Nessuna ingerenza all’americana
Analisi di Michelle Mazel
(traduzione di Yehudit Weisz)
E’ noto che gli Stati Uniti sono i migliori alleati dello Stato di Israele ed il loro sostegno in passato ne è la prova lampante. Durante la presidenza Trump, l'America ha riconosciuto la sovranità israeliana sulle alture del Golan e poi ha finalmente trasferito la sua ambasciata a Gerusalemme, per non parlare degli sforzi che hanno portato agli Accordi di Abramo.
La nuova amministrazione invece non mostra lo stesso entusiasmo. E’ vero che è assillata dalla sua ala sinistra, guidata da una pasionaria della causa palestinese. È per istigazione di quest'ultima che il Dipartimento di Stato americano ha appena chiesto chiarimenti al Ministro della Difesa israeliano ed ex Capo di Stato Maggiore dell'esercito, Benny Gantz.
Non ha appena definito sei ONG palestinesi come organizzazioni terroristiche “senza aver prima avvertito Washington?” Ma sul serio? Israele dunque, dovrebbe “consultarsi” con il suo alleato americano prima di adottare misure atte a garantire la sicurezza del suo popolo?
Secondo il Ministro della Difesa, la decisione è stata presa dai ministeri della Difesa e della Giustizia sulla base di fatti circostanziati, raccolti dai servizi di sicurezza israeliani e dall'Ufficio nazionale israeliano di lotta contro il finanziamento del terrorismo.
Benny Gantz esorta “i Paesi del mondo e le organizzazioni internazionali a dare un aiuto in questa lotta e ad evitare contatti con aziende e organizzazioni che forniscono sostegno al terrorismo.” Ovviamente l'Autorità Palestinese si è affrettata a condannare con l’enfasi di rigore “ questa calunnia fallace e diffamatoria” qualificandola “come un attacco strategico contro la società civile palestinese e il diritto fondamentale del popolo palestinese di opporsi all'occupazione illegale di Israele e di denunciare i suoi continui crimini.” Anche Human Rights Watch e, naturalmente, le Nazioni Unite esprimono la loro condanna.
Quel che stupisce è che queste rispettate organizzazioni non abbiano ritenuto opportuno commentare la conferenza tenutasi a Gaza il 30 settembre scorso, sotto l'egida di Hamas.
Si trattava di considerare il “dopo Israele” o più esattamente, cosa fare della popolazione ebraica dopo la sconfitta dello Stato ebraico e l'instaurazione dello Stato di Palestina. (sic!) Brani scelti (1) : “Riguardo ai coloni ebrei in terra palestinese…. un combattente deve essere ucciso; un [ebreo] che fugge può essere lasciato andare o perseguito per i suoi crimini, un individuo pacifico che si arrende può essere [o] integrato o avere il tempo di andarsene... Gli ebrei istruiti ed esperti nei campi della medicina, dell'ingegneria, della tecnologia e dell'industria civile e militare dovranno rimanere [in Palestina] per un periodo di tempo e non sarà loro permesso di partire e portare con sé le conoscenza e le esperienze che hanno acquisito vivendo nella nostra terra e approfittando della sua generosità, dato che noi per tutto quello abbiamo pagato il prezzo in umiliazioni, povertà, malattie, privazioni, uccisioni e arresti.”
Le Organizzazioni per i Diritti umani e le Nazioni Unite, di solito così suscettibili quando si tratta di “abusi” reali o immaginari contro i palestinesi, lo sarebbero dunque meno quando questi riguardano gli ebrei?
Quanto alla stampa occidentale, non ha ritenuto opportuno informare i suoi lettori.
Da parte sua Washington non ha ritenuto necessario reagire.
(1) Piani della conferenza di Hamas per lo Stato dopo la "scomparsa" di Israele | MEMRI
https://www.memri.org/reports/hamas-sponsored-promise-hereafter-conference-phase-following-liberation-palestine-and