Il no al fascismo di Giorgia Meloni Commento di Elena Loewenthal
Testata: La Stampa Data: 08 ottobre 2021 Pagina: 21 Autore: Elena Loewenthal Titolo: «Il no al fascismo di Giorgia Meloni»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/10/2021, a pag.21, con il titolo "Il no al fascismo di Giorgia Meloni" il commento di Elena Loewenthal.
Elena Loewenthal
Giorgia Meloni
La dichiarazione di Giorgia Meloni ieri sera è un passo avanti. Il primo. Non il centesimo come dice lei. E' il disegno che la politica talvolta è davvero capace di ascoltare la realtà, le parole del presente, le pressanti istanze di un passato che non c'è più eppure torna, come un avvoltoio sul cadavere della storia. Con quell'intuito che è il segno di una contezza del reale non di rado scomodo come quello che ha assediato la leader dei Fratelli d'Italia nei giorni scorsi, ha capito che era ora. Che il suo partito deve prendere le distanze non soltanto da quelle derive nauseanti di attivisti, ma anche esponenti capaci di gesti e parole tanto incomprensibili quanto scandalosi, in un costante rimando a echi fascisti, ma anche e soprattutto da quel passato stesso. Il fascismo è stato una piaga, la piaga peggiore che la storia d'Italia abbia mai subito: più di vent'anni di dittatura, di negazione delle libertà, di soprusi, di errori madornali. Ha devastato il nostro Paese, punto e basta. Rifarsi a quella vergogna storica, anche di lontano, anche se soltanto con simboli vacui, gesti dall'apparenza innocua, richiami di inammissibili nostalgie, significa molto. Significa soprattutto negare la dignità di tutta quella nostra storia che non è fascismo. E ogni volta che questo è successo in questo nostro presente, ogni saluto con il braccio alzato, ogni "camerata" condito dal punto esclamativo, ogni richiamo a quella storia sono un insulto a tutta l'Italia, prima ancora che un atto politico. Ed è successo troppo spesso, e speriamo che non succeda più. Per questo le parole di Giorgia Meloni ieri sono importanti. Perché segnano quel passo diverso della politica che non potevamo non augurarci, perché era necessario. Un passo importante, che speriamo sia coronato dalla coerenza, verso una destra che non ha bisogno di quei richiami perché tanti altri è capace di trovare nella nostra storia, nel pensiero moderno, in un'idea di conservazione dei valori che non esclude quel rinnovamento necessario in ogni tempo e in ogni luogo. Per conservare bisogna innovare, e viceversa. Non si tratta certamente di "rinnegare" il fascismo. Pd contrario, di interiorizzarlo, di farsi consapevoli di quello che è stato, ma anche dell'evidenza che per essere destra non c'è bisogno di quel modello. Fare propria la storia d'Italia del secolo breve, che poi è stato tremendamente lungo, significa trarre lezione dal passato nella convinzione che il presente e il futuro devono andare avanti per una strada diversa. In questo il revisionismo, delle proprie posizioni, delle proprie idee, di direttive politiche che devono diventare lo specchio dell'azione politica, è non solo non sanzionabile, ma necessario. Escludendo il fascismo dall'agenda dei propri gesti, spazzando via le derive nostalgiche - ma anche e soprattutto bacate da un'ignoranza colpevole -, si può aprire la strada per un confronto politico autentico con una destra moderna, al passo con questo nostro tempo.
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