Kabul: battaglia tra talebani e Isis Cronaca di Paolo Brera
Testata: La Repubblica Data: 04 ottobre 2021 Pagina: 14 Autore: Paolo Brera Titolo: «Battaglia a Kabul, i talebani attaccano l’Isis dopo un attentato»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/10/2021, a pag. 14, con il titolo "Battaglia a Kabul, i talebani attaccano l’Isis dopo un attentato", la cronaca di Paolo Brera.
Kabul
Un intero quartiere di Kabul a ferro e fuoco. Le schermaglie tra l’Isis-K e i talebani, che da una decina di giorni insanguinavano Jalalabad, ieri sera sono diventate guerra aperta nel cuore dello Stato. La battaglia di Kabul è esplosa violentissima, mitragliate ed esplosioni, fuoco dai palazzi e dai blindati in strada. Si spara con armi leggere e pesanti nel quartiere di Khair khana, alla periferia nord della Capitale. In cielo si leva una coltre alta di fumo, subito divorata dalle tenebre che calano sulla città. E’ la resa dei conti? «Una vasta operazione anti Isis-K», avvertono fonti della sicurezza. È la risposta dei talebani all’attacco devastante inflitto poche prima nel centro cittadino. Intorno alle 16 locali, un’esplosione e una sparatoria alla cancellata della grande moschea Eidgah hanno mietuto vittime civili e affollato gli ospedali di feriti. Quattro, «due dei quali in gravi condizioni», sono ricoverati nell’ospedale di Emergency. Non c’è un conteggio ufficiale dei morti. Fonti locali arrivano a contarne 12, con 32 feriti; altre non meno credibili si fermano ad «almeno cinque».
Tre quarti d’ora più tardi, quando raggiungiamo la moschea, talebani armati e molto nervosi non fanno passare nessuno. Fanno ampi segni con le mani, urlano, impongono di allontanarsi alla svelta. Hanno bloccato il traffico, fermato i pedoni, armi spianate sui pick-up e in mezzo alla strada. La moschea, la seconda più grande di Kabul, è isolata. La folla si era radunata per celebrare le esequie della madre del portavoce dei talebani, il potente mullah Zabihullah Mujahid a cui ieri Twitter ha «temporaneamente» sospeso l’account. Lo stesso Mujahid era ovviamente in moschea. Da giorni aveva annunciato il suo lutto, indicando la data della celebrazione. Le maglie della sicurezza erano strette, ma non è bastato. Non ci sono state rivendicazioni ufficiali, ma dietro la carneficina tutti vedono le mani dell’Isis-K. Il terrorismo ha alzato il tiro, mirando direttamente al dominio dei talebani; sgretolando la loro pretesa di aver garantito la sicurezza, e sbeffeggiando le rassicurazioni sull’incapacità dell’Isis di colpire a Kabul e di impensierire il regime. Era stato proprio Mujahid a ribadire l’impegno del governo ad annientare l’Isis: gli hanno risposto ai funerali di sua madre. Ma mentre ci si domanda quanto sia profondo il crepaccio del terrorismo, ecco che esplode la battaglia. Divampa all’imbrunire nell’estremo nord della capitale, e sui social affiorano immagini terribili. Nessuno sa cosa stia succedendo. Nel pomeriggio i talebani avevano annunciato di avere arrestato tre dei responsabili dell’attacco al funerale. In centro, lungo le rive del fiume che lambisce l’isolato della moschea, si sentivano spari isolati, qualche raffica. Ma ora è tutt’altro. Le raffiche ricordano guerre aperte, sono continue, inframezzate da esplosioni, illuminate dalle fiamme degli obiettivi colpiti. Da ambienti vicini ai talebani si diffonde la tesi che si tratti di un attacco sferrato contro una cellula dell’Isis-K con l’intento di sterminarla, obiet tivo che sarebbe stato raggiunto con un numero imprecisato di morti prima che cessasse il fuoco e calasse il silenzio. Ma è un quartiere popolato da tanta gente, possibile che il cinismo dei talebani sia arrivato a tanto? Che si sia spinto a una battaglia tanto feroce senza tentare un attacco mirato, un’irruzione specifica nei presunti covi? O quantomeno — se un certo tipo di imprese da forze speciali sono fuori portata per l’esercito di analfabeti reclutato dai mullah — senza prima circondare l’area permettendo alla popolazione civile di mettersi in salvo? È possibile, purtroppo: i talebani non brillano per rispetto della vita altrui. Tuttavia tra gli afghani che popolano il mondo dei social, in cui si è trasferita l’informazione censurata dal governo, sono in molti a sperare che la battaglia di Kabul sia tutt’altro: «L’Isis non c’entra: sono i guerriglieri, è cominciata la rivolta».
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