Fascisti d'Italia: perché Giorgia Meloni non può ignorare il problema Commento di Elena Loewenthal
Testata: La Stampa Data: 07 ottobre 2021 Pagina: 6 Autore: Elena Loewenthal Titolo: «Meloni si deve sbarazzare di questa feccia»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/10/2021, a pag.6, con il titolo "Meloni si deve sbarazzare di questa feccia" il commento di Elena Loewenthal.
Elena Loewenthal
Il post di Massimo Robella
Frange marginali, derive irrisorie che non meritano più di un'alzata di spalle, parolucce innocue dette qua e là ma montate ad arte in uno stornello elettorale presentato al pubblico — guarda caso — due giorni prima delle amministrative: così dice Giorgia Meloni, leader del partito "bersaglio" dell'inchiesta giornalistica di Fanpage su esponenti di Fratelli d'Italia a Milano. È davvero così? Se è davvero così, perché oggi mi capita di guardarmi intorno con un misto di inquietudine, sgomento e paura in questa mia città dove, prima dentro e poi fuori dal ghetto, la mia famiglia vive da molte generazioni? Perché qui a Torino, dove la mia famiglia ha subìto le leggi razziali del 1938 e le deportazioni dal 1943, Massimo Robella, neoeletto in circoscrizione nella lista di Fratelli d'Italia, ringrazia i "tanti camerati" (tutto maiuscolo) che hanno lavorato per lui. Tanti camerati? Allora è proprio così: la mia città conta "tanti camerati", nel senso di fascisti. Gente che con la spudoratezza dell'ignoranza e della violenza più spensierata fa del regime un riferimento ideologico e politico ammissibile. Anzi, di più: da sbandierare in lettere maiuscole.
Rachele Mussolini
Ma non finisce qui. Rachele Mussolini, nipotina del duce, candidata anche lei per Fratelli d'Italia, incassa il più alto numero di preferenze alle elezioni comunali di Roma. E si rifiuta di parlare del fascismo perché, dice, la faccenda è "un discorso troppo lungo". Un discorso troppo lungo? Viviamo in una fortunata democrazia, che Dio o chi per lui ce la conservi. Esercitiamo il diritto di voto, che è una libertà tanto dovuta quanto straordinaria, come ci spiegava ieri la senatrice Elena Cattaneo nella sua memorabile lezione di apertura di "Biennale Democrazia", qui a Torino. In questa società così civile, Rachele Mussolini ha il diritto di candidarsi, e di farlo con il suo scomodo cognome. Ma avrebbe anche il diritto, che ha deciso di non esercitare, di riconoscere la nostra storia, di dire che il fascismo è stato, come è stato, un errore e un orrore. Un fallimento costato milioni di morti e di libertà negate. Se non ha esercitato questo sacrosanto diritto, che a ben pensarci è, sarebbe anche un imperativo morale, significa che scansare un giudizio sul fascismo col pretesto che è un discorso troppo lungo, dichiararsi orgogliosamente "camerati" come hanno fatto il candidato civico di Torino ma anche Chiara Valcepina - fra i protagonisti dell'inchiesta di Fanpage nonché neo eletta nel consiglio comunale di Milano - e chissà quanti altri, non sono sortite così poi marginali. Significa, purtroppo, che i fascisti sono qui. In mezzo a noi. Nei ranghi di un partito guidato da una leader capace come Giorgia Meloni, che oggi deve trovare il coraggio di sbarazzarsi di tutta questa feccia. Che a quanto pare non è soltanto insignificante spazzatura, qualche parola infelice buttata lì a caso, due battute razziste da bar. È, piuttosto, una parte di società civile (sic!) che si riconosce in un partito e che sta rapidamente perdendo qualunque ritegno. E che fa paura: a me, e a questa mia amata Italia che insieme a me si porta addosso lo scandaloso peso del fascismo, delle leggi razziali e delle persecuzioni nazifasciste.
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