Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/09/2021, a pag.16, con il titolo "Premier donna in Tunisia novità nel mondo arabo. Ma tutto il potere è di Saied", la cronaca di Gabriella Colarusso.
Gabriella Colarusso
Najla Bouden
Per la prima volta nella storia della Tunisia a guidare il governo sarà una donna, Najla Bouden, un passaggio d’epoca che avviene tuttavia nel momento più difficile della giovane democrazia tunisina. Meno di una settimana fa, il presidente Kais Saied, che a fine luglio ha sciolto il governo e sospeso il Parlamento, si è dato di fatto pieni poteri con un decreto che lo autorizza a nominare il premier, i ministri, gli assegna il potere esecutivo e l’ultima parola su quello giudiziario. Una “misura eccezionale”, ha promesso, in attesa di “riforme politiche” e di una modifica della stessa Costituzione tunisina nata sulle ceneri dell’era Ben Ali.
Kais Saied
Ieri Saied ha incaricato Bouden di formare il nuovo governo con l’obiettivo di “combattere la corruzione” e garantire a tutti i tunisini i loro diritti di base all’istruzione, ai trasporti, alla sanità. Ma il futuro esecutivo avrà prerogative limitate, considerato che in base al decreto del 22 settembre sarà Saied a presiedere il consiglio dei ministri. Bouden, che è anche la prima donna premier di un Paese arabo, sottolinea la Cnn , è una personalità sconosciuta all’opinione pubblica: 63 anni, geofisica di formazione francese, originaria della città sacra di Kairouan, nel nord della Tunisia, ha gestito un progetto sovvenzionato dalla Banca Mondiale per riformare l’istruzione superiore ed è stata una dei dirigenti del ministero. Oggi insegna alla Scuola nazionale di ingegneria di Tunisi. C’è chi dice che sia molto vicina alla moglie del presidente Saied. «Sono onorata di essere la prima donna a occupare la posizione di primo ministro in Tunisia, lavorerò per un formare un governo coerente che affronti le difficoltà economiche del Paese, combatta la corruzione e risponda alle richieste dei tunisini », ha scritto sul profilo Twitter aperto poco dopo la nomina. Saied è un personaggio enigmatico: assistente universitario piuttosto incolore ai tempi di Ben Ali e poi esperto di diritto costituzionale, conservatore, vinse le presidenziali del 2019 con una campagna in stile populista centrata sulla lotta alla corruzione e sul richiamo alla democrazia diretta - un tema che ora ripropone annunciando che sottoporrà a referendum le modifiche costituzionali. Un sostenitore della democrazia che il 25 luglio ha proclamato lo stato di emergenza e chiuso il Parlamento, forte di un consenso che stando ai sondaggi più recenti supera l’80% della popolazione.
La crisi economica, il quasi collasso delle finanze pubbliche tunisine e il tradimento delle speranze di lavoro e benessere accese dalla rivoluzione del 2011 hanno alimentato la disillusione di molti tunisini verso i partiti politici, tra i quali ha giocato un ruolo centrale in questi anni il partito moderato islamico Ennahda. Ora la Tunisia, considerata a lungo l’esperimento democratico più riuscito dopo le cosiddette primavere arabe, viaggia verso una pericolosa “deriva autoritaria”, accusano i critici di Saied, che considerano la nomina di Bouden più un colpo di teatro più che l’inizio di un cambiamento reale. Il 26 settembre in migliaia sono scesi in piazza a Tunisi per protestare contro il “regime” e il “colpo di Stato”, con la bandiera tunisina ma non quelle dei partiti. Tra loro c’erano sostenitori di Ennahda ma anche cittadini delusi dal presidente. Di fronte agli sviluppi tunisini, l’Europa appare divisa. Mentre da Parigi sono arrivare parole prudenti nei confronti di Saied, ieri in una telefonata con il presidente è stata la cancelliera uscente Angela Merkel a ribadire che è «essenziale» che la Tunisia torni a essere una «democrazia parlamentare» attraverso il dialogo «con tutti gli attori politici ».
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