Abu Mazen incontra Papa Bergoglio che però dimentica i cristiani nei territori amministrati dai palestinesi La menzogna omissiva nelle parole del pontefice e nell'articolo di Mimmo Muolo
Testata: Avvenire Data: 05 novembre 2021 Pagina: 12 Autore: Mimmo Muolo Titolo: «'Dialogo per arrivare ai due Stati'»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 05/11/2021, a pag. 12, con il titolo 'Dialogo per arrivare ai due Stati', la cronaca di Mimmo Muolo.
L'incontro tra Abu Mazen e Papa Bergoglio è avvenuto all'insegna della menzogna omissiva. Il Papa ha infatti una volta di più sollecitato l'ormai irrealistica soluzione a due Stati, ma soprattutto non ha fatto domande al dittatore "moderato" di Ramallah sulla situazione dei cristiani nei territori controllati dall'Autorità palestinese. I cristiani stanno scomparendo in West Bank e sono ormai ridotti a poche unità a Gaza, non ha niente da dire il Papa nel merito?
Ecco l'articolo:
Abu Mazen con Papa Bergoglio
Riattivare il dialogo finalizzato al raggiungimento dei due Stati. Statuto internazionalmente garantito per Gerusalemme. E lotta all'uso delle armi e a ogni forma di fanatismo e di fondamentalismo. Questi in sintesi i contenuti dei colloqui, definiti «cordiali», tra il Papa e il presidente palestinese Mahmoud Abbas (conosciuto come Abu Mazen) e poi tra lo stesso Abu Mazen e il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, accompagnato dall'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Cinquanta minuti è durato il faccia a faccia con Francesco e, come informa una nota della Sala Stampa vaticana, «sono stati riconosciuti i buoni rapporti tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, e si sono affrontate questioni bilaterali di mutuo interesse». Inoltre, prosegue il comunicato, «si è riconosciuta la necessità di promuovere la fratellanza umana e la convivenza pacifica tra le varie fedi». Al centro dei colloqui anche la situazione della Terra Santa. «Circa il processo di pace tra israeliani e palestinesi — si legge infatti nel comunicato— ci si è soffermati sulla assoluta necessità di riattivare il dialogo diretto per raggiungere la soluzione dei due Stati, anche con l'aiuto di un più vigoroso impegno della Comunità internazionale. Infine, si è ribadito che «Gerusalemme debba essere riconosciuta da tutti come luogo d'incontro e non di conflitto, e come il suo status debba preservare l'identità e il valore universale di Città Santa per tutte e tre le religioni abramitiche, anche attraverso uno statuto speciale internazionalmente garantito». Il mezzo per raggiungere questi risultati, si fa intendere nelle ultime righe del testo, è «l'urgenza di lavorare per la pace, evitando l'uso delle armi, e combattendo ogni forma di estremismo e di fondamentalismo». Nel corso dell'udienza (sesta volta in Vaticano per Abu Mazen), che segue di qualche giorno quella al presidente Usa Joe Biden, c'è stato anche lo scambio di doni. Il Pontefice ha donato al presidente una fusione in bronzo raffigurante due mani che si stringono. Mahmoud Abbas ha ricambiato con un libro sulla Basilica della Natività, a Betlemme, e una rappresentazione della Grotta della Natività in ambra.
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