Tunisia in crisi tra emergenza sanitaria, economia a picco e presidenzialismo Commento di Roberto Bongiorni
Testata: Il Sole 24 Ore Data: 28 settembre 2021 Pagina: 13 Autore: Roberto Bongiorni Titolo: «La Tunisia torna in piazza contro il 'golpe mascherato'»
Riprendiamo adl SOLE24ORE di oggi, 28/09/2021, a pag.13, con il titolo "La Tunisia torna in piazza contro il 'golpe mascherato' " l'analisi di Roberto Bongiorni.
Roberto Bongiorni
Kaïs Saied
«Ash-Shab yurid isqät an-Nizam», il popolo vuole la caduta del regime. Tunisia, io anni dopo. Lo slogan è sempre lo stesso: Anche il luogo, l'Avenue Habib Bourguiba, cuore pulsante di Tunisi. Perfino la rabbia con cui i manifestanti chiedono ora le dimissioni dell'attuale presidente sembra la stessa con cui chiedevano, a cavallo del 2010 e del 2011, quelle dell'allora dittatore Zine El Abidine Ben Ali, fuggito il 14 gennaio dei 2011. Gli oppositori di Kaïs Saied non hanno dubbi: l'operazione di centralizzazione del potere da parte del controverso presidente della Repubblica non sarebbe altro che un colpo di Stato mascherato da riforme urgenti dettate da una crisi irrimandabile. Insomma, contro quello che considerano un "golpe silenzioso", migliaia di tunisini sono scesi in piazza negli ultimi giorni Manifestazioni che non lasciano presagire nulla di buono. Gli oppositori, tra cui figurano i sostenitori del partito islamico Ennahda, hanno dalla loro parte dei fatti preoccupanti. Sáied ha infatti congelato il Parlamento, ha licenziato il Governo, per poi esautorare la Corte Costituzionale, che peraltro non era stata ancora nominata, dando a se stesso il potere di governare a colpi di decreto. Proprio con un decreto intenderebbe trasformare la Tunisia dall'attuale sistema semi-presidenziale in una vera Repubblica presidenziale. In cui il presidente vedrà i suoi poteri accrescersi in modo deciso. In un Paese ormai polarizzato, la maggior paura di chi si oppone al nuovo presidente è rivedere uno scenario che nessuno, o quasi, si augurava potesse ripetersi. Ovvero che la Tunisia, il laboratorio che diede il via alle primavere arabe, ed è tutt'ora considerato, pur tra molte difficoltà, il solo e parziale esperimento democratico di successo, possa tornare indietro di 10 anni, al punto di partenza. Sáied ha impresso un'accelerazione alla crisi scoppiata il 25 luglio 2021, ovvero il giorno dell'anniversario della Repubblica tunisina proclamata il 1957. Quando, esasperati da una crisi economica che si trascina ormai da quasi io anni, scesero in piazza decine di migliaia di tunisini determinati a chiedere un cambio radicale di sistema politico e un reale piano di rilancio dell'economia. Molte di queste persone, stanche delle lotte intestine tra i partiti e della loro inerzia (Ennahda sta oggi vivendo un crisi caratterizzata da numerose dimissioni), della corruzione e della pessima gestione della pandemia (la Tunisia è uno dei Paesi al mondo con il più alto tasso di mortalità Covid/pro capite), si rivolgevano con speranza al presidente. Il giorno dopo Saied ha così deciso di ricorrere all'articolo 80 della Costituzione. Che prevede la possibilità di predispone di tutte le misure necessarie per riportare la situazione alla normalità qualora avvenimenti eccezionali dovessero minacciare la sicurezza dello Stato; tali misure dovrebbero però essere attuate dopo la consultazione con il premier e il capo del Parlamento, nonché comunicate alla Corte Costituzionale (di fatto inesistente). L'opposizione sostiene che non abbia consultato nessuno. Senza esprimersi sulla durata di queste eccezionali misure di emergenza, Saied si è limitato a informare che nominerà un Comitato ad hoc con due compiti principali: aiutare a redigere emendamenti alla Costituzione del 2014 ( quella che fu salutata dalla comunità internazionale come un modello, in cui peraltro veniva sancita perla prima volta la parità tra uomini e donne), e stabilire «una vera democrazia in cui il popolo è veramente sovrano». Frasi vaghe, ribatte l'opposizione, che hanno il sapore del populismo. La vera emergenza è il rilancio dell'economia , da anni in crisi. A fine luglio il debito pubblico è salito a 99,1 miliardi di dollari, l'11,2%% in più rispetto al luglio 2020, il Pil si è contratto del 9%. La disoccupazione ufficiale ha superato il 17%. Quella reale, che esaspera migliaia di tunisini, è ben al di sopra.
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