l’Occidente, in questo imaginifico crepuscolo del liberalismo, si fa di se stesso: il reddito non è abbastanza universale, i virus sono un’opinione soggetta a dibattito, Hitler è al potere in Israele, Allen Ginsberg non era abbastanza gay e le sue opere vanno pertanto rimosse dalle biblioteche pubbliche, le statue di Garibaldi e Lincoln sono da abbattere, via dai programmi scolastici anche le lettere e i discorsi del reverendo Martin Luther King perché non abbastanza Black Lives Matter.
Ci sono regole ed eccezioni. Ernesto Che Guevara, per esempio, rimane un’icona della Buona Battaglia anche se mandava i gay nei campi di lavoro ed era un pezzo grosso del regime razzista cubano (il 70 per cento dei cubani sono neri, e non se ne vede uno ai piani alti del governo e del partito). Altro esempio: l’emissione di CO2, via ossidazione di combustibili fossili, che va drasticamente ridotta ovunque, tranne che in Cina, dove «il presidente Ping», come il nostro ministro degli esteri chiama confidenzialmente il segretario generale del Pc Cinese Xi Jinping, può raddoppiare l’estrazione di carbone, costruire altre cinquanta centrali nucleari e disertare i vertici internazionali sull’ambiente senza per questo temere un comizio a sorpresa, in Piazza Tienanmen, di Greta Thunberg, né l’agguato d’un inviato delle Iene o di Propaganda Live mentre esce di casa per andare in ufficio.
E così via, dimezzando pesi e raddoppiando misure, secondo estro e convenienza, e lanciando anatemi e occhiatacce a chi fa notare gli errori logici. Guardiamoci il polso (o il campanile là in alto): l’orologio è liquefatto, come nelle tele di Dalì; a terra dentiere, matite piantate nei vasi, lische di pesce e salami con le gambe, come nelle tavole di Jacovitti. Siamo finiti oltre lo specchio, nel mondo della Regina Rossa, dei talk show dove tutto è lecito, del ddl Zan, di Beppe Grillo e dell’informazione trash (dove tutto s’equivale, Draghi e Salvini, Puzzer e il Premio Nobel, Enrico Letta e Napoleone). Insieme al liberalismo, che dopo la seconda guerra mondiale, sconfitti i totalitarismi europei, aveva fatto a lungo da argine alle satrapie asiatiche, è al crepuscolo anche la ragione, pratica e pura, che del liberalismo è il braccio destro, come Kit Carson di Tex Willer. Solo che per recuperare la ragione, per uscire cioè dagl’incubi «bla-bla» di Wonderland e tornare nel mondo reale, servono gli strumenti adatti, a cominciare dalla scuola, sempre meno vantaggiosa per chi la frequenta, e dall’informazione, che deve tornare a essere attendibile (nel caso, la politica forse seguirebbe, come l’intendenza).
Diego Gabutti