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Riscaldamento climatico e occupazione
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
Mohammed Shtayyeh L'instancabile Primo Ministro palestinese Mohammed Shtayyeh ha trovato una nuova piattaforma per rafforzare la causa palestinese. Approfittando della presenza al vertice di Glasgow di rappresentanti di un centinaio di Paesi e della copertura mediatica che accompagna questo incontro quasi planetario, lui è venuto a dare il suo contributo alla lotta contro il riscaldamento climatico. Contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto aspettare, non si tratta di elencare le misure che l'Autorità palestinese intende intraprendere per ridurre le emissioni di carbonio nei territori sotto il suo controllo. Il Primo Ministro non ha accennato alle pratiche ancestrali del suo popolo: bruciare l’immondizia all'aperto, compresi i copertoni, che sono particolarmente inquinanti; lavare uomini e animali nei corsi d’acqua vicini e scaricarvi il prodotto delle fogne di piccoli villaggi e grandi centri urbani; smaltire i rifiuti industriali nel fiume più vicino come è il caso della città di Hebron e del piccolo fiume omonimo. Ascoltandolo infatti, questo aspetto dell'inquinamento non sembra interessarlo minimamente. È di una minaccia ben più grave che lui è venuto a parlare e lo spiega in un drammatico tweet, ascoltiamolo: “Sono appena arrivato a Glasgow.
Con i leader di tutto il mondo, esploreremo vie di cooperazione reciproca per proteggere il nostro prezioso pianeta. Siamo qui oggi per dire al mondo che l'occupazione israeliana è, a lungo termine, la minaccia più critica per l'ambiente palestinese.” Sfortunatamente, il Primo Ministro non ha avuto il tempo di convalidare la sua tesi. Ha solo detto che questa minaccia a lungo termine per i palestinesi, sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza, è interamente dovuta alle azioni dell'occupante. Un occupante che lui vuol far sembrare particolarmente colpevole del progressivo prosciugamento del Mar Morto e della contaminazione delle falde acquifere della Striscia di Gaza. Un'accusa singolare visto che l'unica falda acquifera di Gaza è tutta all'interno di questa enclave che Israele ha completamente evacuato nel 2005 e che non vediamo come - e perché - questo Paese cercherebbe di contaminarla. Per quanto riguarda il Mar Morto, il riscaldamento climatico globale e le dighe create dalla Siria sul Giordano, sua unica fonte d'acqua, sono senza dubbio la causa principale del problema. Un problema che riguarda sia la sponda giordana che quella israeliana di questo mare interno. Inoltre i due Paesi, con il sostegno di Ramallah, hanno avviato un'ardita soluzione per alimentare il Mar Morto con le acque del Mar Rosso. Ma non importa. Condannare Israele funziona sempre. Inoltre, il tweet di Mr. Shtayyeh è stato accolto con entusiasmo dai suoi sostenitori; secondo un tweet di uno di loro, il Primo Ministro “è alla guida della nostra delegazione mentre noi ci battiamo per porre fine all'inquinamento quotidiano della nostra aria, della nostra acqua e della nostra terra dovuto all'occupazione israeliana.”
Unica consolazione: per una volta i media occidentali non hanno ritenuto opportuno riportare le accuse del premier palestinese e dei suoi sostenitori. D'altro canto, se i palestinesi avessero impiegato l'energia che dedicano alla demonizzazione di Israele, per offrire una soluzione ragionevole al conflitto, senza dubbio questo sarebbe finito già da tempo con la più grande felicità di entrambi i popoli.
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