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Antonio Donno
Israele/USA
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Hamas le spara grosse, ma occorre stare all’erta 09/10/2021
Hamas le spara grosse, ma occorre stare all’erta
Analisi di Antonio Donno

Sul “Foglio” di ieri, 8 ottobre, Daniele Raineri ci informa che Hamas ha tenuto, negli ultimi giorni di settembre, una conferenza nel cui documento finale descrive che cosa occorrerà fare una volta che Israele sarà sconfitto e eliminato dalla carta geografica del Medio Oriente. Il documento è abbastanza analitico sui provvedimenti da adottare verso i soldati israeliani, la popolazione dello Stato ebraico e coloro che all’estero sostengono Israele. In questo modo, Hamas conferma la sua posizione di sempre: nessun accordo con Israele, guerra continua contro Israele, distruzione di Israele. È noto che il gruppo terroristico di Gaza è sostenuto politicamente e militarmente dall’Iran, cosicché le affermazioni contenute nel suo documento non possono essere sottovalutate. E tuttavia, questa ulteriore presa di posizione si colloca in un momento di stallo di due eventi molto importanti: le trattative fra Hamas e Israele, dopo la fine della guerra scatenata dai terroristi di Gaza nel maggio scorso, e le trattative ancora in corso a Vienna tra Stati Uniti e Iran sulle questioni nucleari di Teheran.

Cos'è Hamas, l'organizzazione che governa Gaza - Linkiesta.it

Queste due questioni ancora irrisolte della crisi mediorientale sono taciute dal documento di Hamas per un motivo molto semplice. Hamas non può, in questo momento, attaccare militarmente lo Stato ebraico, essendo in corso le trattative con Gerusalemme, ma, nello stesso tempo, non può sparire dalla scena inducendo i suoi sostenitori a credere di essere in difficoltà nella sua battaglia contro il nemico sionista. Per questo motivo, la conferenza e il conseguente documento hanno il fine di tenere alto il morale dei suoi adepti e confermare l’obiettivo storico del movimento: l’eliminazione di Israele e il ritorno di quella terra all’Islam. Per quanto il documento sia molto enfatico – e per questo alquanto ridicolo agli occhi delle persone di buon senso – nel descrivere spocchiosamente tutta una serie di iniziative punitive verso gli ebrei di Israele, una volta portata a termine la distruzione di quest’ultimo, esso ha l’evidente scopo di tener unito il blocco dei nemici ad oltranza dello Stato ebraico. Hamas, più le spara grosse, più eccita la fantasia degli antisemiti di ogni risma.

Nonostante tutto questo, gli Stati Uniti non devono sottovalutare qualsiasi minaccia che provenga dal mondo fondamentalista islamico nei confronti di Gerusalemme. Sarebbe un errore gravissimo, che potrebbe causare una crisi irreversibile nello scenario del Medio Oriente. Per questo motivo, Washington non deve concedere nulla di sostanziale a Teheran nelle trattative in corso, per non incentivare le ambizioni regionali degli ayatollah e, di conseguenza, l’aggressività dei suoi scherani: Hezbollah in Libano e Hamas nella Striscia di Gaza. Occorre che, alla luce del documento di Hamas, gli Stati Uniti valutino attentamente i tempi e le modalità del loro ritiro dal Medio Oriente.

Nello stesso tempo, Israele deve considerare che, nonostante la situazione di stallo nelle trattative Iran-Stati Uniti, Teheran continua a tessere la sua tela in molte parti della regione. Le prossime elezioni in Iraq non modificheranno la situazione nel paese, dove gli sciiti filo-iraniani detengono buona parte del potere politico ed economico; e, nel contempo, il regime non disdegna di approcciare diplomaticamente Riad, che, pur non avendo ancora sottoscritto gli Accordi di Abramo, rappresenta il nucleo centrale di quel blocco di paesi arabi sunniti che hanno firmato gli storici accordi. Israele è ben consapevole delle mosse diplomatiche di Teheran e, per questo motivo, deve imprimere sempre più vigore a quelle intese sottoscritte da una parte assai importante del mondo politico ed economico del Medio Oriente.

Nonostante la pressione della parte oltranzista del team di Biden, tradizionalmente contraria a Israele e favorevole all’estremismo islamista, l’Amministrazione di Washington non può ignorare che il ritiro definitivo americano dalla regione potrebbe aggravare i pericoli per lo Stato ebraico e, perciò, per tutta la regione. Gli Accordi di Abramo, che pure Biden e i suoi hanno accolto con grande favore, subirebbero un crollo di peso politico a vantaggio del fondamentalismo islamista e delle ambizioni di Teheran.

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Antonio Donno

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