Milano: Maryan Ismail, prima imam donna Commento di Alberto Giannoni
Testata: Il Giornale Data: 10 ottobre 2021 Pagina: 1 Autore: Alberto Giannoni Titolo: «Vuole essere 'innovativo'? Sindaco chiami l'imam donna»
Riprendiamo dal GIORNALE - Milano di oggi, 10/10/2021, a pag. 1, con il titolo "Vuole essere 'innovativo'? Sindaco chiami l'imam donna", il commento di Alberto Giannoni.
Alberto Giannoni
Maryan Ismail
Milano «innovativa e inclusiva». Chi amministra questa città, da anni si riempie la bocca con formule di questo genere. Dopo le ultime elezioni comunali poi, si è conquistato il diritto di continuare a farlo per un lustro, vedremo con quale costrutto. Ma adesso, su un tema preciso, c'è la possibilità di riempire di significato questi slogan. Il sindaco di Milano, ora, ha una chance concreta per innovare davvero, su un fronte cruciale per definire l'identità della città: la convivenza, la tolleranza, la lotta contro l'odio politico e religioso. Su questo, oggi, Beppe Sala ha la possibilità di dare un segnale in grado di collocare finalmente la sua Milano al posto che le spetta in Europa: all'avanguardia. Può farlo con un gesto semplice e rivoluzionario, destinato ad andare oltre la cronaca: il sindaco può scegliere una imam donna per sbrogliare la matassa dei luoghi di culto. Può affidare il tema moschee a una donna, alla prima vera imam donna d'Italia. Maryan Ismail è una donna libera e predica - spesso nel deserto - per un islam libero dall'oppressione di retaggi arcaici e integralisti. È una socialista-liberale, è italo-somala ed è la sorella di un diplomatico ucciso da una banda qaedista a Mogadiscio. Ismail viene da sinistra ma è stata costretta a uscirne quando il Pd milanese, prendendo un abbaglio, ha scelto altri interlocutori e altri profili. Ora, all'università di Padova, Ismail è appena diventata guida spirituale e «imama». Non è lei che chiede qualcosa al sindaco, lo facciamo noi: Sala la chiami, si confronti con lei, le si affidi nell'impresa che gli si para davanti. E provi così a ricucire quella ferita. In campagna elettorale se ne è parlato poco, ma questa amministrazione potrebbe dare alla città la prima, vera, grande, ufficiale moschea della sua storia. Nessuno nega ai musulmani milanesi il diritto di avere un luogo dignitoso in cui pregare, ma molti - avvedutamente - mettono in guardia sugli interlocutori prescelti per questa operazione. Ora Palazzo Marino ha due possibilità: la prima è perseverare nell'errore, scegliere l'islam egemone, accreditare i soliti interlocutori poco credibili, con relazioni e affiliazioni ideologiche ambigue e imbarazzanti, a partire dal nazionalismo islamista turco. Altra possibilità sarebbe aprire porte e finestre, svoltare, compiere un gesto che riconosca la pluralità anche etnica del mondo islamico, i sufi, l'islam africano, gli arabi che stanno costruendo la pace con Israele. Questa, sindaco, è la via dell'innovazione. Sarebbe fra i gesti più importanti del suo mandato. E passa anche da un incontro con Maryan Ismail.
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