Libano a picco nel regno del terrore di Hezbollah Commento di Francesca Mannocchi
Testata: L'Espresso Data: 10 ottobre 2021 Pagina: 44 Autore: Francesca Mannocchi Titolo: «E Hezbollah in asse con l'Iran miete consensi»
Riprendiamo dall' ESPRESSO di oggi 10/10/2021, a pag.44, con il titolo "E Hezbollah in asse con l'Iran miete consensi", l'analisi di Francesca Mannocchi.
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Tre crisi, la mancanza di valuta straniera, quella di carburante e quella elettrica, legate l'una all'altra. La carenza di dollari ha reso difficile il pagamento di approvvigionamenti, le petroliere in attesa in porto di essere pagate si rifiutano di scaricare. Qualcuno rescinde i contratti. Come i turchi di Karpowership, la società che contribuiva a un quarto della produzione di energia del Libano e che, a fronte di pagamenti scaduti, la settimana scorsa ha interrotto la fornitura di elettricità. Dopo l'annuncio della sospensione turca il Paese è andato per ore in blackout. Electricité du Liban, il fornitore statale di energia che per mesi non è riuscito a garantire più di un'ora o due di energia al giorno su base continuativa in tutto il Paese, ha avvertito che la rete potrebbe andare offline in qualsiasi momento a causa di problemi infrastrutturali e carenza di carburante necessario per far funzionare le centrali elettriche. E solo l'ultima tappa della crisi energetica del Paese che scivola verso una ulteriore diminuzione della fornitura di elettricità, mentre in tutte le città fiorisce il mercato nero di carburante e generatori privati. Per loro i rifornimenti sono garantiti, la rete di contrabbando è solida in ogni settore. Chi può paga, chi non può resta al buio.
A guadagnare consenso dalla crisi elettrica è Hezbollah. Ad agosto il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva annunciato che una petroliera iraniana era in viaggio per aiutare il Libano, un supporto per la popolazione, certo, ma anche una sfida a Stati Uniti e Israele. Poche settimane dopo, il 16 settembre, 20 camion contenenti carburante iraniano sono entrati nel nordest del Libano dalla Siria, hanno attraversato le strade di Baalbek tra le bandiere di Hezbollah, tra la gente in piazza che acclamava il successo dei benefattori. Sebbene la mossa abbia violato le sanzioni statunitensi per chiunque faccia affari con il governo siriano, ha comunque rappresentato un sollievo per la popolazione libanese, Nasrallah ha destinato il carburante a ospedali, orfanotrofi e alla Croce rossa libanese. La mossa di Hezbollah è chiara: Nasrallah vuole accreditarsi come il salvatore del Paese e un benefattore e sa che questa crisi è una opportunità di consenso, Hezbollah cerca così di convincere la popolazione che la crisi sia determinata non tanto e non solo da una cattiva gestione del potere ma dalle sanzioni statunitensi all'Iran. L'utilità è poca, evidentemente, è una medicina che tampona ma non cura. Eppure ha un effetto domino di propaganda: gli americani non hanno fermato la petroliera, di fatto lasciando spazio aperto all'azione muscolare di Hezbollah, salvo poi annunciare che avrebbero agevolato l'arrivo di gas e elettricità da Egitto e Giordania attraverso la Siria. Gli americani, che non possono permettersi di imporre sanzioni a una popolazione in ginocchio, esenteranno i Paesi che conducono affari con la Siria dalle sanzioni facilitando le linee di credito assicurate dalla Banca Mondiale al Libano. Si vedranno col tempo gli effetti di questa strategia. Affidarsi cioè alla Siria per contrastare l'Iran in Libano, quello che è certo, a oggi, è che agevolare l'arrivo di carburante iraniano nel paese contribuirà a rafforzare e potenziare Hezbollah, che non risolverà la crisi energetica ma vincerà la guerra della propaganda al grido di «Nasrallah ha rotto l'assedio americano».
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