Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/10/2021, a pag. 1, con il titolo 'La Germania si arrende ai muezzin' l'analisi di Daniel Mosseri.
Daniel Mosseri
«Colonia è la città della libertà (religiosa) e della diversità. Chiunque arrivi alla stazione centrale dei treni viene accolto dalla cattedrale e accompagnato dalle campane della chiesa. Molti abitanti di Colonia sono musulmani: permettere la chiamata del muezzin Grazie ai cristiano-sociali tedeschi, che si sono piegati al diktat di Erdogan, le moschee sono ormai parificate alle chiese del muezzin è per me un segno di rispetto». Con questo messaggio su Twitter la borgomastra socialdemocratica (Spd) di Colonia, Henriette Reker, ha informato i cittadini del nuovo progetto della sua amministrazione: lasciare che i muezzin chiamino a raccolta i fedeli islamici per la preghiera del primo pomeriggio del venerdì, la più importante della settimana.
IL RICHIAMO TURCO Al progetto-pilota della durata di due anni potranno aderire su base volontaria i 35 luoghi di culto islamico della città sul Reno. Ogni quartiere dovrà essere informato dalla comunità musulmana tramite un'opera di volantinaggio e la chiamata alla preghiera sarà ammessa solo il venerdì tra le 12 e le 15 per un massimo di cinque minuti; ogni moschea dovrà inoltre nominare una persona di contatto che possa rispondere alle domande o ricevere reclami. Anche il volume del canto del muezzin dovrà essere regolato sulla base dell'ubicazione del luogo di culto nel quartiere. Regole e limiti che non hanno schermito la sindaca dalle critiche. «Fra tutte le persone, è una donna a permettere il richiamo del muezzin», ha commentato stupita alla Bild la turco-tedesca Necla Kelek, ritenuta un'autorità fra i sociologi dell'Islam in Germania. «Al richiamo Allahu akbar rispondono gli uomini sposati che lasciano le mogli a casa». Donne obbligate a indossare un velo qualora vogliano uscire dalla propria abitazione, ha spiegato la sociologa, secondo la quale il paragone con il suono delle campane delle chiese non sta in piedi perché il richiamo del muezzin «rinvia a un'ideologia, puntellata da slogan religiosi come 'Testimonio che non c'è Dio se non Allah' ma anche 'Allahu akbar', un grido da bandire dal nostro vocabolario perché lo stesso usato da terroristi islamici assassini».
LE PROTESTE GAY Per il capo-redattore della Bild, Daniel Cremer, la questione non è solo teologica. Perché fra i luoghi di culto islamico di Colonia si conta anche la grande moschea centrale Ditib, eretta con fondi del governo turco e legata alla Ditib, il braccio religioso del presidente Recep Tayyip Erdogan, «che non incarna esattamente i valori di Colonia, per i quali si batte la nostra democrazia liberale. Anzi». E poi l'attacco: «Cara sindaca, per me come gay, come nativo di Colonia, le tue parole sono una beffa. E, a proposito, paragonare le campane delle chiese con il richiamo del muezzin è del tutto fuori luogo. Le campane sono prive di parole e servono anche a segnare Fora, il muezzin invece grida "Allah è grande": c'è una bella differenza». In mesi recenti, era stato il governo regionale del moderato Armin Laschet, l'uomo appena bocciato dai tedeschi quale possibile successore di Angela Merkel, a ricevere le critiche questa volta della sinistra. Nel varare un nuovo modello di ora di religione islamica in regione renana, la sua amministrazione ha invitato sei organizzazioni islamiche a stilare il programma scolastico. Anche qua ha fatto capolino la Ditib, fra le proteste di Verdi e socialdemocratici, secondo cui Laschet «ha portato Erdogan sui banchi di scuola».
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