Michela Murgia, l'amica di Hamas, attacca Luca Ricolfi Cronaca di Andrea Valle
Testata: Libero Data: 03 novembre 2021 Pagina: 10 Autore: Andrea Valle Titolo: «Murgia in crisi di nervi attacca Ricolfi»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/10/2021 a pag.11, con il titolo "In Francia si può scherzare sulla Shoah", il commento di Mauro Zanon.
Michela Murgia
Quello che pensa Michela Murgia di Israele
Serve una compressa di Maalox a Michela Murgia, scrittrice, blogger, drammaturga, femminista antifascista (è autrice del "fascistometro" e di un libro, "Istruzioni per diventare fascisti", che Repubblica, il giornale al quale collabora, ha deciso di vendere in allegato al quotidiano, chissà forse perché intravede ovunque il pericolo dell' onda nera che avanza, o perché spera di guadagnarci). Ma una compressa è troppo poco, alla Murgia toccherebbe dare una scatola perché all'opinionista tv non è proprio andato giù l'articolo di Luca Ricolfi, novella firma del giornale diretto da Maurizio Molinari: non l'ha digerito. E la prova è nel tweet di fuoco seguito a quelli di altri due compagni quali Gad Lerner e Cristian Raimo, indignati pure loro con il sociologo per il suo pezzo uscito lunedì dal titolo "Le cinque varianti delle parole" e soprattutto con il quotidiano di largo Fochetti «che diventa sempre più un giornale minoritario di destra».
Luca Ricolfi
Ma cosa ha scritto esattamente Ricolfi da creare tanta acidità nella Murgia? In due parole il concetto si può sintetizzare così: ha detto che il linguaggio "politicamente corretto" ha rotto gli zebedei. Più elegantemente per Ricolfi, «la nascita di codici di scrittura "corretti" procede, anche in Italia, in modo del tutto anarchico, in una Babele di autoproclamati legislatori del linguaggio, che si arrogano il diritto di dirci come dovremmo cambiare il nostro modo di esprimerci, non solo riguardo ai generi ma su qualsiasi cosa che possa offendere o turbare. Università, istituzioni culturali, aziende, compagnie aeree, associazioni Lgbt, spesso in disaccordo fra loro, fanno a gara e sfornare codici di parola cui tutti - se non vogliamo essere accusati di sessismo-razzismo-discriminazione - saremmo tenuti a adeguarci». In pratica, il politologo fondatore dell'Osservatorio del Nord Ovest, in un colpo solo ha ridicolizzato il fronte progressista, smascherato la povertà delle argomentazioni dei sedicenti intellettuali della sinistra, costretto molti di loro a leggere, fino in fondo, qualcosa di davvero interessante. E alla Murgia e a quelli come lei, così attenti al femminismo della vocale, alla schwa (la e rovesciata che indicherebbe la categoria neutro) e alla suscettibilità del genere, il discorso dello scienziato per giunta bianco ed etero non poteva che andare di traverso. La Murgia, che è andata in televisione a dichiarare che il generale Figliuolo le faceva paura in quanto militare con la divisa, non poteva che scatenare il proprio livore contro l'innocuo professor Ricolfi colpevole del reato di libertà del pensiero, lontano dagli schemi preconfezionati del politically correct. E sincero. E così ecco la replica della signora: «Leggo Ricolfi su Repubblica e non posso fare a meno di pensare che il clitoride ha 8000 terminazioni nervose, ma ancora non è sensibile quanto un editorialista italiano maschio bianco eterosessuale quando sente minacciato il suo privilegio». A parte che il clitoride c'entra poco con l'analisi del sociologo, la sfuriata della femminista dimostra, ancora una volta, che la sinistra intollerante va in crisi di nervi appena la smascheri.
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