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Il Giornale Rassegna Stampa
14.10.2021 L'antifascismo corrotto dalla sinistra
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 14 ottobre 2021
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «L'antifascismo corrotto dalla sinistra»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 14/10/2021, a pag. 1, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo "L'antifascismo corrotto dalla sinistra".

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Fiamma Nirenstein

L'antifascismo è una battaglia sacrosanta, le leggi che ci conservano la democrazia contro i cosiddetti "rigurgiti" (che strana espressione) sono la cassaforte che ne proteggono l'universalità. L'antifascismo, però, deve appunto essere propagato e protetto in nome della democrazia, tutta. Invece non funziona così quando l'antifascismo diventa "militante". La base storica della guerra antifascista è definita dal fatto che il nemico è storicamente di destra. E in secondo luogo, dall'uso che grandi e piccole battaglie ne hanno fatto. Dunque, dalla fine della seconda guerra mondiale la sinistra ha avuto buon gioco a lavare i suoi crimini e i suoi errori tingendo solo di "nero" le acque della violazione dei diritti umani, unica fonte di orrore. La battaglia antifascista, l'esaltazione dell'epopea partigiana nasce e si sviluppa lasciando che al sogno della libertà si sovrapponga quello di una società socialista, o anche comunista. L'antifascismo perde così la sua universalità, ed è peccato. Infatti una parte della Resistenza, quella cattolica, da Dossetti, a Gorrieri ai tanti preti e cattolici sulle montagne, a Tina Anselmi e le altre staffette e guerriere, sono minori rispetto alla figura del partigiano rosso. Per esempio, ancora, la glorificazione più che giusta della vittoria russa antinazista è poi diventata "antifascista militante", e questo mentre le caratteristiche del comunismo cioè ipernazionalismo, militarismo,glorificazione e uso della violenza, feticizzazione della giovinezza, della mascolinità, del culto del leader, della massa obbediente, gerarchica e militarizzata, e anche il suo razzismo e odio antisemita mostravano già molte somiglianze col nazifascismo. Ma il doppio standard è una caratteristica dell'antifascismo militante. La Brigata Ebraica, che in un miracolo di eroismo, ancora al tempo della Shoah, portò dei giovani "palestinesi" ebrei a combattere sul nostro suolo contro i nazifascisti, è stata sconfessata e vilipesa nelle manifestazioni delle associazioni partigiane perché Israele non è gradito a sinistra. Non erano antifascisti? E non era invece nazi-fascista il muftì Haj Amin Al Husseini che con Hitler progettava lo sterminio degli ebrei? Quanti uomini politici italiani, europei, americani si sono presi in faccia l'accusa di fascismo solo perchè non erano o non sono di sinistra? Il lavoro di bonifica dell'unità nazionale intorno alla Resistenza, è stato valoroso e accompagnato da polemiche acutissime, come accadde al discorso alla Camera di Luciano Violante nel ‘96, o agli studi di Renzo De Felice, di Claudio Pavone, di Ernesto Galli della Loggia. Il termine antifascista deve prescindere dall'appartenenza politica. La genesi della Repubblica Italiana deve diventare finalmente patrimonio comune, e quanto è duro mandare giù questo rospo quando le radici culturali affondano nel terreno comune, acquisito, politicamente stratificato, del socialismo. Così è l'Europa intera, ambigua e ammiccante: dici democrazia, ma alludi a un'utopia socialista, almeno sospirata. Molte delle difficoltà dell'Unione Europea sono nel sogno palingenetico post bellico, dopo tanto orrore, per cui l'antifascismo caricò a bordo il sogno socialista, come ci dicono i tre venerati autori del Manifesto di Ventotene, invece di fare i conti con la soggettività dei Paesi europei. Anche nazione può non essere una parolaccia, se non ha mire oppressive e espansive. Occorre deporre sul serio le ideologie del secolo scorso restando, certo, antifascisti veri. Cioè, amanti della democrazia.

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