Turchia: Erdogan è in crisi e caccia gli ambasciatori occidentali Commento di Daniel Mosseri
Testata: Libero Data: 24 ottobre 2021 Pagina: 13 Autore: Daniel Mosseri Titolo: «Erdogan è in crisi e caccia gli ambasciatori occidentali»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/10/2021, a pag. 13, con il titolo 'Erdogan è in crisi e caccia gli ambasciatori occidentali' l'analisi di Daniel Mosseri.
Daniel Mosseri
Recep Tayyip Erdogan
Giornata impegnativa, ieri, per il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan: la mattina ha inaugurato una fabbrica di lavasciugatrici della cinese Haier a Eskisehir, nel nordovest del Paese; nel pomeriggio ha dichiarato persona non grata gli ambasciatori di Usa, Canada, Germania, Francia, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia e Nuova Zelanda. I rappresentanti di questi paesi «devono comprendere la Turchia oppure lasciarla», ha sentenziato il sultano. La loro colpa è aver sottoscritto un appello al governo per il rilascio di Osman Kavala, il filantropo turco accusato dal sultano di essere un golpista e rinchiuso in carcere da quattro anni in attesa di una sentenza. II gesto delle feluche è per Erdogan un'insopportabile interferenza nelle questioni interne turche. E la durezza usata con gli ambasciatori dei dieci Paesi, fra i quali sette partner della Nato e alcune nazioni con cui Ankara intrattiene rapporti umani e commerciali strettissimi (come Germania, Francia e e il Sultano cerca Paesi Bassi), non fa ben dei nemici esterni sperare per il futuro di Kavala. La sua ingiusta sorte a cui dare la colpa giudiziaria è già stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, l'organo giurisdizionale del Consiglio d'Europa di cui la Turchia fa parte dal 1950. A novembre Strasburgo aprirà un procedimento d'infrazione contro Ankara ma chi sa mettere alla porta l'ambasciatore Usa dalla mattina alla sera saprà anche infischiarsene di un'eventuale nuova condanna da parte di una lontana organizzazione per la promozione della democrazia. La strigliata agli ambasciatori arriva 24 ore dopo l'ennesimo crollo della lira turca sul dollaro (il biglietto verde era scambiato a 9,66 lire contro 7,9 un anno fa e 5,7 a fine 2019). Un tonfo aggravato dall' ostinazione con cui Erdogan impone bassi tassi di interesse a un Paese dove l'inflazione galoppa. I beni d'importazione stanno così diventando proibitivi per tanti turchi. In tempi di magra un nemico esterno (anzi dieci) con cui prendersela fa sempre comodo.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante